mercoledì 4 novembre 2015 - Carcere Verità

Sfogo dopo la telefonata di ieri, dal carcere di Sanremo: altri diritti negati e altre mazzate

Pubblicai questa immagine a Marzo, appena Rachid venne trasferito a Sanremo, perché ironizzare mi aiuta ad affrontare le brutte notizie. E le brutte notizie, quando c’è Rachid di mezzo, sono sempre le stesse: tante mazzate. Lo pubblicai, anche se in cuor mio speravo di essere contraddetta dai fatti. Purtroppo non sta andando così.

In questi mesi non sono stata lì ad appuntare volta per volta quello che accadeva, perché erano cose piccole; perché non volevo inimicarmi proprio il carcere in cui Rachid stava; perché a fronte di alcuni… agenti maleducati, Rachid mi diceva di aver trovato delle persone disponibili, che lo stavano aiutando e sostenendo.

Ma adesso è troppo.

E’ bastato il tempo di capire chi è Rachid, per cominciare con il solito copione.

Un paio di mesi fa, durante una doccia, l’agente che dà il cambio al collega, intima a Rachid di fare presto. Le solite cose: “Sbrigati!”. “Sono appena entrato!” e ci scappa che il blindo va a chiudersi proprio sul dito di Rachid.

Un mese fa, di notte, l’agente viene a chiudere il blindo della cella. Rachid gli fa presente che ha il permesso del medico per lasciare il blindo aperto, perché di notte con blindo e finestra chiusi (fa freddo), si sente soffocare. Le solite cose: “Chiedi al comandante se è vero!”. “Io non chiedo a nessuno!”. E il blindo, con un calcio, viene sbattuto sulla mano di Rachid, aggrappata all’inferriata che chiude la cella.

Ieri, tornando da un’udienza, gli viene fatta la perquisizione e gli trovano addosso dei “documenti del carcere”, ovvero certe domandine dei detenuti, che invece che arrivare al comandante, venivano buttate nel cestino dell’immondizia. Rachid le aveva trovate lì e voleva farle avere al comandante, per fargli vedere che fine facevano, le richieste dei detenuti.

Lo hanno preso in quattro, lo hanno immobilizzato e uno gli ha sferrato una pedata sulla gamba buona, che adesso non è più tanto buona. E va a fare il paio con l’altra gamba che gli hanno rovinato a Parma e con l’occhio che gli hanno colpito a Prato e finito a Firenze, da cui vede appannato.

Ma la colpa è di Rachid e sono la prima a dirlo: se imparasse a farsi solo gli affari suoi, tralasciando i diritti, suoi e degli altri, si farebbe una galera più pacifica. Ma qualche buona ragione per rompere le scatole, non fatica a trovarla, in un sistema in cui l’unico barlume di legalità, è la parola “Giustizia” scritta fuori dai cancelli, dopo le parole “Ministero della”.

E con questo ho detto tutto!




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