venerdì 2 gennaio 2015 - Annalisa Martinelli

Sgarbi e gli anni delle meraviglie

 Presentato a Ferrara l'ultimo libro del critico d'arte, tra polemiche ed appassionanti analisi.

Gli incontri con Vittorio Sgarbi non sono mai scontati e prevedibili. Un tumulto di emozioni diversificate travolge la gremitissima sala dell'IBS Bookstore di Ferrara (il 30/12/14), scardina i rigidi formalismi, scuote le anime pigre e non lascia spazio alle incertezze.

Arriva avvolto in un tabarro nero, accompagnato dalla fidanzata storica Sabrina Colle, e prima di accomodarsi si concede gentilmente alla folla. Firma qualche autografo, stringe alcune mani e, abbandonandosi ad un bacio rubato con decisione da una fan, commenta: "C'è un certo movimento qui".

Dopo la presentazione del critico ferrarese Sergio Risaliti, Sgarbi Inizia con una polemica che definisce "umana": l'accorpamento delle province. Con l'occasione lancia frecciate in ordine sparso, mai casuali. "La provincia di Ferrara cos'ha fatto? C'era una tale Zappaterra che andrebbe arrestata, la quale ha presieduto la provincia dai contorni incerti...".

La seconda, ancora più pungente, rivolta alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara. O meglio, alla direttrice. E alla precedente. E a quella prima ancora. "Tre oche giulive che hanno rovinato la Pinacoteca Nazionale di Ferrara". Le sue parole si scagliano come "bombe intelligenti" verso l'obiettivo, pur seminando effetti collaterali. Nel mirino anche la mostra presente in città sul Bastianino. "Qual è il Museo più importante della città? La Pinacoteca. Quasi nessuno sa che si trova nel Palazzo dei Diamanti" - lamenta - "ci vorrebbe una segnaletica adeguata e magari un biglietto unico, per visitare oltre alle mostre d'arte moderna e contemporanea al piano inferiore, anche il museo della Pinacoteca".

Non può fare a meno di suggerire un cartello, per i visitatori delle varie mostre di Mirò, Chagall, Matisse e compagnia bella, con un affettuoso: "Capra, sali" (che c'è la Pinacoteca con meravigliosi tesori). E nessuno sa chi è Bastianino. "Avrebbe avuto maggior effetto unire il nome del Bastianino a quello di Michelangelo, dato che il Giudizio Universale raffigurato dal pittore nell’abside della cattedrale ferrarese è ispirato a quello di Michelangelo nella Cappella Sistina».

La miccia che fa incendiare le corde vocali del noto critico d'arte, è l'appello con raccolta di 130 firme, tra cui anche quella dell'attuale direttrice della Pinacoteca, per bloccare la mostra bolognese "Da Cimabue a Morandi", curata dallo stesso Sgarbi e prevista per il prossimo febbraio. Sotto accusa le richieste di prestito delle opere, partite «senza rispettare i sei mesi che il Ministero prevede in questi casi». Come spesso capita, di fronte al "nemico" Sgarbi non va per il sottile, si lascia andare a battute che nessuno mai oserebbe dire in pubblico. E lo applaudono. Per finire, sempre con affetto, aggiunge: "... tre direttori così... devono andare al cesso e liberare la città da questa oppressione fasulla di falsi direttori. Vi pare una risposta eccessiva? A me no." Poi cita alcuni personaggi che hanno lasciato Ferrara per respirare un'aria nuova: "Giorgio Bassani, Folco Quilici, Michelangelo Antonioni, nell'epoca antica Nino Valentini, Leopoldo Bertoldi, ... e Vittorio Sgarbi, tra i vivi. Vi risulta che ci sia un fondo di foto di Folco Quilici a Ferrara, come lui vuol donare? No, a Ferrara non interessa. Vi risulta ci sia una Fondazione Bassani, che ha scritto Il Giardino dei Finzi Contini ed Il romanzo di Ferrara? Si, ma a Codigoro. Un museo di Antonioni? C'era, ma è stato chiuso. Io ho proposto di dare i miei dipinti e la mia collezione d'arte al Castello e hanno detto di no. Ora gente così, la volete prendere a calci nel culo? O dobbiamo pensare che Ferrara debba morire sotto amministratori incapaci?

Il cuore gentile di Vittorio Sgarbi, ben celato e protetto, emerge quando, messa da parte la politica, svela con ricercata cura e profonda passione, le meraviglie dell'arte italiana. Come se avesse chiuso e riaperto in un batter di ciglia il sipario, Sgarbi rientra in scena disarmato. I toni tornano ad essere rassicuranti, o forse rassicurati da tanta bellezza.

Presenta alcune opere presenti nel suo ultimo libro "Gli anni delle meraviglie. Da Piero della Francesca a Pontormo. I tesori d'Italia", con una delicatezza di un gentleman d'altri tempi. Edito da Bombiani (474 p.; 22 euro), il volume fa parte di quattro tomi, con la probabilità di aggiungerne un quinto.




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