lunedì 14 gennaio 2019 - YouTrend

Sondaggi politici 2019: il punto sui primi dati dell’anno

Il 2019 è appena iniziato fra le polemiche. Al centro ci sono soprattutto i due partiti di governo, che infatti perdono terreno.

L’inizio del 2019 ha visto i partiti italiani cimentarsi su una serie di questioni politiche importanti, alcune delle quali frutto degli strascichi dell’anno appena concluso. Vista la lunga pausa natalizia dei sondaggi politici, oggi abbiamo le intenzioni di voto solo da tre istituti. Per questo oggi proveremo ad analizzare i trend di fondo delle tre rilevazioni a nostra disposizione, mentre per una vera Supermedia bisognerà aspettare la settimana prossima.

Le intenzioni di voto

I tre sondaggi pubblicati sono quelli di SWG (per il TG La7), Tecnè (per la trasmissione “Quarta Repubblica”) ed EMG (per “Agorà”). Vediamo come questi tre istituti mostrano il quadro delle preferenze per i partiti.

Al primo posto continua ad essere la Lega accreditata tra il 31 e il 32 per cento delle intenzioni di voto. Secondo è il Movimento 5 Stelle, situato tra il 24,9% di Tecnè e il 26,3% di SWG, con circa 6 punti di distacco dall’alleato di governo. Il Partito Democratico oscilla in modo marcato: SWG colloca i dem al 17,3 per cento, mentre EMG li dà addirittura al 19,1%. Forza Italia è all’8,3% per SWG ed EMG, ma sopra il 10% per Tecnè, che abitualmente ha un valore più alto degli altri per Berlusconi e i suoi. Finiamo con Fratelli d’Italia intorno al 4%, quindi prossima alla temuta soglia di sbarramento delle elezioni europee del 26 maggio.

Ma le intenzioni di voto di oggi da sole non bastano a capire cosa si sta muovendo in queste settimane. Per questo, facciamo un confronto puntuale su cosa è cambiato dall’ultima rilevazione di ogni istituto. La conclusione dei tre istituti è la medesima: Lega e M5S sono arretrati, il PD è leggermente cresciuto, FI e FDI sono sostanzialmente stabili.

In particolare, la Lega ha perso fino a un punto in tre settimane. I Cinque Stelle sono calati di pochi decimali per Tecnè e SWG, mentre EMG ha registrato una flessione di quasi due punti (-1,8%). L’istituto di Fabrizio Masia ha riscontrato anche un netto balzo in avanti per il PD, oltre un punto percentuale. Gli altri due istituti, invece, rilevano una crescita più bassa dei democratici (mezzo punto circa). Ma cosa ha influito sui sondaggi causando il calo della maggioranza e la crescita del primo partito di opposizione?

La Legge di Bilancio

Probabilmente il più importante fatto politico delle ultime settimane, il dibattito sulla Legge di Bilancio ha determinato una parte rilevante delle tendenze che abbiamo osservato. L’approvazione della manovra, infatti, è avvenuta il 30 dicembre, giusto in tempo per evitare l’esercizio provvisorio, ma annullando di fatto buona parte del dibattito parlamentare sulla versione definitiva del testo, presentata con un maxiemendamento dopo Natale.

Cosa pensano gli italiani di questa legge? Appena il 24% pensa che la Legge di Bilancio 2019 aiuterà la ripresa economica, contro un 55% di scettici, secondo EMG. Bisogna notare che i pessimisti non sono in percentuale rilevante solo nel PD, ma sono quasi pari agli ottimisti anche tra gli elettori dei due partiti di governo.

Sul merito della manovra, in effetti, dai sondaggi emergono diverse perplessità. In un sondaggio IPSOS per DiMartedì sulle due misure “chiave” – reddito di cittadinanza e quota 100 – gli insoddisfatti battono i soddisfatti: 56% a 40% sul reddito, 45% a 38% sulle pensioni.
Per di più, solo il 43% ritiene che varrebbe la pena aumentare le tasse per finanziare queste misure, mentre il 44% è in disaccordo.

Lo scontro sui migranti

Anche la questione dei migranti ha tenuto banco in questi primi giorni del 2019. Sul tema si è acutizzato il conflitto nel Governo, a seguito della scelta del Ministro dell’Interno di negare l’attracco a due navi ONG con 49 migranti a bordo, che le ha tenute bloccate per settimane in acque maltesi. Alla fine, dopo dichiarazioni contrapposte di Conte e Salvini, si è trovata una quadra che tenesse conto anche della richiesta di Malta, la redistribuzione nell’UE di questi migranti e dei circa 250 che erano sbarcati nelle settimane precedenti. Questa soluzione incontra il favore della maggior parte degli italiani secondo un sondaggio di Noto mandato in onda da “Cartabianca” mercoledì.

 

La linea dura di Salvini, che prevede di non accogliere nessun migrante viene condivisa solo dal 26% degli intervistati. Complessivamente, in questo caso il partito dell’accoglienza (che si trattasse di accoglierli tutti o solo alcuni, o ancora – come poi è stato – di dividerseli con l’Europa) è risultato nettamente maggioritario.

La polemica dei sindaci

Sempre legata al tema dei migranti è la polemica sul dl sicurezza, il sistema SPRAR e l’accoglienza dei richiedenti asilo. Il decreto è stato aspramente contestato da alcuni sindaci, contrari all’applicazione di alcune norme considerate discriminatorie, sulla cui legittimità sarà portato alla Corte Costituzionale il ricorso di alcune regioni guidate dal centrosinistra.

Che ne pensano gli italiani? Come sempre, dipende dalla domanda. Quando SWG ha chiesto agli intervistati con chi si schierano fra Salvini e i sindaci, le risposte si sono divise praticamente a metà (43% contro 38%) con una lieve preferenza per la posizione di Salvini. Tuttavia, appena 4 italiani su 10 hanno ammesso di aver seguito la vicenda “con attenzione” – e dunque di conoscere bene la questione – mentre una buona metà lo ha fatto ma solo “vagamente”.

 

Se invece si pone la domanda sulla disapplicazione della legge minacciata dai sindaci, come ha fatto Tecnè, le cose cambiano: il 55% degli intervistati si dichiara d’accordo con Salvini, un ulteriore 8% dice di non condividere la legge ma che questa va comunque rispettata, e solo il 26% la contesta al punto da preferire che non venga applicata.

Il caso Carige

Ma nell’ultima settimana è salita alle cronache anche la questione del salvataggio di banca Carige. Il mezzo è stato un decreto approvato nottetempo dal Consiglio dei Ministri riprendendo quasi alla lettera quello adottato dal Governo Gentiloni a fine 2016 per salvare MPS. All’epoca i 5 Stelle diedero battaglia, e oggi vengono attaccati per essersi rimangiati la promessa di non usare soldi dei cittadini per salvare le banche. L’opinione degli italiani è netta in materia, con meno di un terzo (32%) che ritiene giusto che lo Stato salvi le banche, ma la percentuale crolla addirittura all’8% fra gli elettori del M5S.

Di Maio e i Gilets Jaunes

Ma Di Maio è stato investito da polemiche anche per il sostegno offerto al movimento francese dei gilet gialli che contesta il presidente Emmanuel Macron. Anche per il modo in cui i media italiani hanno raccontato i gilet jaunes, la mossa non è stata molto apprezzata dagli elettori: solo il 37% pensa che Di Maio abbia fatto bene, contro il 46% che la pensa diversamente. Persino fra gli elettori di Lega e M5S una parte consistente (20-25%) non approva quanto fatto dal capo politico del Movimento.

Il nuovo ruolo di Giuseppe Conte

Infine, va sottolineato il nuovo protagonismo del presidente del consiglio Giuseppe Conte, per molto tempo giudicato un “fantasma” rispetto alle personalità più esuberanti dei due vicepremier Salvini e Di Maio. In tempi recenti, infatti, sempre più osservatori e analisti lo stanno indicando in realtà come la vera risorsa del M5S in chiave “anti-Salvini”. Due esempi di questo nuovo approccio sono stati la trattativa con la Commissione Europea sul deficit e la decisione – aspramente contestata da Salvini, ma infine presa a nome di tutto il Governo – di accogliere una parte dei 49 migranti di Sea Watch e Sea Eye.

 

Le conseguenze si vedono, nei sondaggi EMG. Salvini è ancora il membro del governo più influente per gli intervistati, ma le sue percentuali sono calate di ben 12 punti in un mese (da 66 a 54). Contemporaneamente è cresciuta la quota di Di Maio, ma soprattutto quella di chi pensa che a contare di più nel governo sia il premier Conte (dal 15 al 24 per cento).




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