Shirin Neshat a Milano fino all’8 giugno
L’artista iraniana Shirin Neshat, sarà in mostra al Pac di Milano fino a giugno, con Body of Evidence una personale che esporrà quasi duecento opere fotografiche e dieci video-installazioni per ripercorrere trent’anni della sua carriera.
L’artista, nata in Iran nel 1957, è fuggita giovane dal suo paese, ed è stata vincitrice dei premi più prestigiosi del mondo dell’arte, nella sua carriera. Artista multidisciplinare tra fotografia e cinema, premiata alla Biennale di Venezia nel 2009 con il Leone d’Oro per il film Donne senza Uomini, e ospitata nei musei più importanti del mondo come il Guggenheim Museum Of New York o al Tate Modern di Londra.
L’artista indaga il suo paese, le donne e gli uomini iraniani ma non solo, affronta tematiche religiose e sociali inerenti il suo paese di origine. Si forma fuori dal suo paese, fugge dal suo paese, ma dal suo paese trae una profonda indagine. Lei studia la letteratura iraniana, delle donne che hanno lottato ma anche degli uomini, studia le condizioni sociali dei prigionieri, ma anche la psicologia dei personaggi che rappresenta nelle sue opere. Potere, religione, razza, passato e presente.
“Ci invita a riflettere sul rapporto tra individuo e collettività, tra storia e contemporaneità, offrendo una lettura puntuale delle sfide del nostro tempo” ha dichiarato Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano e si aggiudica, come mostra un ruolo importante nel 2025 a Milano anche per la grossa riflessione che si accende sulle identità in trasformazione, sul passato ed il contemporaneo.
La mostra, promossa dal Comune di Milano si aprirà il 28 marzo con un percorso espositivo che inizierà con Fervor (2000), un video di un uomo ed una donna e degli elementi che li accomunano. Continua con Rapture (1999), Turbulent (1998) un cortometraggio vincitore del Leone d’Oro, che narra il canto di una voce maschile ed una femminile, con due figure sullo stesso schermo ma separate nello sfondo.
Land of Dream (2019), 111 ritratti ed un video in cui la protagonista è una donna che lavora ad un reportage ma con un segreto nascosto. Fury (2023) un video preceduto da tre scatti.
The Book of Kings (2012) un’installazione che comprende ritratti i cui corpi portano le scritte tratte da un poema epico e scritti di prigionieri.
Women of Allah (1993-1997) una delle sue opere più conosciute in cui vengono ritratte donne con i corpi velati e delle scritte arabe sul corpo o sugli indumenti.
Il percorso si concluderà con due video, Soliloquy (1999) l’unica opera in cui appare Shirin Neshat e Passage (2001).