sabato 14 luglio 2012 - UAAR - A ragion veduta

Tar della Liguria: un sacerdote può essere preside di una scuola pubblica, basta la laurea vaticana in teologia

Dopo la buo­na no­ti­zia dal Tar del Mo­li­se, ecco quel­la brut­ta pro­ve­nien­te dall’omo­lo­go tri­bu­na­le li­gu­re. Se­con­do i giu­di­ci am­mi­ni­stra­ti­vi, i do­cen­ti di re­li­gio­ni pos­so­no di­ven­ta­re pre­si­di in una scuo­la pub­bli­ca. An­che quan­do sono sa­cer­do­ti. E an­che quan­do il loro ti­to­lo di stu­dio è una lau­rea in teo­lo­gia con­se­gui­ta pres­so un’uni­ver­sità va­ti­ca­na.

La vi­cen­da è sta­ta rac­con­ta­ta da Re­pub­bli­ca. Il pro­ta­go­ni­sta è Gio­van­ni Pie­tra­glia, spo­sa­to con tre fi­gli, en­tra­to in ruo­lo nel 2005 come do­cen­te di re­li­gio­ne. Non pago, in se­gui­to ha cer­ca­to di fare un ul­te­rio­re sal­to, di­ven­tan­do pre­si­de. Il di­ri­gen­te sco­la­sti­co li­gu­re si è op­po­sto: a suo dire, e a dire del­lo stes­so mi­ni­ste­ro, la lau­rea in teo­lo­gia, con­se­gui­ta pe­ral­tro in un ate­neo cat­to­li­co, non po­te­va co­sti­tui­re un ti­to­lo va­li­do. Ma il Tar ha de­ci­so di­ver­sa­men­te: la lau­rea in “Scien­ze teo­lo­gi­che” pres­so la “Fa­coltà Teo­lo­gi­ca Set­ten­trio­na­le” equi­va­le a una lau­rea con­se­gui­ta all’este­ro. An­che un sa­cer­do­te può ac­ce­de­re all’in­ca­ri­co.

Va det­to che, per Pe­tra­glia, la vit­to­ria per­so­na­le è li­mi­ta­ta: non ha in­fat­ti su­pe­ra­to gli scrit­ti. Il pre­ce­den­te è tut­ta­via di peso: la ca­sta di do­cen­ti en­tra­ta in ruo­lo gra­zie alla cor­sia pre­fe­ren­zia­le epi­sco­pa­le per in­se­gna­re la loro dot­tri­na ha ora il gri­mal­del­lo giu­sto per ac­cre­sce­re la pro­pria in­fluen­za nel­la scuo­la pub­bli­ca. Pe­ral­tro sem­pre meno con­si­de­ra­ta dai vari go­ver­ni che si sono suc­ce­du­ti ne­gli ul­ti­mi anni, a be­ne­fi­cio di quel­la pri­va­ta. A mag­gio­ran­za cat­to­li­ca.

Come noto, gli in­se­gnan­ti di re­li­gio­ne cat­to­li­ca, ben­ché pa­ga­ti dal­lo Sta­to, sono scel­ti dai ve­sco­vi. Ma una vol­ta en­tra­ti in ruo­lo (la leg­ge, del 2003, fu vo­ta­ta dal cen­tro­de­stra e dai cat­to­li­ci del cen­tro­si­ni­stra) chie­do­no or­mai di es­se­re trat­ta­ti come gli al­tri do­cen­ti, che han­no ot­te­nu­to una cat­te­dra con un con­cor­so pub­bli­co, ma­ga­ri dopo anni e anni di pre­ca­ria­to.

Per l’Uaar an­che un pre­te può par­te­ci­pa­re ai con­cor­si per di­ri­gen­te sco­la­sti­co. Deve però di­mo­stra­re di es­se­re come gli al­tri, ri­spet­tan­do le re­go­le che val­go­no per tut­ti i cit­ta­di­ni: deve per­tan­to es­se­re do­cen­te di una ma­te­ria ob­bli­ga­to­ria il cui in­se­gna­men­to non sia im­par­ti­to in con­for­mità alla dot­tri­na di nes­su­na chie­sa (e quin­di sen­za in­dos­sa­re l’abi­to, e sen­za fare pro­se­li­ti­smo). Un in­se­gnan­te di re­li­gio­ne cat­to­li­ca è in­ve­ce for­ma­to e se­le­zio­na­to dai ve­sco­vi con il pre­ci­so sco­po di im­par­ti­re le­zio­ni con­for­mi alla dot­tri­na del­la Chie­sa.

Non ha i ti­to­li per rap­pre­sen­ta­re e di­ri­ge­re una scuo­la del­la Re­pub­bli­ca. Non può pren­de­re de­ci­sio­ni per tut­ti. Sa­reb­be come se un fun­zio­na­rio di par­ti­to po­tes­se in­se­gna­re la sua dot­tri­na po­li­ti­ca e di­ven­ta­re pre­si­de di una scuo­la del­lo Sta­to solo in base alla pro­pria mi­li­tan­za po­li­ti­ca: cu­rio­so che i me­to­di dei re­gi­mi to­ta­li­ta­ri che spes­so cri­ti­ca ven­ga­no di fat­to adot­ta­ti an­che dal­la Chie­sa.

La vi­cen­da del­la scuo­la di Adro, “ap­pal­ta­ta” alla Lega, scan­da­lizzò l’arco par­la­men­ta­re e il Pre­si­den­te Na­po­li­ta­no: ci at­ten­de­rem­mo ana­lo­go sde­gno per le cor­sie pre­fe­ren­zia­li ge­sti­te dai ve­sco­vi. Ab­bia­mo per già avu­to modo di os­ser­va­re mi­glia­ia di vol­te che, quan­do è in gio­co la Chie­sa, i pesi e le mi­su­re sono sem­pre re­go­lar­men­te due.




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