sabato 28 dicembre 2013 - angelo umana

Stoker

Per uno Stoker che muore, Richard, un altro ne arriva, Charlie, suo fratello, bello e inquietante, che si installa nella nobile casa dove vivono la vedova e la figlia, Evie-Nicole Kidman e la 18enne India-Mia Wasikowska.

Lo zio (Matthew Goode) di India attrae dapprima la magnifica Kidman, insuperabile nel ruolo di madre che non apprezza la figlia. Gelosa dell’intesa che questa aveva col padre, considerava la caccia a cui i due si dedicavano un “tragico spreco di vite” di uccellini da impagliare. In realtà è a India che lo zio mira, in tutte le lettere che le ha scritto nel tempo, da una clinica per malattie mentali, e che le sono state nascoste dal padre, le dichiarava ammirazione e amore fin da quando era piccola.

La bravura della Kidman consiste nel mostrare esattamente la perfidia che la madre rivolge alla figlia in manifestazioni artefatte, frasi fintamente gentili. Arriva però a sputarle addosso le sue insoddisfazioni: “Facciamo dei figli le nostre piccole copie, tu farai quello che io non ho potuto fare, avrai successo là dove io ho fallito, perché vogliamo qualcuno che faccia la cosa giusta questa volta… Non io, per quello che mi riguarda non vedo l’ora di assistere al momento in cui la vita ti farà a pezzi!”
 
Il film diventa una tenzone psicologica a tre: India gelosa della madre per l’intesa che ha con il cognato e gelosa la madre a sua volta quando si accorge delle mire di lui. Charlie dice a India di volerne essere amico, ma a lei “non occorre, siamo parenti”. La vicenda assume arie misteriose, violenza e pulsioni sessuali (di India) represse, il segreto celato di due delitti nella famiglia, di cui lo zio è stato autore. Lei è diventata nel tempo della “cura” un’ossessione per Charlie.
 
Si coglie un tocco magistrale con cui il film è condotto dal regista coreano Chan-wook Park. Finisce nella stessa scena con cui era iniziato: India ormai adulta e sprezzante pronuncia un autoassolutorio: “Non siamo responsabili per ciò che siamo diventati”; che è cosa affatto da verificare.




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