sabato 21 febbraio 2015 - Doriana Goracci

"Si Se Puede" Grecia e Spagna vanno a braccetto avanti

 

 

Ho ricevuto una mail – a mio avviso molto molto ricca - da Andrea De Lotto, insegnante che vive in Spagna, ma la lettera ne contiene due di messaggi; uno dedicato alla Grecia, scritto da Rodrigo Rivas, economista cileno, parlamentare ai tempi di Allende, esule dal 1974, direttore di Radio Popolare e che oggi lavora in Umbria per le politiche sociali di Città di Castello.

L’ altro messaggio è dalla Spagna, con un video. Fatene buon uso dovunque. E l’Italia? Speriamo di non ricantare come fece il meraviglioso Gaber “E l’Italia giocava alle carte 
e parlava di calcio nei bar…”

 

Blackstone, la più grande società finanziaria statunitense specializzata nei settori di private equity, investimenti immobiliari, hedge funds, ha acquistato proprietà immobiliari dalla Banca della Catalogna, un istituto finanziario spagnolo salvato con 12 milioni di euro (15,4 miliardi dollari) di soldi dei contribuenti. Blackstone compra i prestiti in arretrato scontati, ma questi prestiti sono in realtà le famiglie, le famiglie che hanno perso il lavoro e sono ora in procinto di essere sfrattati dalle loro case. Il popolo non ha ricevuto alcun aiuto o una soluzione per i propri problemi, mentre le nostre tasse portano hedge fund internazionali.

https://www.youtube.com/watch?v=HRafFnz8mlE

Per gli attivisti PAH (Plataforma de los afectados por la hipoteca) , tutto questo è abuso e ingiustizia per tutti i cittadini. Queste case appartengono al popolo e non agli speculatori finanziari. Pignoramenti e sfratti stanno aumentando rapidamente in Spagna sotto la pressione di Blackstone, ma la PAH ha un messaggio: “Si tratta di una lotta globale per il diritto alla casa, non ci fermeremo, e vinceremo. Sì, si può”

Grecia e la ricomparsa del “principio speranza”

1) Tra il 2009 e il 2014, grazie alla cura della troika il PIL greco diminuiva del 26% e il debito pubblico passava dal 129,7% al 175% del PIL. La disoccupazione balzava al 25% (50% tra i giovani), i livelli di povertà si duplicavano, ai pensionati venivano ridotte le pensioni, i costi dei servizi pubblici fondamentali aumentavano, il budget del Ministero di Sanità diminuiva del 23,7%, tutti gli impiegati pubblici subivano forti decurtazioni dei loro stipendi, un terzo delle aziende esistenti chiudeva definitivamente i battenti…
Se i perdenti di questa politica sono chiari, lo sono anche i vincenti. Sono, anzitutto, i creditori, ovvero le banche, principalmente francesi e tedesche, che hanno conservato i loro bilanci inalterati e si sono disfatti dei buoni dello Stato senza perdite (dal 2012, il 90% del debito greco è in mano agli Stati, il BCE e il FMI, un’altra splendida e grafica rappresentazione del processo di socializzazione delle perdite).

Gli altri vincenti sono “i falchi dell’austerità” (Paul Krugman), “fautori di politiche stupide” (Joseph Stiglitz).
Ad essere schietti, più che fautori di politiche stupide mi sembrano fautori di politiche di classe. Comunque, queste politiche non hanno avuto alcun effetto positivo, nemmeno da una prospettiva neoliberista. Non è un caso: gli effetti positivi erano esclusi. La sola intenzione era, ed è, garantire a qualunque costo l’enorme affare del debito, i profitti dei creditori e delle grandi aziende. La troika non ha mai preso in considerazione le condizioni di vita ed i diritti dei cittadini né il debole tessuto produttivo greco. Depurate dalle bugie (il FMI parla di “errori tecnici”), tutte e ognuna delle loro misure sono servite a smantellare le leggi che proteggevano i lavoratori e garantivano i loro diritti (anche quelli dei professionisti, dei lavoratori autonomi e delle aziende familiari), a beneficio esclusivo delle grandi corporazioni e del capitale transnazionale, ai quali è stato offerto un territorio libero di restrizioni (lavoro, ambiente, fiscali), per arricchirsi senza limiti.

Le dimensioni colossali del furto spiegano la scelta degli elettori greci, scelta con un’unica certezza: l’accanita e rabbiosa opposizione dei poteri forti e dei loro cantori, in Grecia e all’estero. Forse non era una preoccupazione fondamentale dei greci ma, non finiremo mai di ringraziarli a sufficienza, con la loro scelta hanno ristabilito in Europa il “principio speranza” . Era ora.


2) Da una semplice lettura del programma in 40 punti del governo di Syriza si vede che questo si basa nel senso comune più che nelle ideologie. Per molti versi risulta assai meno radicale delle proposte della destra europea e non si osservano parentele con altre pratiche di governo contemporanei (ad esempio, quello di Renzi).

In estrema sintesi, propone:

a) Realizzare l’audit (verifica ispettiva) delle oscure origini del debito pubblico, rinegoziarlo e condizionarne il pagamento alla ripresa dell’economia; ridistribuire il carico fiscale per far pagare di più i più ricchi (ad esempio gli armatori e la chiesa ortodossa); proporre una legge elettorale proporzionale; vietare la speculazione finanziaria; ridurre la spesa militare.

b) Reintrodurre il salario minimo ai livelli precedenti all’“aggiustamento strutturale” imposto dalla troika; ospitare i senza casa in edifici del governo, le banche e la chiesa; offrire la prima colazione e il pranzo gratuitamente agli allievi delle scuole pubbliche; includere i disoccupati, i poveri e i senza tetto nei servizi sanitari pubblici; assistere finanziariamente le famiglie strangolate da ipoteche; ampliare i programmi rivolti a disoccupati, famiglie monoparentali, anziani, portatori di handicap e persone senza reddito; ridurre l’IVA sui prodotti di prima necessità.


c) Nazionalizzare la banca privata, le ferrovie, gli aeroporti, la posta e l’acqua potabile; stabilire la parità salariale tra uomini e donne; limitare i contratti temporali; ampliare la protezione lavorale e salariale per gli occupati a tempo parziale; riformare la costituzione per garantire la separazione Chiesa-Stato il diritto all’educazione, alla salute e alla protezione dell’ambiente.
d) Sottoporre a referendum vincolante i trattati con l’Unione Europea; abolire tutti i privilegi dei parlamentari e dei ministri (i tribunali ordinari potranno sottoporli a processo come ad ogni cittadino).
e) Demilitarizzare la guardia costiera, sciogliere le forze speciali e vietare la presenza di poliziotti armati alle manifestazioni; cambiare i piani di studio delle accademie di polizia enfatizzandone i temi sociali, l’immigrazione, le droghe e l’esclusione sociale.
f) Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per immigranti; facilitarne la ricomposizione familiare; dare loro pieno accesso alla sanità e alla educazione (anche agli indocumentati).
g) Regolare il diritto alla obiezione di coscienza riguardo il servizio militare.
g) Eliminare il copagamento nei servizi sanitari pubblici; eliminare ogni partecipazione privata nel sistema sanitario pubblico.
g) Ritirare le truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani (“nessun soldato greco dovrà restare fuori dai confini nazionali”).
h) Interrompere gli accordi di cooperazione militare con Israele e appoggiare la creazione dello Stato palestinese entro i confini del 1967.
i) Negoziare un accordo stabile con la Turchia.
l) Chiudere tutte le basi militari straniere e abbandonare la NATO.
3) Per i tenori travestiti da giornalisti e, forse, per buona parte della disinformata opinione pubblica europea, molte tra queste sono proposte campate per aria. E’ falso. Ad esempio, riguardo il punto più controverso, il debito estero, non solo è d’accordo persino Barack Obama, ma lo stesso “Regolamento della UE per i paesi sottoposti ai piano di aggiustamento strutturale” recita: “Uno Stato membro sottoposto ad un programma di aggiustamento macroeconomico realizzerà un audit esaustivo delle sue finanze pubbliche allo scopo, tra altre cose, di valutare le ragioni per cui si è indebitato eccessivamente e accertare ogni possibile irregolarità”. (“Regolamento UE 472/2013”, art. 7/9, adottato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo il 21 maggio 2013. Ciò malgrado, il 4 febbraio 2015 la BCE ha deciso di dare un ultimatum alla Grecia. Firmato da Mario Draghi, oltre all’eco sinistra (l’Europa vuole imporre l’alternativa fascista di Alba Dorata?), è una decisione imbarazzante se si considera che fu proprio l’attuale capo della BCE ad avallare – in quanto responsabile della Goldman Sachs per l’Europa – i conti falsi con cui il governo greco riuscì ad entrare nell’euro dando inizio alla tragedia greca in corso.
4) Oltre alla crescita dei fascismi, lo scenario conflittuale in Europa non si riduce all’economia e include tensioni geopolitiche nella regione orientale, legate al controllo territoriale e alla sovranità sulle risorse naturali strategiche, che hanno portato la UE ad annunciare nuove sanzioni contro la Russia (gennaio 2015). Senza approfondire il tema, in un contesto segnato dal caos globale va sottolineato che questa ipotesi è stata respinta dal nuovo governo greco secondo il quale “la Grecia non ha alcun interesse ad imporre sanzioni alla Russia”, trasformando la crisi ucraina e l’atteggiamento verso la Russia in elementi vitali della trattativa con la UE: “La Grecia può svolgere un ruolo particolare nella mediazione e lo sviluppo delle trattative Unione Europea-Mosca”. Va da sé: poiché il Kremlino cerca di diminuire l’intensità dell’offensiva economica della UE e degli USA, si è affrettato a dichiarare: “Se c’è una richiesta di aiuto dal governo greco al governo russo, la prenderemo seriamente in considerazione.
Se alla diversità di opinioni sulla Russia si aggiunge il preannunciato rifiuto di Atene al TTIP, il trattato commerciale con cui i neoliberisti delle due sponde dell’Atlantico intendono santificare il loro dominio per secula seculorum, si deve concludere che la scommessa delle classi dirigenti europee sembra chiara: o Atene si arrende alla ineluttabilità delle loro decisioni, o viene messa fuori dalla porta. Meno chiaro l’atteggiamento dei progressisti europei che per ora, Gaber dixit, giocano a carte e discutono di calcio nei bar.
5) Il caos globale ha ragioni e motivazioni che non posso trattare in questa sede, comunque riducibili alla decadenza imperiale e, forse, dei sistemi democratici come li abbiamo conosciuto finora (l’idea della democrazia come costruzione permanente fondata sulla partecipazione cittadina che potrei chiamare “ecosocialismo”, è tutt’altra cosa e ne presuppone il superamento).
Comunque, nel caos si distingue con nettezza la direzione di marcia scelta dalle classi dirigenti: barra dritta verso il Medioevo. Difficile interpretare diversamente i dati. Ad esempio, nel 2016 l’1% più ricco della popolazione mondiale possiederà una ricchezza superiore al restante 99% (nel 2014, ne possiedeva già il 48%) e gli 80 multimiliardari in testa hanno incrementato la loro ricchezza di 600 miliardi di dollari in 4 anni, equivalenti alla somma dei PIL di 11 paesi che hanno una popolazione di 2.300 milioni di persone. Ciò si trova alla base, ad esempio, della disoccupazione giovanile (40% a livello complessivo).
Ciò non può essere modificato senza affrontare le disuguaglianze globali: alla fine del 2014, il 79% della popolazione mondiale aveva solo il 5,5% della ricchezza mondiale e la sua partecipazione si è ridotta di 750 miliardi di dollari in 4 anni.
Perciò, mentre qualcuno afferma che è arrivata l’ora di “mettere il turbo alle riforme” (quali?), i severi banchieri olandesi hanno deciso che, dal 2016, tutti loro si sottoporranno ad un nuovo giuramento: “Giuro che cercherò di mantenere e promuovere la fiducia nel settore finanziario. Che Dio mi aiuti!”, per trasformare Dio nel regolatore del loro sistema bancario. Non solo loro: Lloyd Blankfein, presidente esecutivo di Goldman Sachs, assicura che i banchieri stanno mettendo in opera la volontà di Dio, Wall Street e la City londinese garantiscono la loro disponibilità a introdurre il giuramento. Sarebbe un ottimo succedaneo all’etica mancante.
6) Cosa farà la sinistra progressista in questo quadro. Forse continuerà a giocare a carte, ma vale la pena provare a discuterne ancora seriamente. Lo spazio mi costringe a rimandare un mio contributo a tale discussione. Con la speranza nata dalla Grecia mi limito a chiudere citando Winston Churchill: “Mai nel campo dei conflitti umani, così tanti dovettero così tanto a così pochi”.

Rodrigo A. Rivas
Città di Castello, febbraio 2015

https://www.youtube.com/watch?v=zvauPUGSV_U

 




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