mercoledì 31 gennaio 2018 - Oggiscienza

Smartphone | La generazione iGen e il tempo della felicità

I ragazzi che trascorrono più tempo davanti a uno schermo risultano meno felici rispetto ai coetanei che investono il tempo libero in altre attività.

 

di Francesca Camilli

Gli adolescenti che trascorrono molto tempo usando lo smartphone sono più infelici. Lo afferma un’analisi guidata dai Jean Twenge dell’Università di San Diego pubblicata sulla rivista Emotion.

I dati sono stati ricavati dallo studio longitudinale Monitoring the Future, un sondaggio nazionale che ha riguardato più di un milione di ragazzi americani di età compresa tra i 13 e i 18 anni. Nel sondaggio è stato chiesto ai ragazzi quanto tempo passassero tra telefono, tablet e computer, e sono state poste alcune domande sulle interazioni sociali e sul livello generale di felicità. In media, i ragazzi che trascorrono più tempo davanti a uno schermo – giocando a un videogioco, usando i social media, mandando messaggi e video – sono risultati meno felici rispetto ai loro coetanei che investono il tempo libero in attività come lo sport, la lettura di quotidiani e riviste, e le interazioni faccia a faccia.

Twenge ritiene che il tempo passato davanti a uno schermo sia fonte di infelicità, e non il contrario. L’analisi non indaga il rapporto di causa-effetto, ma altre ricerche hanno mostrato come l’uso dei social mediapossa causare insoddisfazione, mentre non è stato provato che l’infelicità spinga a un maggiore uso dei social. Ma neanche la totale astinenza dagli smartphone porta alla felicità, aggiunge la ricercatrice. I ragazzi più felici usano gli smartphone poco meno di un’ora al giorno: superata questa soglia, l’infelicità aumenta in modo proporzionale al tempo trascorso davanti allo schermo. L’obiettivo ideale sarebbe quello di usare i device digitali per non più di due ore al giorno e aumentare il tempo trascorso con gli amici e il tempo dedicato allo sport.

Twenge studia da più di 25 anni i trend generazionali: dai Baby Boomersalla Generazione X, fino ai Millennials e alla iGen, quella dei ragazzi nati dopo la metà degli anni ’90. Come spiega in un articolo pubblicato su The Atlantic, adattato dal suo ultimo libro iGen: Why Today’s Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy–and Completely Unprepared for Adulthood, nel 2012 si è verificato un cambiamento netto nei comportamenti e negli stati emotivi dei ragazzi. Questa differenza tra i Millennials e la iGen è legata non solo alla visione della vita ma anche al modo in cui i ragazzi trascorrono il loro tempo e alle esperienze che vivono quotidianamente, le quali influenzano la natura delle interazioni sociali e la salute mentale.

Non è un caso, secondo la ricercatrice, che proprio nel 2012 la percentuale di americani proprietari di uno smartphone abbia raggiunto il 50%. In particolare, nella vita degli adolescenti, i più grandi cambiamenti osservati tra il 2012 e il 2016 sono stati l’aumento del tempo trascorso utilizzando dispositivi digitali, la riduzione delle attività sociali svolte di persona e la diminuzione delle ore di sonno. In uno studio pubblicato su Clinical Psychological Science lo scorso novembre, Twenge aveva inoltre descritto una correlazione tra ore trascorse utilizzando dispositivi digitali e sintomi depressivi o tentativi di suicidio. L’arrivo degli smartphone sarebbe quindi la spiegazione più plausibile per l’improvviso calo del benessere dei ragazzi.




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