lunedì 30 ottobre 2017 - Francesco Grano

"Stranger Things 2": Bentornati tra gli orrori di Hawkins

È trascorso un anno dagli orrori che Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin), Jim Hopper (David Harbour) e Joyce Byers (Winona Ryder) hanno dovuto affrontare per riportare indietro Will (Noah Schnapp), rapito da forze oscure e trascinato in una dimensione parallela. Un anno in cui Mike non si è dato pace per il sacrificio e la scomparsa di Undici (Millie Bobby Brown), la ragazzina telepatica che ha aiutato il gruppo di amici nella lotta contro il male, mentre Will, traumatizzato da ciò che ha vissuto, sempre più spesso è vittima di visioni distorte e raccapriccianti. 

Ed è proprio durante uno di questi attacchi che Will vede qualcosa di spaventoso, qualcosa di ben più pericoloso che incombe sulla cittadina di Hawkins. E, come dodici mesi prima, al gruppo di amici non resta che affrontare nuovamente la minaccia con l’aiuto di vecchi e nuovi alleati come lo sceriffo Hopper, il quale sembra nascondere qualcosa, e Maxine “Mad Max” (Sadie Sink) complicata ragazzina succube del violento fratellastro Billy (Dacre Montgomery).

Serie evento dell’estate 2016 Stranger Things (id., 2016 – ) non solo ha avuto il merito di creare intorno a sé un vero e proprio flusso di fan e appassionati bensì, grazie all’ottimo e maniacale lavoro dei suoi creatori, i Duffer Brothers, di riportare indietro nel tempo gli spettatori, più precisamente in quella decade dei favolosi (e nostalgici) Eighties, quegli anni Ottanta ancora lontani dalla società 3.0, dagli occhi appiccicati ai display di smartphone e tablet e dei post su Facebook e social network vari. Anni in cui i migliori (e amati) passatempi dei ragazzini erano le avventure – di fantasia e non – vissute per strada oppure giocare per ore a Dungeons & Dragons e, ancora, perdersi in lunghe pedalate sulle biciclette che, magari, terminavano ritrovandosi tutti quanti nel buio di una sala cinematografica a guardare gli horror cult di John Carpenter e Wes Craven e le favole sci-fi di Steven Spielberg. Inutile dire che la prima stagione di Stranger Things è costruita su tutto questo, su quell’effetto nostalgia dinnanzi al quale è impossibile – per chi quegli anni li ha vissuti o in parte ereditati – rimanere impassibili e che si mescola con una storia a metà strada tra la fantascienza e l’orrore, tra la commedia adolescenziale e il dramma di formazione. Un’opera seriale in cui vivono gli echi (e gli animi) di Stand By Me e I Goonies nonché le paure e le paranoie di anni segnati dallo spettro della Guerra Fredda (all’epoca fortunatamente quasi agli sgoccioli). E non è da meno la seconda parte, la seconda stagione di questa fortunata e immensa creatura a marchio The Duffer Brothers.

Recuperando tutti gli stilemi e la struttura principale della prima stagione Stranger Things 2 ci riporta nell’immaginaria cittadina di Hawkins, piccolo centro urbano di provincia ancora una volta sotto il giuoco di forze oscure molto più sovrastanti che in precedenza. Se a primo acchito Stranger Things 2 può sembrare una semplice seconda serie senza novità, questo è il primo (e grave) errore che si commette. Quindi, che cos’è Stranger Things 2? Senza troppi giri di parole e inutili speculazioni, Stranger Things 2 è la precisa e coerente evoluzione del materiale di partenza. Un ampliamento del background non solo dei singoli personaggi ma dell’intera storia che, nel Capitolo I, è solo un assaggio di ciò che veramente è la struttura narrativa e visiva di Stranger Things. A posteriori, infatti, è giusto considerare la prima stagione di Stranger Things come un lungo incipit di otto episodi, una prova del fuoco che mette i protagonisti e gli spettatori di fronte a orrori “minori” rispetto a quelli al centro di questo Capitolo II. Diversamente dal predecessore, in cui l’orrore lascia più spazio al metafisico e al vedo non vedo per poi mostrarsi, nelle battute finali, in tutta la sua mostruosità fisica, l’orrore posto in Stranger Things 2 si mostra fin dall’inizio visibile, palpabile e materiale. Un orrore che, questa volta, non affonda le sue radici solo ed esclusivamente nella (fanta)scienza e nelle ricerche dei laboratori top secret ma, semmai, prende ispirazione da quella letteratura di lovecraftiana memoria, di quella mitologia dei Grandi Antichi creata da H.P. Lovecraft e che incarna la sua ultima forma nel Mito di Cthulhu. Contemporaneamente il male in Stranger Things 2 non proviene solo dal nulla, dall’ignoto; questa volta il male, il nemico ha messo radici sotterranee, nascoste, subdole senza rinunciare a mostrarsi direttamente. Il “sottosopra”, la dimensione parallela da cui provengono le mostruose creature di Stranger Things qui assume la connotazione di qualcosa di più ben definito che, (in)direttamente, svela la sua vera natura non solo di esperimento governativo ma di dimensione altra presente nella realtà della città di Hawkins. Rivelazione, questa, che è giocata in Stranger Things 2 su una serie di opposti dicotomici a partire da un contrasto cromatico tra il colore blu e il colore rosso, spesso visibili in alcune scene, il freddo e il caldo, temperature contrastanti e, infine, una costante ricerca della verità contro i tentativi di insabbiamento.

Rispetto alla prima stagione, la quale rimane pur sempre un ottimo punto di partenza, Stranger Things 2 mischia insieme tutti gli aspetti vincenti già visti con quelli nuovi: recuperando quel citazionismo (diretto e indiretto) rivolto a tanta cinematografia di genere (tanti i film citati in questa seconda serie, a partire da Ghostbusters fino ad Halloween – La notte delle streghe, Venerdì 13 e Poltergeist – Demoniache presenze, quest’ultimo omaggiato con il televisore che, in Stranger Things 2, assume il ruolo di medium par excellence verso dimensioni “altre”) e mettendo in scena elementi chiave di grandi maestri del cinema, senza tuttavia scadere nella noia e nel già visto, Stranger Things 2 riesce a cambiare registro in continuazione spaziando dalla commedia al dramma, dal thriller alla sci-fi e all’horror di sopravvivenza. Ed è proprio quest’ultimo che ricopre una giusta parte narrativa di Stranger Things 2 che, senza omissioni o plagi alcuni, si trasmuta in quell’assedio di johncarpenteriana memoria in cui gli assediati si ritrovano a combattere e sopravvivere contro orde di assedianti che, qui, hanno sembianze non umane ma infernali. In questo il continuum seriale dei Duffer Brothers è una lectio su come si creano situazioni di angoscia, paranoia, claustrofobia e orrore che – di pari passo – procedono con un crescendo di tensione e suspense degna di tanto thriller e horror d’autore senza, tuttavia, dimenticare i geniali e piacevoli sprazzi di humour.

Ma, oltre all’evoluzione del materiale principale, Stranger Things 2 approfondisce ulteriormente le psicologie e il passato dei personaggi, così come ne introduce di nuovi. Ritorna in scena Undici, la telepate magistralmente interpretata da Millie Bobby Brown, personaggio-chiave dell’universo narrativo di Stranger Things, ragazzina dotata di poteri inumani che ne fanno un’arma non convenzionale bensì non privata della propria umanità. Ed è grazie al suo ritorno in scena e in campo che Undici scopre le sue vere origini, la sua identità e l’esistenza di altri suoi simili. Parimenti i fratelli Duffer hanno pensato bene a delle new entries come la caparbia “Mad” Max, nuovo elemento nel gruppo di ragazzini protagonisti, dapprima vista come minaccia ma, in seguito, accolta nel club della lotta contro il male, e all’introduzione di storie secondarie fondamentali (come quella posta al centro del settimo episodio) che – ciononostante – potevano essere leggermente curate meglio.

Ancora una volta l’universo di Stranger Things dimostra di essere non solo una semplice serie a marchio Netflix ma qualcosa di più: Stranger Things 2 è un viaggio esperienziale ed emozionale, un ritorno al passato (più precisamente al 1984, l’anno delle elezioni presidenziali Bush Vs. Reagan) che si avvale di atmosfere nostalgiche e (veramente) di altri tempi, ormai lontane ma indimenticabili. Tra citazionismo, momenti emozionanti, easter egg (a volte anacronistici, come un certo riferimento all’It di Stephen King che, nonostante tutto, non vide la luce prima del 1986), una storia più matura rispetto alla prima stagione e a cui si aggiungono una regia solida, una stupenda colonna sonora composta al sintetizzatore e un affiatato cast di star piccole e adulte, Stranger Things 2 è un atto di tanto (ma tanto) amore nei confronti di una decade che non c’è più e di molti film che hanno fatto grande la storia della Settima arte. Bentornati tra gli orrori di Hawkins.




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