giovedì 26 novembre 2015 - Giuseppe Aragno

Scuola di guerra


La scuola, ancora una volta la scuola, è il vero laboratorio della reazione, ma molto probabilmente non abbiamo ancora chiara la percezione di quello che si muove nel profondo della nostra società.

Stanno letteralmente cancellando anche i diritti più sacri e tutto si perde nel fragore della retorica, nella nebbia della paura, nell’evidente mancanza di strumenti critici di popolazioni irreggimentate e ignare. Quale reazione occorrerebbe mettere in campo è difficile capire, ma bisognerebbe pensarci, riflettere, agire e reagire. Nelle lotte e nella battaglia delle idee. Ora e assieme, però, prima che sia davvero tardi e irrimediabile.

Qui si vede un terrorista di casa nostra, uno di quelli di cui non si parla. L’ultimo di una serie infinita. Non è arabo e non è maomettano; indossa la divisa da poliziotto negli USA, Paese capofila nella lotta ai tutti i terroristi, tranne quelli che alleva in casa. Ammazza gente inerme a sangue freddo, proprio come i suoi compagni di Parigi, ma la polizia nasconde il filmato. Nessuna piazza si riempirà di lumini, nessuno parlerà di fondamentalismo securitario e barbarie e non ci saranno pennivendoli pronti a raccontare la storia della povera vittima.

In compenso, però, nelle scuole circolano filmati indecenti che spiegano ai docenti come ammazzare terroristi arabi con l’aiuto degli studenti. No comment.




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