Servizio Sanitario Nazionale, la percezione di qualità risulta peggiorata per un italiano su tre
Quasi un italiano su tre, ovvero il 28,9%, nonostante gli sforzi delle regioni per rimettere in ordine i conti, giudica peggiorato negli ultimi due anni il servizio sanitario. Inoltre i piani di rientro finanziario delle regioni alle prese con uno sforamento della spesa sanitaria accentuano il divario di performance della sanità tra le varie aree del paese.
E' quanto emerge dal rapporto annuale Censis, presentato lo scorso venerdì, che indica per la sanità il rischio di un ''una sostenibilità solo finanziaria''. Nel periodo 2001-2010 le regioni con piano di rientro hanno registrato un incremento - si legge nel rapporto - della spesa del 19% contro il 26,9% del resto delle regioni, mentre nel 2006-2011 le stesse regioni hanno subito una riduzione della spesa in termini reali dello 0,6%, a fronte di un aumento di oltre il 9% delle altre regioni.
In particolare relativamente alle singole regioni, per il periodo 2006-2010 spicca il contenimento di spesa che hanno registrato la Sicilia (oltre -10%), l'Abruzzo (-4,4%), il Lazio (-3%) e la Campania (-1,9%), che hanno siglato i rispettivi Piani di rientro nel 2007.
"È evidente dai dati - sottolinea il Censis - che in alcune delle regioni finanziariamente in maggiore difficoltà le briglie più strette sulla spesa sanitaria pubblica cominciano a vedersi, e la corsa insostenibile verso l'alto è al momento bloccata. Ma minore spesa oggi non vuol dire migliore spesa''.
Dall'indagine Forum per la Ricerca Biomedica-Censis emerge che solo l'11% degli italiani ritiene migliorato il Servizio sanitario della propria regione, quasi per il 29% ha registrato un peggioramento e circa il 60% lo ritiene sostanzialmente stabile.
Nelle regioni del mezzogiorno è più alta la percentuale di cittadini che parla di un suo peggioramento negli ultimi due anni; inoltre, dagli ospedali ai laboratori di analisi, ai medici specialisti, sino agli uffici delle Asl, nel Sud e isole continuano a esserci quote più alte di cittadini rispetto al resto d'Italia che li valutano come inadeguati.
Il futuro della sanità per i cittadini, ad avviso del Censis, è molto segnato da due paure:
''Un'accentuazione delle differenze di qualità tra le sanità regionali (35,2%) e che l'interferenza della politica danneggi in modo irreparabile la qualità della sanità (35%); seguono i timori che i problemi di disavanzo rendano indispensabili robusti tagli all'offerta (21,8%), che non si sviluppino le tipologie di strutture e servizi necessarie, come l'assistenza domiciliare territoriale (18%), che l'invecchiamento e la diffusione delle patologie croniche producano un intasamento delle strutture e dei servizi (16,3%)".
Per rispondere alle attese dei cittadini, sottolinea il Censis, le dinamiche future del Servizio sanitario regionalizzato:
''Emancipato dall'eccesso di vincoli della politica, devono rispondere adeguatamente alla duplice esigenza di garantire la sostenibilità finanziaria e al contempo dare a tutti i cittadini, ovunque risiedano, la qualità attesa''.