martedì 16 agosto 2022 - Davide Morelli

Sulla leggerezza dell’estate...

Di quali notizie, di quali fatti di questa estate ci ricorderemo una volta che sarà passata? L'estate è torrida e, come tutte le estati, se tutto va bene, è frivola, vacanziera, pettegola, noiosa. 

Ci ricorderemo di Totti, Ilary, Noemi? Oppure della polemica sui concerti di Jovanotti? Oppure del risotto cucinato male e per questo buttato via da Pieraccioni? Forse non ci ricorderemo di fatti seri, quelli di una gravità inaudita ma solo di fattarelli inessenziali, di quisquilie appunto; d'altronde d'estate vogliamo distrarci, non vogliamo appesantirci, vogliamo rimanere leggeri: va di moda il gossip più superficiale sotto l'ombrellone, distante anni luce dalla raffinatezza dei pettegolezzi d'alta portineria. Oppure tutto ci passerà dalla mente, come i vincitori dei festival di Sanremo? Tutto cambia. Niente dura. Forse ci ricorderemo solo del caldo, delle rare uscite la sera. Forse ben poco lascerà una traccia. Ci ricorderemo solo se vivremo dei drammi o se li vivranno delle persone a noi care. Solo questo con certezza assoluta rimarrà un ricordo indelebile. Per il resto avremo solo una sequenza confusa di immagini e di fatti, che archivieremo come estate del 2022. Forse questa estate è solo un periodo di transizione, un'attesa snervante prima del disastro italico. Nel frattempo leggiamo le notizie per curiosità, per consultare, per ammazzare il tempo, non solo per informarci puramente. Ma spesso le notizie che leggiamo online o nei quotidiani non lasciano traccia perché non passano dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Però sono proprio le notizie, ascoltate anche ai telegiornali, che ci danno un'idea istantanea di come va il mondo ed è proprio dalle news che ci facciamo una visione complessiva del mondo, anche se poi filtrata e rielaborata da libri, approfondimenti, etc etc. La nostra percezione immediata del mondo ci viene proprio dalle notizie del giorno. Diciamocelo francamente: siamo attratti dalla cronaca nera, dal sesso, dai misfatti, dalla corruzione, dalle mafie, dai crimini di guerra. Le persone non vogliono sentire le buone notizie. Informarsi per la maggioranza significa essere resi partecipi delle disgrazie che accadono nel mondo. Le buone notizie non sono notizia, non fanno notizia. C'è chi cerca di andare controcorrente, ma è molto difficile. Neanche la cultura fa notizia. Le terze pagine dei quotidiani sono retrocesse tutte nelle ultime pagine. Sono terze pagine di nome ma non di fatto. Così come è un'amara constatazione il fatto che trattano spesso di tutto all'infuori di ciò che un tempo si riteneva cultura perché oggi tutto è cultura tranne quello che un tempo si riteneva cultura. Da cosa nasce questo paradosso, questa contraddizione insanabile? Dal fatto che la vecchia cultura umanistica ha fatto il suo tempo e annoia soltanto? Oppure dal fatto che oggi tutto è stantio e per stare sul pezzo, al passo con i tempi si rinnega ciò che un tempo formava le menti? Forse da entrambe le cose? Oppure da cos'altro? In ogni caso noi leggiamo notizie dai quotidiani al bar, dal web, al televideo, al TG. La loro lettura rappresenta quella che Hegel chiamava preghiera laica del mattino dell'uomo contemporaneo. Solo che un tempo avveniva una volta al giorno e comprendeva solo la lettura del quotidiano preferito. Oggi siamo noi che selezioniamo e leggiamo continuamente notizie. Viviamo una rassegna stampa permanente, che non si arresta mai perché ormai, croce e delizia, siamo tutti connessi. Ormai siamo abituati e non possiamo farne a meno. E poi il diritto a essere informati non ha ancora causato patologie psichiatriche. Non c'è ancora nessun disturbo presente nel Dsm che riguarda l'eccesso di informazione. Non aveva comunque visto giusto McLuhan quando decenni fa aveva parlato di villaggio globale? Forse quando questa estate sarà trascorsa non ci ricorderemo delle canzonette tanto in voga oggi e si presenteranno di nuovo i soliti vecchi nodi al pettine, che non avevamo sciolto, come l'ingovernabilità di questo Paese, la crisi economica, il debito pubblico, la guerra in Ucraina, il Covid. Abbiamo fatto di tutto per non pensarci quest'estate, ma ritorneranno di nuovo a galla questi problemi irrisolti. Li abbiamo rimossi momentaneamente solo per goderci dei giorni il più possibile spensierati e incoscienti. 




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