venerdì 3 marzo 2023 - Gianluca Parisi

Scuola. Il caso dell’insegnante assunto nel 2007 con stipendio bloccato ancora nel 2023 e l’educatrice chiamata dopo 21 anni dal concorso

I governi italiani hanno alternativamente e progressivamente lasciato quasi morire di inedia uno dei settori cruciali per i diritti di cittadinanza di un paese civile: l'istruzione. Da almeno un decennio la scuola è in balia di se stessa.

 È vero che sono aumentati gli stipendi dei dirigenti scolastici, ma sono aumentate anche le loro responsabilità civili e penali. Sembra una barzelletta quella che vede protagonista Napoleone quando un consigliere, durante la campagna russa disse: "Sire, la truppa si lamenta sempre di più, il rancio non è buono...". L'imperatore rispose: "Aumentate la paga ai generali!". Sappiamo tutti come è andata a finire la campagna.

I governi italiani negli ultimi anni hanno collocato nella scuola pubblica una miriade di insegnanti cinquantenni che non vedranno mai la pensione, col beneplacito dell'INPS che ringrazia. Si tratta prevalentemente di madri coi figli ormai grandi che, ritrovandosi un vecchio diploma magistrale abilitante, hanno potuto accedere all'insegnamento; ci sono gli insegnanti tecno-pratici che hanno usato i corsi di sostegno per accorciare la strada dell'insegnamento alla faccia dei diversamente abili e dei professori laureati.
La strada per diventare insegnante oggi è lunga e farraginosa. È di circa un anno fa la notizia dell'assunzione di una docente dopo decenni dal superamento del concorso.


Valeria. S. ha vinto un concorso nel 2001: passavano gli anni e nulla, lei intanto era emigrata all'estero, poi nell'anno scolastico 2021/22 arriva la chiamata nell'Istituto di Istruzione Superiore di Alghero convitto annesso, nella sua terra. Perché non prevedere un percorso certo per i giovani che si laureano che preveda come sbocco naturale l'insegnamento? Invece si alimenta il precariato e tanta burocrazia con corsi, con il meccanismo dei crediti formativi a pagamento.

A ogni modo se chi aspira a diventare docente o insegnante se la passa male, non sta meglio chi nella scuola c’è già. Delle norme risalenti a un decennio fa, ai tempi del governo Monti, obbligano i dirigenti scolastici e i direttori dei servizi gestione amministrativa a risparmiare su tutto. Così molti docenti si trovano spesso a lavorare a mano nude: può capitare che devono usare i propri telefoni come hotspot per aggiornare in tempo reale i registri elettronici.

La segreteria digitale, tanto acclamata, spesso si traduce nel fotografare un documento stampato e firmato, per archiviarlo chissà dove. Il ridimensionamento scolastico da una parte potrebbe apportare vantaggio, ma sarebbe necessario centralizzare i servizi amministrativi. Le segreterie sono aberrate di lavoro, spesso si perdono i fascicoli dei docenti durante i trasferimenti nella loro carriera scolastica. Atti burocratici d’ufficio omessi diventano ostacoli insormontabili per i poveri docenti che ci incappano. È il caso del docente assunto nel 2007 a Cremona e che a oggi nel 2023 titolare in provincia di Latina risulta come assunto ieri. A nulla sono valse le reiterate sollecitazioni di sanare la situazione e così il povero insegnante si ritrova ancora oggi con lo stipendio bloccato, fermo al 2007 senza carriera. A proposito di stipendi, si parla spesso di aumentarlo ai professori meritevoli, ma il merito talvolta può coincidere con il servilismo.

E gli studenti come sono messi? Male anche loro! Negli ultimi decenni sempre più studenti non sanno comprendere un testo scritto lungo come questo articolo. I nuovi professori poco formati sul campo faticano sempre più a mantenere l'ordine in classe e così la didattica passa in secondo piano. Alla maggior parte dei genitori sta più a cuore il voto su un pezzo di carta che l'educazione dei loro figli e la capacità di critica che la scuola può far acquisire loro al termine del percorso di studi obbligatorio.

La scuola pubblica è un settore cruciale per i diritti di cittadinanza di un paese civile. Investire sull’istruzione e rendere efficiente la scuola significa investire sul futuro di un popolo. Investire a beneficio di tutti i docenti significa valorizzare e riconoscere l’indiscutibile rilevanza sociale della loro funzione. L’istruzione pubblica garantisce uguaglianza nell’acceso ai servizi di crescita e riscatto sociale ed è caposaldo della lotta alle iniquità sociali e primo strumento di supporto ai più bisognosi.




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