venerdì 17 marzo 2023 - Gianluca Parisi

Società. "Lo schiaffo di Sannicandro" l’aneddoto tra la memoria storica dei paesi nascosti dell’Italia Meridionale

Ci sono dei paesi nascosti in Italia che non appaino neanche sulle mappe geografiche, pur contando qualche migliaia di abitanti. E' il caso di Petrulo della provincia di Caserta, il cui nome lo troviamo solo su qualche vecchia cartina di un centinaio di anni fa. 

Petrulo deve la sua esistenza al santo patrono San Nicandro vescovo e martire. I primi insediamenti del paese risalgono alla fine dell'impero romano, quando la vicina colonia Cales fu saccheggiata dai barbari. Gli abitanti si rifugiarono intorno al castrum preturi una zona tufacea nei pressi del fiume Lanzi che sorge dalla collina argillosa di "Laureta" (lavorare la creta). Il corso d'acqua oggi è a regime torrentizio, è stato deviato durante il Fascismo ed è un affluente del fiume Savone. All'epoca sfociava tra il Garigliano e l'Agnena, alla sorgente era di difficile accesso e le gallerie scavate ai margini nel tufo garantivano rifugio dalle incursioni dei predoni provenienti sia da mare che da terra. Gli abitanti vissero sotto traccia per secoli fin quando intorno al 1100 d.C., si costruì la borgata di Petrulo, da parte di una piccola comunità di monaci basiliani provenienti dall’Oriente, in fuga sin dall’VIII secolo dalla persecuzione iconoclasta. A Petrulo c'è il piccolo quartiere denominato Giudea, Iurea nel dialetto locale. In questa zona i monaci rafforzarono il culto per San Nicandro e l’integrazione della comunità di monaci con gli abitanti del posto portò alla realizzazione della chiesa antica (oggi sconsacrata) di S. Nicandro datata 1.106. Sannicandro è un santo miracoloso ma anche vendicativo come dicono ancora oggi gli abitanti del posto. Si raccontano diversi aneddoti, probabilmente frutto della fantasia popolare, ma comunque degni di nota. Alla fine della II Guerra Mondiale durante una processione ci fu un tentativo di rubare dell'oro dalla statua di Sannicandro, frutto di regalie per voti o miracoli ricevuti. Il ladro fu visto mentre si affannava a nascondere un attrezzo che gli avrebbe consentito di prendere l'oro. Dopo qualche anno l'uomo ebbe un figlio. Questi nacque con una malformazione alla mano, sembrava una mano mozzata. Gli abitanti del posto attribuirono quella disgrazia a Sannicandro. Un altro racconto nella memoria popolare narra di un giovane che era solito bestemmiare santi e madonne, lo faceva pubblicamente e in un occasione sfidò i fedeli che pregavano il santo. Il giovane il giorno seguente si ritrovò con le dita di una mano disegnato sul volto, lo schiaffo di Sannicandro! Ma chi era San Nicandro o Sannicandro? Nella biblioteca della cattedrale ortodossa di San Tito a Heraklion, attuale capoluogo dell’isola di Creta si trovano sue notizie. Nacque a Cania antica capitale di Creta intorno agli anni 25 d.C. Da giovanissimo apprese la notizia della passione e resurrezione di Gesù, aderì al Cristianesimo e fu nominato da san Tito sacerdote nella città di Agios Nikolaos nella parte occidentale dell’isola. Ci troviamo intorno agli anni 40 d.C. Per il suo zelo nel convertire gli abitanti alla fede cristiana fu nominato vescovo intorno agli anni 50 d.C. e inviato nell’odierna Turchia come primo vescovo di Myra. Alla morte di San Tito continuò la sua opera in Licia, la cui comunità cristiana crebbe a tal punto da preoccupare i Romani. Così al governatore Libanio, attraverso Lucio Domizio Apollinare, arrivò l’ordine di uccidere Sannicandro per dare un esempio e monito ai cristiani. Insieme al santo fu ucciso anche un anziano sacerdote di nome Ermeo: furono legati a dei cavalli lanciati al galoppo e trascinati fin quando ebbero la pelle strappata e la terra bagnata col sangue delle loro ferite. Furono poi appesi e colpiti con una tavola di legno e torturati prima col fuoco, poi con dei chiodi piantati in petto e nel corpo. Furono gettati in un sepolcro e seppelliti, senza neanche verificare fossero ancora vivi. Il racconto della loro morte ebbe effetto contrario, divennero i due martiri di Licia. Alla fine del 1500 Papa Clemente VIII, avviò una politica di riavvicinamento con le le chiese cristiane di rito bizantino, in particolare con i monaci basiliani. Questi portarono a Roma notizie e reliquie dei martiri. Il Papa li fece santi al 4 novembre. Nel 1914 le reliquie di San Nicandro furono portate da Roma a Petrulo dove il Santo è venerato oltre che il 4 novembre, la prima domenica dopo il 9 agosto. Il nome Nicandro è poco diffuso in Italia, è associato ad altri santi a Venafro provincia di Isernia, a San Nicandro Garganico in Puglia, a Tremensuoli frazione di Minturno (Latina) e a Ravenna e L’Aquila dove sorgono chiese dedicate. In Grecia il culto del santo oggi non è venerato ed il nome Nikandros è in disuso. (Foto: santino storico di Sannicandro e San Tito dipinto della chiesa di Maila a Creta).




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