giovedì 12 giugno - Giovanni Greto

Teatro, Danza e Musica allietano l’estate veneziana targata Biennale

Intanto è iniziato il Festival del Teatro, diretto da Willem Dafoe (31 maggio – 15 giugno)

(Caterina Barbieri_Photo Andrea Avezzų_Courtesy La Biennale di Venezia)

Sono stati presentati nella sala delle colonne di Ca’Giustinian, l’antico palazzo in cui ha sede la Biennale, i tre festival che compongono il settore DMT (danza, musica, teatro) della Fondazione veneziana.

Con la consueta verve attoriale che lo contraddistingue, in grado di improvvisare, pur seguendo un canovaccio scritto, il giornalista (ma riferendosi ai colleghi della stampa li ha definiti EX), scrittore, attualmente Presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, ha così iniziato il suo intervento, nel silenzio della sala, elogiando i Direttori delle tre Arti :

La comprensione dell’Arte nelle discipline performative – e tali sono Teatro, Musica, Danza - non richiede a tutti noi una postura oggettiva, ma, al contrario, supera ogni soggettività. Perchè la comprensione dell’Arte pone noi stessi – intendo dire Noi pubblico e Loro artisti – in una dimensione generativa. E il farsi dell’Arte, specificatamente, in queste discipline performative non è un oggetto, un utensile nelle mani del soggetto, ma è l’essenziale permanenza della bellezza che attende – e accade sempre nel farsi dell’Arte – di svelarsi. E allora tocca a noi, pubblico, e a loro, artisti, di avere orecchio, mano, presenza, per appropriarsi di questa comprensione. E così, avendo comprensione dell’Arte, incamminarsi nell’ulteriore generare l’ulteriore. Ed è il segnavia del Mito con Sir Wayne ; è la siderale Stella dentro con Caterina ; e con Willem è la corporeità battente del Teatro. Ed ecco dunque il cuore del fare e del produrre, l’ascesi generativa di danza, Musica e Teatro.

Wayne Mc Gregor, Caterina Barbieri e Willem Dafoe sono tre grandi artisti, di generazioni, provenienze, esperienze diverse. Ma anche tre raffinati pensatori, in grado di veicolare e mettere a servizio di una istituzione culturale la loro visione, leggendo con intuizione e originalità la scena artistica di cui essi stessi fanno parte, e questo con i medesimi occhi, cuore, cervello che usano per fabbricare coreografie, partiture musicali, drammaturgie.

I Direttori Artistici hanno delineato programmi capaci di ampliare gli orizzonti : dall’internazionale all’universale, dal contemporaneo a una proiezione verso il futuro. Un invito, dunque, a misurarsi con la complessità del presente attraverso l’esercizio – e la faticosa sfida – del pensiero critico.

Grazie, infine, a tutti quelli che hanno contribuito per la costruzione, nel suo farsi dell’Arte, di questa meravigliosa stagione di Danza, Musica e Teatro.

Proseguiamo, seguendo l’ordine cronologico dei Festival, partendo da Theater is Body – Body is Poetry (il Teatro è Corpo – il Corpo è Poesia), titolo assegnato alla 53esima edizione del Festival Internazionale del Teatro.

Breve, saggiamente sintetico, l’intervento di Dafoe, partito da una domanda che l’attore si fece, allorchè ricevette dal Presidente Buttafuoco la proposta di diventare, per un biennio, il Direttore Artistico della Biennale Teatro.

Quale contributo posso dare in particolare? Lavoro in Teatro da 50 anni, in particolare da 27 con il Wooster Group di New York, nato come un collettivo composto da persone non necessariamente provenienti da studi teatrali, ma piuttosto si trattava di un gruppo di artisti di discipline diverse che si riunivano per fare Teatro. Quegli anni di lavoro quotidiano mi hanno formato, permettendomi di conoscere spettacoli provenienti da tutto il mondo, che non si erano lasciati limitare da rigide tradizioni teatrali istituzionalizzate e radicate nella pratica scenica.

(The Wooster Group_SYMPHONY OF RATS_photo by Spencer Ostrander_Ari Fliakos, Jim Fletcher)

Sul programma di quest’anno.

Ho deciso che il programma sarà personale e cercherò di riflettere l’unicità, il potere, e l’essenza di ciò che il Teatro è per me. Ho voluto invitare persone con cui ho lavorato, che ho ammirato e di cui ho apprezzato il lavoro. Ci sono anche alcuni artisti che mi sono stati insegnati in modo metodico e che non conoscevo, ma, fondamentalmente, il mio impulso è quello di presentare opere che esprimano la potenza del Teatro.

Su Corpo, Poesia e Rituale.

Il Corpo è il cuore pulsante del Teatro. E’ il motore dell’incontro tra le persone in scena e il pubblico, che crea una comunità estemporanea impegnata nell’ascolto e una possibilità di meraviglia anche in un’epoca di esperienze virtuali.

La Poesia. Uso questa parola in senso lato, intendendo riconoscere la qualità dell’espressione che è possibile nel Teatro, al di là della narrazione, del racconto, o della messa in scena della letteratura. Il Teatro è totale; ha a disposizione tutte le arti, comprese le nuove tecnologie ; può creare un sentimento, un senso al di là della logica o della psicologia, che va dritto al cuore, sfida la realtà che abbiamo scelto e libera la nostra immaginazione.

Il Rituale. L’azione e i gesti ripetuti, riflettono origini e credenze, un senso di appartenenza comune che crea connessione; uno specchio astratto per vedere noi stessi e la nostra comunità. Il Rituale non è solo la genesi del teatro, ma anche il suo potere curativo.

Sono questi gli elementi che sono importanti per me. Il Teatro è Corpo. Il Corpo è Poesia.

Sono entusiasta di portare le opere di persone con cui ho già lavorato, il Wooster Group, Evangelia Rantou, Romeo Castellucci, Richard Foreman. Di persone che ho ammirato come Thomas Ostermeier, Milo Rau, Bob Holman. I teatranti che mi hanno influenzato indirettamente come Thomas Richards e l’Odin Teatret. Oppure artisti incontrati di recente come Davide Iodice, di cui ho visto il Pinocchio (il 4 giugno al Teatro alle Tese) a Napoli commuovendomi dal primo all’ultimo istante. Presenteremo anche il collettivo Industria Indipendente, il clown Gardi Hutter, l’Istanbul Historical Turkish Music Ensemble e la musicista Daniela Pes. Infine, avremo artisti emergenti come Princess Bangura, Anthony Nikolchev, Yana Eva Tonnes.

Inoltre farò un esperimento performativo con l’attrice italiana Simonetta Solder (“No Title. An Experiment”, il 6 giugno alle Tese dei soppalchi), in omaggio a Richard Foreman (New York, 10 giugno 1937 – 4 gennaio 2025).

Oltre alle opere teatrali, avremo Biennale College per giovani registi e drammaturghi, conferenze e laboratori.

Infine cercheremo di rintracciare le influenze sul Teatro d’oggi, sottolineando in particolare la storica Biennale del Teatro 1975, diretta da Luca Ronconi.

A completamento di quest’ultima dichiarazione, il 30 maggio è stata inaugurata nella sala delle colonne di Ca’ Giustinian la mostra “Biennale Teatro 1975”. Realizzata con i materiali dell’ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) della Biennale, si pone l’obiettivo di ricordare un momento particolarmente significativo per la storia del “Nuovo Teatro” e dell’Avanguardia.

19° Festival Internazionale di Danza Contemporanea : Myth Makers - Creatori di Miti

Guarda lontano per immaginare il futuro attraverso la potenza generativa dell’arte, il festival che si svolgerà dal 17 luglio al 2 agosto.

I miti hanno svolto un ruolo cruciale nel corso della storia, fornendo un quadro di riferimento per comprendere l’esistenza, la moralità e il cosmo - questo l’esordio del Direttore Artistico Wayne McGregor - .Ci aiutano a esprimere le nostre paure, le nostre aspirazioni e i misteri della vita. Man mano che le civiltà si evolvono, si evolvono anche i loro miti.

Attraverso la loro inspiegabile ricerca creativa, gli artisti sono sempre stati i creatori di miti del loro tempo, ed è attraverso la loro eredità che ci addentriamo nelle profondità del loro/nostro Io interiore, articolando verità universali che risuonano attraverso i tempi e le culture.

La creazione di miti, quindi, è fondamentalmente un atto di creatività profonda e sfaccettata, perché entrambi i processi integrano l’immaginazione, la narrazione e l’esplorazione delle emozioni umane. Attraverso il movimento, il gesto e il senso, gli artisti della Biennale Danza 2025 hanno creato moderni miti trasformativi, che ci invitano a guardare a realtà alternative ed esplorare diversi modi di esistere. Il flusso ritmico della loro danza rispecchia la complessità della vita, permettendoci di elaborare le emozioni ed esprimere ciò che spesso rimane inespresso.

La Biennale Danza si svilupperà in diversi filoni : spettacoli, installazioni, collaborazioni, laboratori e incontri, Biennale College.

8 prime mondiali e co-commissioni (tra cui i lavori di Bianchi, Kratz, Bullyache, Carvalho, Morau e McGregor) ; 7 prime europee e 5 prime italiane; oltre 160 artisti in scena a Venezia, con 75 eventi in 17 giorni.

Senza dubbio, interessante sarà lo spettacolo iniziale del festival, Diabelli (1998) e Slacktide (2025) al Teatro Malibran il 17 luglio. La coreografia appartiene alla leggenda della danza moderna statunitense Twyla Tharp, che celebra il suo 60° anniversario coreograqfico e l’84esimo compleanno con la prima europea di Slacktide, la sua nuova rivoluzionaria collaborazione con Philip Glass. Una danza mozzafiato sulle note di “Aguas da Amazonia”, di Glass, eseguite dal vivo da Third Coast Percussion, che utilizza uno strumentario di percussioni progettati ad hoc. Inoltre, le sue Diabelli Variations, impostate sul capolavoro estremamente impegnativo di Beethoven, rivelano l’umorismo elegante e l’abilità tecnica.

Twyla Tharp riceverà il Leone d’oro alla carriera sabato 19 luglio alle 12 a Ca’Giustinian nella sala delle Colonne ; a seguire verrà premiata con il Leone d’Argento Carolina Bianchi, drammaurga, autrice e performer brasiliana residente ad Amsterdam. La sua ricerca abita negli spazi tra teatro, performance e danza e affronta temi come la crisi di genere, la violenza sessuale e la storia dell’arte. A Venezia presenta, il 18 luglio al teatro Piccolo Arsenale, il secondo capitolo della sua trilogia provocatoria e conflittuale Cadela Força Trilogy : Chapter 2 , The Brotherhood. Scavando nella complessità dei vincoli di mascolinità, nelle origini della fratellanza tra gli uomini e nei loro codici iscritti nella violenza, la Bianchi assieme a Cara de Cavalo crea un dialogo stimolante tra drammaturgia e trauma, possesso e poesia radicale, origini della misoginìa e una sessualità in crisi.

Anche quest’anno la Biennale Danza co-commissiona, coproduce e presenta i nuovi lavori dei coreografi premiati con il Leone d’argento nelle edizioni precedenti. Per il 2025 torna il TAO Dance Theater, vincitore del Leone d’argento nel 2023, per la prima europea di due nuovi lavori della Numerical Series - 16 e 17 – una serie che, spettacolo dopo spettacolo, sviluppa l’approccio innovativo della compagnia al movimento, attraverso la tecnica denominata Circular Movement System, una danza scandita dalla ripetizione ritualistica dei movimenti naturali del corpo, in grado di rafforzare l’attenzione dello spettatore in un gesto scevro da ogni ornamento (Teatro Malibran, 25 luglio).

Ci saranno proposte interculturali anche di ascendenza storica, una novità assoluta per l’Italia :

l’Aakash Odedra Company, nata a Birmingham, con Song of The Bulbul, in prima europea, ci trasporta nella spiritualità sufi, nel fluire denso e ritmico dei versi islamici, veicolati dalla forma raffinatissima della tradizione Kathak e Bharatanatyam. La Compagnia è portavoce nel mondo di un approccio dinamico che integra tradizione e contemporaneità, fisico e spirituale (Teatro alle Tese, 26 luglio) ;

Yoann Burgeois, coreografo, acrobata e regista francese, che ha fatto della caduta un elemento coreografico, presenta il 30 luglio nella zona industriale di Marghera il suo nuovo lavoro nato insieme al cantautore canadese Patrick Watson, con il quale condivide la passione per la poesia e l’attivismo. Lo spettacolo, privo di titolo, è profondamente potente e giocoso e getta uno sguardo interrogativo al mondo odierno ;

Virginie Brunelle, violinista e coreografa canadese, presenta il 23 luglio al teatro Piccolo Arsenale, in prima europea, Fables, tre tableaux incarnati dai 10 danzatori della sua compagnia insieme al pianista Laurier Raiotte. Ambientato nel Monte Verità, luogo di nascita di una microsocietà idealistica dell’inizio del 1900, che ha preceduto la controcultura Hippie degli anni ‘60, Fables punta i riflettori sui prodromi della liberazione delle donne che rappresentò quella straordinaria esperienza.

Come ogni anno, il festival sarà accompagnato da laboratori per specialisti, ma anche aperti a tutti con molte delle compagnie e dei coreografi ospiti. Incontri e conversazioni, dopo la prima, permetteranno al pubblico di avvicinarsi agli spettacoli in programma.

69° festival Internazionale di Musica Contemporanea : La Stella Dentro (11 – 25 Ottobre)

Da sciamano in grado di intercettare luci e compiere attraversamenti, con l’illuminazione propria del suo essere artista, Caterina Barbieri possiede una capacità teoretica che le permette di muoversi agevolmente e con spiazzante disinvoltura negli spazi e nei tempi della musica”. Questo l’elogio introduttivo al nuovo Direttore artistico della Biennale Musica 2025, da parte del Presidente Buttafuoco.

Caterina Barbieri (Bologna, 1990), musicista e compositrice, risiede a Berlino. E’ diplomata in chitarra classica e composizione elettroacustica al Conservatorio di Bologna, città nella quale ha conseguito la laurea in Lettere moderne con una tesi di Etnomusicologìa.

Traiamo alcuni spunti dalla sua lunga introduzione nella sala delle colonne.

Il Festival si propone di esplorare il tema della musica cosmica. Musica come organismo vivente, forma autopoietica in grado di auto evolversi e sviluppare le proprie leggi – metafora del cosmo.

La musica cosmica non è un genere o uno stile. Con questa definizione poetica si fa riferimento al potere generativo della musica di creare nuovi mondi, oltre rigide definizioni di genere o affiliazione storica.

Nella mia curatela per la Biennale Musica vorrei avere uno sguardo sul contemporaneo il più vivo e fluido possibile, rappresentando la musica del presente nella sua ricchezza e diversità. Vorrei celebrare la permeabilità del linguaggio musicale e la sua innata capacità di mutare pelle. Nell’estasi dell’ascolto, si dissolvono rigide nozioni di tempo e spazio : la musica ci insegna molto sulla relatività e i limiti della percezione umana. In questo è simile a Venezia e alla sua vocazione alla mutevolezza : i giochi di riflessi, le fughe prospettiche, il movimento perpetuo di acqua e luce che dissolve i confini e apre allo spazio del molteplice e dell’infinito.

Il programma del festival affonda le radici nella musica elettronica e nel minimalismo, per diramarsi in molteplici direzioni che esplorano le connessioni fra passato e presente, giustapponendo tradizioni musicali apparentementi distanti tra loro in termini di stile, epoca, geografia ed espressione di una comunità. Ci sono incursioni nella musica antica, nei suoni contemporanei, nel folk, nella drone music, nella techno e nell’afrofuturismo. Una programmazione concepita per la risonanza, che offre una visione il più possibile vivida e fluida della contemporaneità, rappresentando la ricchezza, la diversità e l’inclusività della musica attuale.

In attesa di venire a conoscenza del programma completo e in dettaglio, Barbieri ha riferito di alcuni progetti e artisti presenti nel festival.

L’evento di apertura del festival sarà un corteo musicale d’acqua dell’artista multidisciplinare e musicista di origine boliviana Chuquimamani-Condori, per celebrare e restituire al suono il suo valore di rito collettivo. Una processione musicale di barchini attraverserà i canali di Venezia e culminerà in un concerto di Los Thuthanaka – il duo composto da Chiquimamani-Condori e dal fratello Joshua Chuquimia Crampton – davanti al bacino delle Gaggiandre all’Arsenale ;

al teatro alle Tese, Resonant Vessel del sound artist giapponese Fujita Yosuke : un’opera site-specific che esplora il potere generativo del suono e dell’acqua creando un organo personale a 11 canne che dialoga con un sistema di contenitori d’acqua, in cui liquido e aria interagiscono per generare un paesaggio sonoro in continua violazione;

in prima europea, The Expanding Universe, opera seminale concepita tra il 1947 e il 1977, di Laurie Spiegel, basata sull’idea di permutazione di pattern, di ripetizioni, per esplorare la natura generativa della musica e connetterla. E’ reinterpretata dal Dither Quartet, quartetto newyorkese di chitarre, noto per la versatilità con la quale interpreta repertori sperimentali ;

si assisterà alla rara apparizione del Kamigaku Ensemble, fondato in origine da Catherine Christer Hennix (Stoccolma, 1948 – Istanbul, 2023), che, in occasione del festival si riunisce per una speciale performance site-specific, in omaggio alla compositrice svedese, convertitasi all’islamismo, figura unica per la ricchezza della sua ricerca artistica, che spazia dalla composizione, alla performance, all’installazione, alla poesia, all’arte visiva, alla matematica ;

la compositrice e organista svedese Ellen Arkbro, già membro del Kamigaku Ensemble, presenterà una nuova composizione , commissionata dalla Biennale, per tre viola da gamba, un’opera che approfondisce ulteriormente la sua esplorazione del suono armonico e delle sue qualità trascendentali ;

il polistrumentista e compositore tedesco Moritz von Oswald presenterà in prima italiana Silencio, un progetto in collaborazione con un coro a 16 voci, che esplora l’interazione sfumata tra la voce umana e la sintesi analogica ;

un’altra artista che esplora la fusione tra strumentazione acustica e sintesi elettronica è l’italiana Agnese Menguzzato, con una formazione in violino e liuto rinascimentale. A Venezia presenterà Undici, un nuovo lavoro per chitarra a 8 corde e elettronica ;

in apertura del festival, Into the Blue, un nuovo lavoro del sassofonista Bendik Giske (Oslo, 1982). Noto per la sua padronanza della tecnica di respirazione circolare, che consente di suonare note continue e ininterrotte, trasforma il sassofono in un’estensione del corpo, rendendo l’atto del suonare un’esperienza tanto visiva e fisica quanto sonora ;

l’ensemble vocale Graindelavoix, guidato da Bjorn Schmelzer, che lo fondò nel 1999 ad Anversa, con Epitaphs of Afterwardness porta al festival il suo approccio trasformativo alla musica antica, dissolvendo i confini tra performance storica e sperimentazione sonora contemporanea. Per la Biennale Musica presenterà un programma in cui la Messe de Notre Dame di Guillaume de Machaut, capolavoro della musica polifonica religiosa medioevale, dialoga con i grandi rivoluzionari del XX° secolo, Gyorgy Kurtag, Gyorgy Ligeti, Iannis Xenakis ;

voce singolare del mondo della percussione contemporanea, Enrico Malatesta esplora la fisicità del suono attraverso un approccio al tempo stesso minimale e radicale. A Venezia presenterà in prima mondiale la composizione Solo VI del compositore e organista tedesco Jakob Ullmann per percussioni e dispositivi di riproduzione audio e Occam XXVI (2018) che la pioniera francese di musica elettronica e drone Music Eliane Radigue ha scritto appositamente per Malatesta ;

in linea con il tema del Festival che esplora la musica come principio generativo e forma di cosmogonia, il bolognese FontanaMIX Ensemble propone un repertorio che mette in dialogo due figure di diversa provenienza storica e geografica, ma accomunate da una attenta ricerca sulla natura metafisica del suono nella sua dimensione cosmica: Giacinto Scelsi, il visionario compositore italiano di cui ricorre quest’anno il 125º anniversario della nascita e Vahid Hosseini, compositore nato a Tehran nel 1984, la cui formazione abbraccia la musica persiana e le sperimentazioni occidentali. Di Scelsi, l’ensemble presenterà PranamMantra e il Quartetto n. 3, mentre di Hosseini verranno presentate le composizioni Mur (un canto di lutto della regione degli Zagros) e la prima assoluta di una nuova versione per ensemble de La sensibilità delle tenebre;

sperimentazioni afrofuturiste e forme di avanguardia elettronica di matrice nera attraversano il festival. La musicista e artista Nkisi (alias Melika Ngombe Kolongo) presenta in prima mondiale l’ultima evoluzione della sua ricerca nell’ambito dell’archeologia sonora etnograficain occasione del concerto inaugurale della Biennale. La pratica di Nkisi coniuga strategie percussive provenienti dalle tradizioni musicali dell’Africa centrale e occidentale a forme sonore rave, noise e industrial. Queste strutture ibride si pongono come strumenti per esplorare la memoria storica e pratiche ritualistiche collettive legate al suono e a stati di trance ;

la violoncellista e cantante guatemalteca Mabe Fratti (1982), riconosciuta per la sua capacità di intrecciare formazione classica e ricerca sonora sperimentale, presenta una performance site-specific in collaborazione con l’artista venezuelano I. la Católica e il batterista messicano Gibrán Andrade. Il trio darà vita a un dialogo ininterrotto di un’ora, intrecciando brani dal vasto repertorio di Fratti con interludi e improvvisazioni. Il concerto offrirà l’occasione di ascoltare composizioni raramente eseguite o mai presentate dal vivo, in un percorso sonoro che dissolve i confini tra jazz, folk, avant-rock e chamber pop ;

Traveling Light di Rafael Toral è una prima mondiale nella serata di apertura. E’una nuova opera che approfondisce la sua esplorazione delle armonie jazz attraverso le possibilità espressive della chitarra in dialogo con solisti acustici. Eseguita insieme al clarinettista José Bruno Parrinha, al sassofonista Rodrigo Amado, al flicornista Yaw Tembe e alla flautista Clara Saleiro, l’opera espande lo spazio tra intimità e vasti paesaggi sonori, tracciando un ulteriore cammino nell’universo musicale in continua evoluzione di Toral.

Da non perdere, un focus tematico legato alla Techno : technofuturismo e afrofuturismo, dove emerge un’idea di suono come veicolo di viaggio, spazio temporale, quasi una forma di Astromanzia, attraverso cui concepire nuove idee di futuro.

Mi par di capire che sarà una Biennale più ricca del solito e che farà riflettere su cosa si intende oggi, quando si parla di musica.




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