martedì 5 maggio 2015 - graziana tondini

Storie di italiani immigrati. Francesco Meneguzzo, australo-colognese

È tornato a Cologna Veneta, sua città natale, per un mese di ferie Francesco Meneguzzo, “australo-colognese” emigrato da 50 anni in varie terre straniere. L’ultima (per adesso) l’Australia. Lo scorso ottobre lo abbiamo incontrato a casa della sorella Giustina e del cognato Aldo Buja, per conoscere la sua vita avventurosa. 

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Francesco Meneguzzo con la sorella Giustina e il cognato Aldo

Francesco è nato il 5 novembre del 1944 e all’età di 20 anni decise di migrare.

Però in tutti questi anni il ricordo della provincia natale (Verona), dove è vissuto con il corpo e della diocesi dove ha preso i sacramenti (Vicenza), che ha coltivato la sua anima, è rimasto vivo anche nel “Paese dei canguri”.

Purtroppo non sono riuscita a parlare con la sua straordinaria moglie Unica, donna indomita, sempre pronta a nuove esperienze e nuove sfide. Però era intimidita dall’intervista e soprattutto, molto commossa dal fatto che erano gli ultimi giorni con parenti ed amici. Così Unica è rimasta in giardino a cacciare indietro le lacrime… emozionando anche me. 

Francesco, come mai si è allontanato da Cologna?

Nel 1964 sono stato licenziato dalla ditta Bertolaso di Zimella; così per guadagnare qualcosa facevo lavori agricoli nei campi per conto terzi. Nel febbraio 1965 sono andato a Zurigo, in Svizzera, dove per due anni sono stato tornitore in una azienda meccanica. Poi sono tornato a lavorare in Italia, a Milano, ma mi trovavo male. Alla Stazione Centrale tutti i giorni compravo il quotidiano, dove ho letto che in Francia cercavano tornitori. Così partii per Parigi, dove mi assunsero alla Citroen di Nanterre e lì rimasi due anni. Poi feci domanda per andare in Sudafrica, dove la Citroen apriva una nuova sede. Nel giro di sei mesi ho avuto il visto, lo Stato mi ha pagato il viaggio, di mio ci misi solo 50 franchi francesi. Arrivai in Sudafrica il 12 febbraio 1968, ma trovai subito lavoro come meccanico per la SKF, una ditta svedese che produceva attrezzatura per le miniere.

Quindi si è stabilito in Sudafrica?

A Zurigo avevo conosciuto un’insegnante di inglese, che aveva una sorella a Johannesburg. Era il mio unico contatto, da lì ho conosciuto la mia futura moglie Unica, di nonna materna scozzese e paterna francese. In Sudafrica ho avuto due figli, Ferdinand e Renzo. Nel 1977 scoppiò la rivolta degli studenti bianchi e neri, contro l’apartheid, un periodo molto confuso. Mia moglie in auto fu bloccata ad un semaforo da un gruppo di neri, si è spaventata, ha accelerato ed è fuggita.

Questo episodio vi ha fatto lasciare il Sudafrica?

Sì, la situazione laggiù era difficile, caotica, in ebollizione. Abbiamo fatto richiesta al consolato australiano di Pretoria per andare da loro. Visto che c’era lavoro hanno accettato, mi hanno pagato il viaggio con l’obbligo di restare minimo 2 anni, altrimenti i soldi ce li mettevo io. Appena arrivati con i bambini di 8 e 6 anni, abbiamo preso una casa in affitto, comprato un auto, i bimbi sono andati a scuola vicino Melbourne e dopo una settimana ho cominciato a lavorare, sempre come meccanico, con un contratto di 4 mesi. Cercavano aggiustatori di macchine in una stamperia di giornali, ho fatto il colloquio e descritto come smontare un ingranaggio. Dopo 10 minuti, il selezionatore mi ha assunto. Non avevo mai lavorato alle rotative, ma in azienda mi hanno insegnato. Così vedendo stampare giornali tutti i giorni, ho notato l’inserzione che cercavano lavoratori nella zona mineraria…

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Australia, terra di traslochi per Francesco Meneguzzo

Ed è andato a lavorare in miniera?

Mia moglie ha inviato il mio curriculum e qualche giorno dopo è arrivato il telegramma per il colloquio. Volevano assumermi subito, ma mia moglie ha chiesto di aspettare 15 giorni per potere licenziarsi dove lavorava e trovare una scuola per i bambini. Abbiamo caricato le nostre cose su un treno e siamo arrivati a Tennant Creek il 16 ottobre 1978, era il compleanno del mio figlio minore. È una località del Territorio del Nord, 1000 km a sud di Darwin, zona abitata quasi tutta da aborigeni. Laggiù ho cominciato subito a fare il meccanico per le attrezzature da miniera, lavoravo a 1350 metri sotto terra, sabato e domenica compresi. Il mercoledì successivo al nostro arrivo mia moglie ha acquistato un negozio di parrucchiera e una settimana dopo ha aperto. Nel 1979, il giorno del mio compleanno, mi sono preso un giorno di ferie: con mia moglie siamo andati in un locale vicino al suo salone, che era in vendita. Ho chiesto spiegazioni sui macchinari, sull’andamento dell’attività, sui clienti ecc. e gli ho fatto una proposta. Due mesi dopo ho comprato quel negozio di “take away”, cibi da asporto. Ho fatto 20.000 dollari australiani di debito, ho lavorato 3 anni e mezzo giorno e notte in negozio… abbiamo nel frattempo comprato anche la proprietà del terreno attorno e mia moglie da Sidney si è fatta arrivare via nave un forno da pizza, che piace molto anche agli australiani.

Vi siete fermati a Tennant Creek?

No, in Australia si cambia spesso casa e anche lavoro, là non si mettono radici. Ho venduto il take away dopo 2 anni e siamo andati a Mackay, nel Queensland, dove ho ripreso a fare il meccanico e mia moglie invece gestiva una tavola calda, ricordo che costava 35 $ la settimana di affitto. Lì ci siamo fermati per 23 anni, costruendo una nuova casa, una delle tante! Nel 2007 è venuta dal Sudafrica a trovarci la sorella di mia moglie per il Natale: aveva un’amica interessata alla nostra casa, così gliel’ho venuta nel giro di un mese. Ma in sole tre settimane ne avevo trovata un’altra, contrattato in contanti con il proprietario e concluso. Il sabato con dei camion e degli amici abbiamo traslocato. Poi siamo andati a festeggiare al bistrot. Mia moglie nel frattempo aveva trovato lavoro in un giornale che pubblicava annunci immobiliari, dove è rimasta per 14 anni. Quando mia moglie è andata in pensione, abbiamo fatto un bel viaggio in Vietnam…

E questo cambiò qualcosa?

Che al ritorno trovai un nuovo acquirente per la mia casa! Ci ha chiamato un “Real Estate”, un immobiliare che avevano un cliente. Breve giro per visionarla, breve trattativa sui costi, accordo firmato dal notaio per verifica ipoteche e cinque settimane dopo abbiamo lasciato libera la casa! Nella mia vita ho comprato e venduto 14 abitazioni…

E dove siete andati?

Dopo avere venduto i mobili e le due auto con internet, nel 2007 con una macchina nuova siamo tornati a Darwin, nel Territorio del Nord. Un viaggio durato tre giorni, con le soste. Da lì a Port Hedland, nel West Australia, con la roulotte. Ho trovato un nuovo lavoro di meccanico e ci siamo fermati sei mesi, vivendo in roulotte. Nel 2008 siamo andati a trovare mia cognata in Sud Africa. Al ritorno, da Perth, abbiamo fatto più di 3600 km per arrivare a Brisbane, attraverso il deserto.

Vi siete finalmente fermati?

Sì, a Mooloolah Valley, dove abbiamo trovato una vecchia casa, che abbiamo ristrutturato e ampliato. A dicembre sono cinque anni che viviamo lì. Ho sempre corso nella mia vita, adesso vorrei fermarmi… ma non si sa mai! Finché avrò vigore resterò lì, nella mia casa con 4.400 mq di terreno da governare, poi sceglierò un posto più piccolo!

E i parenti sono venuti a trovarla?

Certo, a Tennant Creek venne mio fratello don Luciano, per il 25° di sacerdozio. In seguito le sorelle Giustina e Maddalena, con i mariti, i nipoti Roberto e Rosanna, in viaggio di nozze. E gli altri nipoti Francesca ed Enrico, che vivono in Florida.

Francesco, lei tornerebbe in Italia?

Proprio no! In Australia abbiamo stipendi più alti e il costo della vita è il 30 – 40% in meno che in Italia. E poi qui c’è troppo traffico, troppa gente… 




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