mercoledì 9 ottobre 2019 - YouTrend

Simulazione: cosa succede dopo il taglio dei parlamentari?

L’alleanza PD-M5S apre nuovi scenari. Se si tornasse al voto l’esito sarebbe molto incerto

di Giovanni Forti

 
 

Ieri alla Camera dei Deputati si è votata in quarta (e ultima) lettura la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, proposta di bandiera del Movimento 5 Stelle. Le prime 3 letture sono state approvate dalla (ex) maggioranza giallo-verde, mentre quest’ultima ha visto quasi tutte le forze votare a favore, incluso il Partito Democratico (in precedenza contrario). Ma come andrebbero le elezioni se si tornasse a votare per il nuovo Parlamento?

Tempi e modi della riforma

Se fosse approvata in via definitiva, la riforma taglierebbe il numero di deputati da 630 a 400 e quello dei senatori elettivi da 315 a 200. Tuttavia, poiché non è stata approvata da almeno i 2/3 dei parlamentari, l’iter della riforma non si conclude oggi: bisognerà ancora attendere l’eventuale richiesta di referendum confermativo, che in questi casi può essere richiesto piuttosto facilmente (è sufficiente che lo richieda un quinto dei componenti di una delle due Camere, oppure – come per i referendum abrogativi – 500 mila elettori, oppure 5 consigli regionali). Dopo l’approvazione di oggi, se il referendum non venisse richiesto (o se vincessero i Sì), la riforma entrerebbe in vigore dalle elezioni successive.

L’alleanza PD-M5S

Ma il taglio dei parlamentari non sarebbe l’unico fatto nuovo della politica italiana. Con la nascita del Governo Conte bis si è profilata un’altra novità: l’alleanza fra centrosinistra e Movimento 5 Stelle, rafforzata dalla scelta di un candidato unitario alle Regionali in Umbria. Questa novità ci spinge a ipotizzare uno scenario del tutto inedito nelle nostre simulazioni: una coalizione M5S-PD anche alle Politiche.

In effetti, ancora in occasione di quelle effettuate lo scorso 29 agosto, il dialogo tra PD e M5S per formare il nuovo governo sembrava ad uno stato troppo embrionale per poter immaginare un’intesa di tipo elettorale. Oggi, però, i tempi sembrano decisamente più maturi. Per di più, l’approvazione della riforma di oggi potrebbe significare un altro passo nella direzione di un’alleanza organica fra quelle che sono (stando ai sondaggi) la seconda e la terza forza politica in Italia. E, come stiamo per vedere, una coalizione elettorale giallo-rossa potrebbe avere buon gioco nelle urne.

Il Rosatellum dopo il taglio dei parlamentari

Contrariamente a quanto si è sentito dire spesso nelle ultime settimane, il taglio dei parlamentari avrà un impatto limitato sulla legge elettorale. Lo scorso marzo, infatti, è stata approvata una mini-riforma della legge elettorale che adegua automaticamente il numero di collegi uninominali al numero di componenti delle camere, in modo da evitare che la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari alterasse la quota di seggi assegnati col maggioritario prevista dal Rosatellum (circa un terzo).

Insomma, con il taglio non ci sarà bisogno di intervenire ulteriormente sulla legge elettorale, poiché i collegi uninominali (che oggi sono 232 alla Camera e 116 al Senato) diminuirebbero in proporzione: ne avremmo quindi 147 alla Camera e 74 al Senato. Anche i parlamentari eletti all’estero sarebbero meno, passando da 12 a 8 alla Camera e da 6 a 4 al Senato.

Maggioranza giallo-rossa con il Rosatellum

Se si andasse a elezioni con questa nuova cornice, come andrebbe la maggioranza giallorossa? Abbiamo provato a rispondere con una nuova simulazione, basata sulla distribuzione territoriale del voto emersa in occasione delle scorse Europee e dall’ultimo sondaggio Quorum/YouTrend per SkyTG24.

Lo scenario che abbiamo testato prevede una coalizione fra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Europa Verde e La Sinistra al 46,2% dei consensi. La contrapposizione è con un centrodestra unito al 47,2%, con Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Cambiamo! di Giovanni Toti. Ma quando trasformiamo i voti in seggi con il Rosatellum i risultati sono sorprendenti: in entrambi i rami del Parlamento la coalizione oggi al governo sarebbe sull’orlo della maggioranza assoluta.

Camera dei Deputati

Per la precisione, alla Camera i giallo-rossi potrebbero contare su 199 seggi su 392. Basterebbe che ottenessero 2 degli 8 seggi riservati alla circoscrizione Estero per raggiungere la maggioranza assoluta. Le forze dell’attuale maggioranza potrebbero vincere in 78 collegi su 147, con una significativa differenza territoriale: vincerebbero infatti circa l’85% dei collegi delle regioni del Sud e delle Isole. Da Roma in su, invece, PD-M5S e alleati risulterebbero vincenti essenzialmente nei collegi dell’ex Zona Rossa e nelle grandi città.

Il centrodestra, al contrario, si imporrebbe prevalentemente nel Nord. Al di fuori dei collegi urbani di Torino, Milano e Genova, la coalizione a trazione leghista vincerebbe tutti i collegi del Nord Ovest, nonché quelli delVenetoe del Friuli-Venezia Giulia. In totale la coalizione guidata da Matteo Salvini otterrebbe 67 seggi nella componente maggioritaria. La Südtiroler Volkspartei si imporrebbe invece nei 2 collegi altoatesini.

Tutto questo giungerebbe a fronte di un sostanziale pareggio nel proporzionale: con il 46,2% complessivo, infatti, i giallo-rossi otterrebbero 121 seggi, mentre il 47,2% garantirebbe a Lega (84), Forza Italia (18) e FDI (21) un totale di 123 seggi. Alla fine, prima dei seggi attribuiti all’estero, la maggioranza di Zingaretti-Di Maio-Renzi avrebbe 9 seggi di vantaggio sulla coalizione Salvini-Meloni-Berlusconi.

Taglio dei parlamentari: Camera dei Deputati con il Rosatellum

Senato della Repubblica

Se guardiamo al Senato, anche qui ci sarebbe una maggioranza giallo-rossa: su un totale di 196 seggi – al netto dei 4 senatori eletti all’estero e dei senatori a vita – democratici, pentastellati e sinistra ne otterrebbero esattamente 101, 8 in più del centrodestra, fermo a quota 93.

Il vantaggio verrebbe costruito, come alla Camera, nel maggioritario: dei 43 collegi dall’Emilia Romagna in giù, centrosinistra e 5 Stelle ne perderebbero meno di dieci. In totale, i collegi vinti sarebbero 40, a fronte dei 32 del centrodestra e dei 2 di SVP.

Per quanto riguarda la quota proporzionale, qui assegnato su base regionale, ci sarebbe invece un pareggio preciso con 61 eletti per ciascuna coalizione.

Taglio dei parlamentari: Senato della Repubblica con il Rosatellum

E se invece Matteo Renzi decidesse di sfilarsi da una coalizione PD-M5S in caso di voto con il Rosatellum? In questo caso molto dipenderebbe dai livelli di consenso sui quali si stabilizzerà Italia Viva, che ha iniziato ad essere rilevata nei sondaggi solo da poche settimane. Con i numeri attuali – nel nostro sondaggio IV è al 3,6% – alcuni collegi potrebbero cambiare “colore”, ma non è affatto detto che ciò basti a ribaltare gli equilibri e a dare la maggioranza al centrodestra.

Infine: quali sono gli effetti che potrebbe avere una legge elettorale diversa da quelle viste in questa sede? ad esempio un proporzionale con circoscrizioni medie o piccole (simile a quello spagnolo) o un maggioritario con doppio turno alla francese? Naturalmente, fino alla definizione delle nuove circoscrizioni o dei nuovi collegi è molto difficile dare indicazioni precise. Ma, da quanto abbiamo visto finora, le nostre simulazioni ci consegnano una certezza: nessun esito sembra impossibile.

Il taglio dei parlamentari con il proporzionale

Ma nei piani del Governo Conte bis non c’è solo il taglio dei parlamentari ormai alle porte. Come riporta il documento sottoscritto dai gruppi di maggioranza pubblicato dall’Ansa, infatti, in cima al programma delle prossime riforme istituzionali c’è anche una riforma della legge elettorale, presumibilmente in senso proporzionale. Ma cosa accadrebbe se si votasse con questo nuovo sistema di voto? In assenza di indicazioni più precise, abbiamo effettuato una simulazione con un sistema proporzionale puro, con circoscrizione unica nazionale e una soglia di sbarramento al 3%.

In questo caso, il risultato sarebbe ancora più in bilico, con un pareggio: alla Camera il centrodestra unito si attesterebbe infatti a 195 seggi, esattamente quanti ne otterrebbe l’attuale maggioranza (con i partiti di centrosinistra a quota 118 e il Movimento 5 Stelle a 77). La scelta degli elettori italiani residenti all’estero diventerebbe in questo caso decisiva (come accadde nel 2006 al Senato).

Taglio dei parlamentari – Camera dei Deputati con il proporzionale

Senato

Al Senato la situazione sarebbe, se possibile, ancora più incerta. Infatti, la Costituzione attuale prevede espressamente che i seggi di Palazzo Madama siano assegnati su base regionale (art. 57 Cost.): ma anche questo punto rientra fra le riforme previste dai partiti che sostengono il governo. Non sappiamo quale sarà il punto d’arrivo di una eventuale riforma, ma nel dubbio la nostra simulazione contempla due scenari: uno con riparto regionale, l’altro con riparto nazionale.

I risultati, però, sono quasi identici e in entrambi i casi estremamente incerti: prevarrebbe il centrodestra, con uno scarto di un seggio (98 a 97) in caso di circoscrizione unica nazionale, oppure di quattro (99 a 95) con le ripartizioni regionali. Anche stavolta, quindi, gli eletti all’estero – insieme con i senatori a vita e rappresentanti delle minoranze linguistiche – sarebbero l’ago della bilancia di un’ipotetica maggioranza.

Taglio dei parlamentari – Senato della Repubblica con il proporzionale

Gli altri scenari

Dopo questa lunga carrellata, gli interrogativi anziché diminuire si moltiplicano. Come andrebbero le elezioni se l’accordo giallo-rosso alla fine non si concretizzasse? In questo caso, poco cambierebbe rispetto a quanto abbiamo già visto qualche mese fa: solo le divisioni interne potrebbero impedire una netta affermazione del centrodestra. Una coalizione di Lega e FdI senza Forza Italia potrebbe ottenere una maggioranza – sia pure con pochi seggi di margine.

 




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