venerdì 11 settembre 2015 - Angelo Cerciello

Shame: storia di un uomo ossessionato dal sesso

Shame è un film del 2011 diretto da Steve McQueen. Il film comincia facendo vedere un uomo che si alza dal letto. Tale uomo si chiama Brandon ed è una persona ossessionata morbosamente dal sesso. Oltre ad avere incontri occasionali con svariate donne, che spesso sono prostitute, l’uomo si masturba nel bagno o a lavoro o a casa. Sempre a casa l’uomo ha un’infinità quantità di riviste porno e, su internet, frequenta siti porno con cam girl.

Brandon è una persona solitaria, malinconica e triste: il sesso sembra essere la sua valvola di sfogo in una vita ordinaria e monotona all’inverosimile. A rompere la routine è l’arrivo della sorella Sissy, alquanto sbandata ed eccentrica allo stesso tempo. Sissy è una cantante e Brandon, con il suo capo, va una delle serate in cui canta Sissy. La donna prima flirta con il capo di Brandon e poi finisce per portarlo a casa del fratello, dove era stata generosamente ospitata. Brandon, così, è costretto ad uscire per lasciare la sorella sola con il suo capo. Quando torna si mette a letto. Arriva Sissy ma Brandon la caccia dalla stanza.

Il rapporto tra i due non è tanto positivo: Brandon non sopporta per niente la sorella che sembra rubargli la sua privacy con un’enorme invadenza. Allo stesso tempo, però, Sissy cerca di stabilire un contatto umano con il fratello che vede triste e malinconico oltre che solo e sconsolato. Ma la reazione del fratello ai continui tentativi di Sissy di avvinarsi a lui è violenta e spropositata come in un diverbio tra i due al quale segue un tentativo di suicidio della donna, salvata per fortuna da Brandon e portata in ospedale.

Eccezionale una delle ultime scene del film nella quale Brandon finisce per accasciarsi a terra disperato sia per se stesso che per quello che è accaduto alla sorella. La vita dissoluta dell’uomo, dal punto di vista sessuale e non solo, è come un nido sicuro per l’uomo, un nido nella vita quotidiana in cui rifugiarsi e ritrovare il contatto umano.

Dopo il ritorno della sorella Brandon si risveglia e prende coscienza di quanto la sua vita sia senza senso e ritrova anche il contatto umano che gli mancava in modo disperato. Egli cercava di ovviare a tale mancanza con un contatto umanoperverso e viziato, un contatto umano depravato e pervertito, un contatto umano assolutamente degenere.

Nella scena finale Brandon si trova su un treno della metropolitana e incrocia per molto tempo lo sguardo di una ragazza sconosciuta con occhiate mirate ad un fine sessuale. Tale evento già si era manifestato in una scena precedente del film con un’altra donna. Lo sguardo di Brandon però è ora è molto diverso: meno malizioso, meno sagace e oltremodo provato dalla sofferenza e dalla consapevolezza che tutte le cose che faceva prima ora gli sembrano vane ed insulse.

Brandon è una figura tormentata, sofferta: il suo personaggio, ottimamente interpretato da Michael Fassbender, esprime isolamento e abbandono, esprime desolazione e aridità dell’animo. Sissy, interpretata da una struggente e passionale Carey Mulligan, invece, è la figura che dona colore all’universo grigio e insipido che è la vita di Brandon. Carey Mulligan trasmette al suo personaggio intensità ed energia. Commovente e toccante la performance di Sissy che cantaNew York, New York: una performance dolce e incantevole ma anche tanto intensa ed efficace.




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