martedì 17 gennaio 2023 - Piero Tucceri

Sull’amicizia

“L'amicizia comincia dove termina o quando conclude l'interesse.” Cicerone

La ricerca dell’amicizia inizia quando si comincia a guardarsi e ad ascoltarsi dentro. Nel proprio intimo. Quando si comincia, cioè, ad apprezzare l’importanza della relazione con l’altro: con un altro che appartenga ai propri vissuti, ai propri sentimenti, ai propri conflitti e a tutto quello che produca l’agitarsi del proprio animo. Così si scopre l’ “altro”. Quando lo si identifica come un’ “altra” possibilità di vita, in modo tale da poter accedere a una peculiare contingenza psicologica: quella di rendersi disponibili ad ascoltare sé stessi e gli altri, oltre che ad assumere una intima disponibilità che non aspetti un ritorno. Quale conseguenza delle mutate condizioni socioantropologiche, oggigiorno i bambini vedono anticipato il tempo delle amicizie. Prima esse si stabilivano nell’età scolare materna, mentre oggi i fanciulli vanno al nido dopo appena pochi mesi di vita. Per cui aumentano le loro possibilità di aprirsi a relazioni precoci rispetto al passato.

Il passaggio all’adolescenza segna la fase degli “amici per la pelle”. Contemporaneamente, comincia a evidenziarsi la distinzione fra maschi e femmine. E, siccome le ragazze maturano prima dei loro coetanei, fra loro si stabiliscono amicizie piuttosto solide. Il che, per un verso rappresenta una notevole risorsa, ma per un altro si propone come un sintomo di insicurezza, di fragilità e di chiusura, poiché molte ragazze riversano su questo rapporto situazioni psicologiche suscettibili di non farle sviluppare correttamente. Nei ragazzi, la maturazione psicofisica avviene successivamente, per cui gli risulta più agevole trascurare l’aspetto affettivo e sentimentale. Per questo fra loro si consolida una notevole solidarietà reciproca e giocano a conquistare le ragazze. Nel contempo ricusano però l’ascolto del proprio mondo interiore nel timore di non dimostrarsi forti, virili e di non essere in grado di affrontare la vita quotidiana. Lo stesso bullismo verso il sesso opposto esprime in larga misura la loro incapacità di vivere l’affettività e i sentimenti. Pur tuttavia, la trepidazione, la delicatezza e il rispetto appartengono anche all’affettività maschile.

Il sentimento dell’amicizia viene inoltre notevolmente influenzato dal contesto familiare, oltre che dai modelli proposti dalla pubblicità e dalla televisione. Quest’ultima verte sulla esaltazione del corpo femminile come oggetto, sedimentando nell’uomo l’idea che quell’ “oggetto” debba dimostrare chissà che cosa per poter essere conquistato.

Nell’ambito familiare, il rapporto intercorrente tra i genitori e i figli, incide profondamente sul sentimento dell’amicizia. La “cultura” del ’68 sosteneva che bisognava essere amici dei figli. Dimenticando che lo sviluppo dei ragazzi abbisogni anche di paletti insuperabili. Proprio per questo il problema educativo si propone difficilissimo. Perché da un lato bisogna fare in modo che i ragazzi si sentano liberi di fare le proprie esperienze, mentre dall'altro è altresì vero che siano loro stessi a chiedere di essere guidati in modo da non sentirsi abbandonati.

Il confine fra la libertà e il deserto interiore è piuttosto labile. Proprio perché in quella fascia di età inizia il percorso della vita. Ed è per questo che sia fondamentale poter contare su solidi riferimenti. Altrimenti, l’amicizia intesa semplicemente come piena accondiscendenza fa’ crescere soltanto piccoli selvaggi piuttosto che persone adulte e mature.

 

 

 

 

 




Lasciare un commento