lunedì 20 marzo 2023 - Phastidio

Superbonus: il tesoretto del moto perpetuo

Nuove frontiere dell'economia: il Superbonus non solo non produce debito ma alla fine crea pure gli immancabili tesoretti italiani. E il deficit cura anche una stretta monetaria

Alla fine, nessuna sorpresa: dopo molteplici “interlocuzioni” negli ultimi mesi, Istat prende atto dell’orientamento di Eurostat e riclassifica i bonus edilizi imputandoli a deficit negli anni in cui si sono formati, anziché spalmarli lungo un arco pluriennale. Occorre ribadire l’ovvio: il totale del deficit così generato non cambia: si modifica solo il suo profilo temporale. Definendo quei crediti come “pagabili”, si crea quello che con espressione anglosassone si definisce “front loading“, cioè il deficit viene caricato nell’anno in cui i crediti si sono prodotti.

Riguardo al debito, come già detto, si formerà al termine di un percorso di tali crediti verso il debitore primo e originario, lo Stato. Il risultato finale sarà l’esito di due forze contrapposte: il deficit prodotto all’origine e la crescita economica, con relativo aumento di gettito, che tale deficit ha promosso.

“NON C’È DEBITO, NON C’È INGANNO”

Qui, come sappiamo, si esercitano gli stregoni del moto perpetuo, secondo i quali i bonus innescherebbero un poderoso moltiplicatore e conseguente aumento del gettito, tale da ridurre drasticamente l’impulso originario a deficit. Non torno su quanto già scritto. Mi preme solo segnalare un paio di cose: in primo luogo, il commento del leader pentastellato, affidato al social network “professionale”, Linkedin, forse per darsi l’allure di competente.

La sintesi di tale competenza è un assai grillino e non troppo sottinteso “chiedeteci scusa”, prontamente rilanciato dalla sua truppa e dai suoi ufficiali. “Non c’è debito, non c’è inganno, venghino!” si potrebbe dire parafrasando le smargiassate da luna park. Il debito ci sarà, e non sappiamo quanto e quando; il meccanismo, lasciato a se stesso, avrebbe causato una sorta di follia collettiva che sarebbe andata ad abbattere il gettito fiscale dello stato, in attesa del miracoloso moltiplicatore.

Conte dice anche altre cose. Ad esempio che la revisione al rialzo del deficit 2020-22 è avvenuta

[…] in conseguenza di nuove regole contabili fissate solo adesso da Eurostat. Regole che non c’erano nel 2020 e negli anni a seguire, durante i quali peraltro era sospeso il Patto di stabilità e crescita. All’epoca il nostro Governo ha rispettato alla lettera ogni regola contabile vigente.

A essere malevoli si potrebbe commentare che Eurostat ha identificato delle modalità distorsive di contabilizzazione del deficit, tali da rendere meno leggibili i conti pubblici. Soprattutto, resta l’alea e la spada di Damocle di un debito in corso di formazione che, se la prassi di questi crediti fiscali fosse stata confermata, si sarebbe gonfiato all’inverosimile, sbucando poi “dal nulla” e abbattendosi sullo stock esistente proprio nel momento in cui i rendimenti di mercato sono in forte ascesa a causa della stretta monetaria delle banche centrali, per contrastare un’inflazione cocciuta e vischiosa.

Provate a immaginare questo planetario semplificato: il Superbonus restava, rendeva incapienti le banche per i prossimi anni, causando da subito e per anni il crollo del gettito per lo Stato. Da sostituire con indebitamento, cioè emissione di Btp. A tassi in crescita. Il colonnello Hannibal Smith avrebbe detto “adoro i piani ben riusciti!”, le Stürmtruppen di Bonvi se ne sarebbero uscite con un bel “Ach, e atesso kosa faccio?

ABBIAMO IL TESORETTO

Ma Conte “suggerisce” quello che oggi leggiamo su alcuni organi di stampa, da quelli che sono il suo house organ ad altri più “seriosi”: abbiamo un tesoretto, signori:

[…] il fatto che l’incremento abbia riguardato gli anni pregressi fa sì che adesso per gli anni futuri si sia liberato spazio fiscale. Così il Governo Meloni, grazie alla nostra eredità, magari troverà un po’ di quel coraggio che finora gli è drammaticamente mancato in politica economica.

Quindi, vediamo: parte del deficit che era stato spalmato sui prossimi anni viene meno perché riassegnato al triennio 2020-22, ed ecco che quello spazio diventa immediatamente spendibile! Il moto perpetuo nel moto perpetuo, signore e signori. E Meloni “non ha coraggio” perché non è keynesiana quanto l’Avvocato del Popolo e le sue truppe. L’idea, par di capire, è quella di spendere due volte: prima col deficit da bonus e poi col minore deficit che deriva dalla differente e anticipata contabilizzazione del medesimo. Escher, scansati.

Ma attenzione, ammoniscono gli alchimisti del moto perpetuo: visto che ora il settore delle costruzioni avrà una gelata, la nostra crescita si abbatterà al suolo e probabilmente finiremo con più deficit. Tutto molto bello se non fosse per una piccola variabile demoniaca sorta da un anno a questa parte: la stretta monetaria.

Che di solito si abbatte dapprima sul settore delle costruzioni attraverso il costo del denaro. Quindi sì, temo che l’edilizia finirà congelata ma non solo e non tanto per il venir meno dei bonus quanto a causa della politica monetaria. Eppure, quando accadrà, leggerete nuovi comunicati e richieste di scuse, al grido di “ve l’avevamo detto!” Ebbene sì, ci avevano detto che una stretta monetaria si cura con più deficit. Tra Medio Oriente e Sud America, gratuitamente.

Fate un altro esperimento del pensiero: immaginate che il Superbonus sia ancora in essere nella sua configurazione iniziale. Il privato cede il credito all’impresa di costruzione, che lo cede alla banca. Quest’ultima lo sconta applicando un tasso che esprime il livello corrente dei rendimenti per il rischio-Italia (debitore ultimo) su un arco pluriennale. Il netto è rimpicciolito brutalmente causa stretta monetaria della Bce, i soldini non bastano per le opere preventivate. Che problema c’è?, scriverebbero su Linkedin gli sciamani del moto perpetuo. Si porta il rimborso dal 110 al 140%, e splende il sole del keynesismo coraggioso!

Segue il peana contiano sulla mirabolante crescita da rimbalzo post pandemico, prodotta (è il non troppo sottinteso) dal motore primo dei bonus edilizi:

E a proposito di crescita del Pil, l’Istat rivede ulteriormente al rialzo la crescita del 2021, dal +6,7 al +7%. Numeri prodotti dalle nostre politiche del 2020, inimmaginabili per l’Italia fino a qualche anno fa.

Un miracolo economico, gratuitamente. E il settore delle “costruzioni”, che include residenziale, commerciale e infrastrutture a fare boom grazie al Superbonus dei privati, ribattezzato Superboom (vedi nota a pie’ di pagina). Non anche, e soprattutto, per il riavvio dei cantieri (tutti), dopo la pandemia e per gli allora “miracolosi” tassi a zero.

Vabbè, ci siamo capiti. Andremo avanti con questi teatrini ancora a lungo. Nel frattempo, poiché esiste un prezzo per ogni cosa (e persona), cerco di immaginare cosa accadrà a quei miliardi di crediti “incagliati”, in attesa dell’intervento governativo. Quello che accade da sempre, a tutto: si formerà un mercato secondario dove il valore nominale dei crediti sarà scontato a un tasso rappresentativo del costo del credito. Cioè del rischio-Italia, il debitore ultimo. Maggiorato di un premio per incertezza regolatoria, altissima. Alla fine, non mi stupirei a vedere passare di mano quei crediti al 10-20% del loro valore facciale.

Se poi credessi che questa è la patria del rovescio anziché del diritto e della non-santità dei contratti (spesso della loro empietà, direi), potrei anche immaginare che, per dolo o colpa, lo Stato possa anche far scadere quei crediti, rendendoli inutilizzabili mentre cerca una “soluzione”. Ma a quello non voglio pensare. Per ora godiamoci la mitologia del boom economico italiano da keynesismo a moto perpetuo. Ora forse capite anche perché Conte, a differenza di Elly Schlein, non ha bisogno di usare lo scomodo concetto di redistribuzione. A nessuno verrà tolto, ad ognuno verrà aggiunto. E vacanze per tutti sul Lago di Tiberiade.


Piccola pedante nota a pie’ di pagina, per chi ancora si beve la leggenda dei bonus edilizi che hanno fatto la crescita del Pil italiano e del settore delle costruzioni. Un passaggio dell’audizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio su incentivi fiscali e crediti d’imposta:

L’impiego di queste ingenti risorse [per i bonus edilizi, ndPh.] ha comportato sensibili effetti macroeconomici: il settore delle costruzioni è effettivamente cresciuto in misura marcata nel biennio 2021-22 e di più rispetto a quello degli altri paesi europei, anche se è opportuno considerare che l’edilizia è stata sospinta non soltanto dal comparto residenziale ma anche dalla componente non residenziale e dalle opere pubbliche. Secondo i dati di contabilità nazionale, diffusi ieri, nel biennio scorso il contributo alla crescita del PIL degli investimenti in costruzioni residenziali è stato di due punti percentuali; usando il modello macroeconometrico in uso all’UPB è possibile ricostruire che metà del contributo sarebbe direttamente ascrivibile all’incentivo fiscale.

 




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