giovedì 7 maggio 2009 - Damiano Mazzotti

Stronze e Stronzi: la guerra psicologica

Nel libro “Il metodo antistronze” (www.aliberticastelvecchi.it, 2009), dello psicoterapeuta newyorkese Danny Samuelson si descrivono i vari tipi di meschinità femminile e di aggressività indiretta (ci sono ben 101 categorie di stronze, tra cui la più pericolosa è la “Zittona”).

Bisogna però chiarire che “per essere una stronza non è necessario essere una donna". E viceversa. "Per essere uno stronzo non è necessario essere un uomo” (p. 12).

"Ognuno di noi può avere una parte più femminile e passiva e una più maschile e attiva, anche se in generale è più probabile trovare la stronza, con forti elementi di stronzaggine fredda e incessante tra le donne, anche perché lo stronzo di tipo maschile concentra le sue azioni nella competizione sul luogo di lavoro".

Per capire meglio la differenza tra gli stronzi e le stronze che caratterizzano la continua guerra psicologica che avviene nelle numerose relazioni della vita quotidiana, si possono esaminare alcune definizioni molto significative:

Balzac diceva che le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato. La stronza invece va oltre, perché mantiene tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato anche quando ama”.

“Lo stronzo ama solo se stesso, la stronza (purtroppo) ama solo te”.

Lo stronzo non monopolizza, per la stronza vale il motto: “Non avrai altra stronza al di fuori di me”.

“Lo stronzo vuole tutto e subito, la stronza non vuole mai niente.”

“Lo stronzo è caldo, la stronza è fredda”.

Lo stronzo attacca i deboli ed è umile con i potenti. La stronza gode tra i due litiganti.

“D’altro canto, se le stronze non esistessero, gli stronzi avrebbero campo libero, e il mondo sarebbe troppo sbilanciato verso la prepotenza e l’insulto puro” (p. 201).

A questo punto so che vi state chiedendo: ma la stronza, in definitiva, che ca*** vuole?

"Vi avverto, non perseverate in questa domanda, perché non siete uno di quei monaci Zen che a forza di farsi domande assurde giungono all’Illuminazione. Tanto, anche se la stronza sapesse cosa vuole, non ve lo direbbe. Quindi, rassegnatevi: non lo saprete mai” (p. 55). E “quello che una stronza vuole, non ve lo strapperà mai con la forza: glielo darete voi spontaneamente”. Una stronza si può rappresentare con questa frase: “Tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te”. "Inoltre la vera stronza si ricorda quasi tutto di voi e l’unico modo per combatterla è quello di riconoscerla e di conoscerla bene per riuscire ad evitarla. E se la sposi sono ca*** tuoi".

L’autore ha riconosciuto giustamente il suo debito intellettuale con il famoso Paul Watzlawick ("Istruzione per rendersi infelici") e con il professor Robert Sutton, dell’Università di Stanford, il primo scrittore accademico che ha sdoganato il termine molto incisivo di stronzo in una pubblicazione di successo ("Il metodo antistronzi").

La differenza sostanziale tra i due approcci è questo: Sutton si è occupato per il 90% degli stronzi dell’ambito lavorativo, mentre Samuelson si è specializzato nell’aspetto femminile e passivo della stronzaggine, che riguarda uomini e donne della sfera intima: amici, partner e familiari. E mentre lo “stronzo” ti crea problemi solo sul lavoro, la figura di “stronza”, è quella di un uomo (amico, fratello o padre) o di una donna (amica, sorella, madre), che ti tritura le palle sia per il lavoro, che per il tempo libero e la vita familiare.

Del resto, se un’amica o un familiare vi parla male di tutti, molto probabilmente parlerà male anche di voi. In genere questa malattia si trasmette di madre in figlia o può accadere che le cattive azioni dei padri ricadano sui figli (Eschilo).




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