giovedì 6 aprile 2023 - angelo umana

Stranizza d’amuri

 Ragione di fare un film come Stranizza d'amuri – un bel film – potrebbe essere l'osservazione della lunga strada fatta da una parte della società (o del mondo) per accettare apertamente e senza ipocrisia i liberi comportamenti affettivi altrui. 

L'omosessualità qui raccontata è oggi dalle nostre parti un fatto che non provocherebbe le dicerie, l'omertà dell'accennare o tacerne, non sarebbe cosa esposta alla riprovazione comune come accadde in Sicilia, a Giarre: “era l'anno dei mondiali” (da una canzone di Venditti), ma quelli dell'82 e l'amore tra due adolescenti fu criticato, avversato, sottoposto a maldicenze, giudizi e “processi” anche dei familiari, da parte di chi si riteneva “normale” oppure dei perdigiorno che praticavano stupidi sfottò – almeno pubblicamente - nei comportamenti dei due ragazzi che si vollero bene e che furono uccisi.

Questo è il film di Giuseppe Fiorello a 40 anni dal fatto, ma a distanza di 54 anni un altro film di Gianni Amelio sul tema, un processo inesplicabile e pretestuoso per plagio nel '68 a carico dello scrittore Aldo Braibanti, in realtà “colpevole” di amarsi con un suo allievo, Il signore delle formiche. Insomma l'amarsi tra persone dello stesso sesso era – o è ancora secondo certe menti (e religioni) retrive e benpensanti – una colpa. La distanza temporale nel girare film su questi fatti significa che il cammino umano è sempre troppo lungo: sarebbe stato dissacrante, forse inaccettabile e sfrontato girare film del genere contemporanei all'epoca dei fatti, ci sarebbe voluto troppo coraggio.

Qui è rappresentata la Sicilia verace, quella delle dicerie e pettegolezzi, i soprusi a carico dei due “reprobi”: fu scritto sui muri del centro cittadino “puppo co bullu”, omosessuale col bollo, una sorta di autentica data dalla presunta autorità del sentire comune. La vicenda fu di insulso disturbo della quiete comunitaria, la gente e i familiari ne furono destabilizzati, un dramma strapaesano, altro che la mafia o i matrimoni riparatori! La Sicilia di quel tempo è raccontata fedelmente, la solitudine dei due ragazzi ben rappresentata, da soli a subire i giudizi di chiunque. Recitazioni superbe, efficaci ed anche ben caratterizzate da parte di tutto il cast e mano esperta nell'esordio alla regia del 54enne regista.




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