giovedì 16 febbraio 2023 - Giovanni Greto

Steve Gadd ospite della Blue Note Tokyo All-Star Jazz Orchestra

Tutto esaurito nel locale per la due giorni della Big Band giapponese

 

L’Orchestra Jazz giapponese, che prende il nome dal locale della capitale, aggiungendo pomposamente la parola All-Star, è solita esibirsi assieme a nomi celebri del Jazz americano : l’ultimo invitato verso la fine dello scorso anno fu il sassofonista Chris Potter .

La scaletta si è sviluppata in sette brani, dei quali soltanto il primo proviene dalla penna del direttore, trombettista e flicornista, Eric Miyashiro (Honolulu, Hawaii, 13 luglio 1963).

“Blue Horizon” inizia in un tempo medium-funk, mentre le improvvisazioni si svolgono su una base di Swing. Emergono già i tre solisti principali, il sax alto Honda Masato, il sax tenore Koike Osamu, il trombonista Nakagawa Eijiro.

Anche se la maggioranza dei musicisti appartiene al genere maschile, trovano spazio parecchie musiciste, dalla batterista Kawaguchi Senri, alla pianista/tastierista Miyamoto Takana.

Sonorità elettroniche sono presenti nella tastiera – sembra un registro Moog – nel secondo brano, “Lingus”, un successo degli Snarky Puppy. Buono l’impatto sonoro, con la sensazione di ascoltare educati studenti diligenti.

E’giunto il momento di invitare Steve Gadd a salire sul palco, per coinvolgerlo in quattro pezzi consecutivi, avvolto dalla preferita Yamaha nera, con due tom, due timpani, tre piatti sospesi e il Bass drum di ampio diametro. Sembra in gran forma: suona molto forte, accompagnando con lo sguardo i colpi su piatti e tamburi. Complimenti ad un musicista che tra poco compirà 78 anni, un’età non facile per percuotere con giudizio ed attenzione alle dinamiche.

Dopo “Beirut” è la volta di “Oops”, un accattivante tema di facile ascolto degli Steps Ahead. Il bello di Gadd è che non fa cose eccezionali – bando al virtuosismo che opprime l’ascolto – ma quello che fa, lo fa bene, con gusto.

I volumi sono ben regolati anche in “Trains”, di Mike Manieri, in cui c’è una breve improvvisazione al flicorno di Miyashiro.

“Watching the River Flow”, dal repertorio della Gadd Gang, è un attraente Blues in 4/4, in cui fanno capolino gli assolo del basso elettrico (Kawamura Ryu) e di una giovane sassofonista baritono (Takao Ayu). Steve Gadd se ne va.

L’orchestra conclude il set ricordando Chick Corea. Esegue “Spain” in una versione davvero brutta, in cui la giovane batterista, insiste ancor di più con il suo modo di suonare senza pause, pieno di frasi funky alla Dave Weckl prima maniera, che già se fatte da lui stancano, per non dire, innervosiscono.

Applausi scontati e bis unico con il ritorno di Gadd per eseguire di nuovo un tema della sua band, “Way back Home”, in cui si ode una tromba sordinata e l’ennesimo assolo del trombone.

68 minuti trascorsi abbastanza bene, si sono ripetuti nel secondo set con la sola eccezione del brano finale : “Birdland” al posto di “Spain”.

Foto di YUKA YAMAJI




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