mercoledì 10 giugno 2015 - Antonella Policastrese

Santo Gioffrè: scrittore per passione

Cosa porta un medico verso la strada della scrittura? E' una domanda posta a Santo Gioffrè, ginecologo di professione e scrittore per passione per la presentazione del suo libro "Il Gran Capitan e il mistero della Madonna Nera" avvenuta giovedì 4 giugno.

Egli risponde di getto dicendo che la scrittura riempie vuoti, consentendogli di percorrere i luoghi della memoria sulle ali della fantasia costruite con solide realtà della storia. Le vicende dei suoi scritti prendono le mosse dalla storia dunque, ripopolata comunque da personaggi inventati ma che hanno lo scopo di farci comprendere come la nostra terra sia stata sempre penalizzata anche dai manuali delle scuole.

Il dottor Santo Gioffrè ha già scritto cinque libri, editi da Mondadori oltre che da Rubettino. Medaglia d'oro per il premio nazionale alla cultura del 2002, una delle sue opere nel 2008 “Artemisia Sanchez” , è stata tradotta in sceneggiato televisivo dalla Rai, ottenendo un grande successo di pubblico e critica.

In qualche modo istrionica è la figura di Santo Gioffrè; con tratti emblematici laddove, per la natura degli argomenti trattati egli, attraverso miti e leggende, si sforza di rendere fruibile la Storia, interessando, incuriosendo anche i lettori avvezzi ad altri generi di letture. Ma a dominare nei suoi racconti sono anche usanze, tradizioni, misticismo; un modo efficace per restituire identità ad un territorio, la Calabria ,rimasta per troppo tempo muta, lontana dai grandi scenari o movimenti letterari che la escludevano, tacendo su quanto importante sia stato il ruolo della regione nella storia dell'umanesimo occidentale, rappresentata da un tal Leonzio Pilato, nato nella piana di Seminara. Questi, raramente menzionato dai grandi trattati letterari, ha avuto il coraggio di tradurre per primo dal greco in latino l'Iliade e l'Odissea. Leonzio Pilato ebbe contatti difficili con il Petrarca tant'è che il primo scontro tra il meridionalismo soccombente greco e la fulgente cultura latina, avvenne in quel periodo.

A voler spaziare nell’opera omnia di Santo Gioffrè, si corre il rischio di perdersi tra i meandri della Storia e delle complesse vicende dei suoi protagonisti; personaggi passionali ed avvincenti, specialmente quelli vissuti il 1400 e il 1500 , durante periodi di dominazione che hanno lasciato tracce indelebili in questa terra.

Cultura greca, bizantina, famiglie nobiliari, che si sono succedute in Calabria, sono la base documentale di un passato ancora vivo nel quale ritrovarsi per andare alla fonte della nostra essenza. Come viva è la figura di Consalvo Fernandez de Cordoba Y Aquilar duca di Terranova, generale spagnolo che proprio quest'anno viene ricordato per i cinquecento anni dalla sua morte. E’ costui che ha ispirato il romanzo “Il Gran Capitan ed il Mistero della Madonna Nera” al medico e scrittore reggino . Santo Gioffrè, fu illuminato da un quadro, custodito nel “Museo degli Invalidi” a Parigi, raffigurante una battaglia svoltasi a Seminara, dove emergeva imponente la figura di Consalvo Fernandez de Cordoba; il “Gran capitano” definito così per via delle sue propensioni di strategia bellica. In quella battaglia il “Gran capitano” il 28 giugno 1495 fu sconfitto, e ciò fu anche la ragione che portò alla riorganizzazione dell'armata spagnola per affrontare le fasi successive del conflitto per contrastare il dominio francese nel sud Italia.

La trama di questo romanzo si innesca proprio dalle gesta del “Gran Capitano” signore della baronia S. Giorgio Morgeto e duca di Terranova e di Sessa, stanziatosi in seguito anche nella città di Polistena. Gli spagnoli rimasero in suolo calabro per ben trecento anni e Cordoba, divenuto per i suoi meriti in battaglia primo vicerè del regno di Napoli, visse anche una storia d'amore a Seminara, dopo essere sfuggito alla morte nella prima battaglia nel 1495.

Qui, dunque, lo spunto del romanzo che si intreccia con le fasi più importanti della conquista del regno di Spagna. Amori, battaglie eroismi, si intrecciano a loro volta con l'aspetto mistico e la figura della Madonna nera di Seminara che trova anche essa collocazione perfetta nel racconto della storia a opera di Santo Gioffrè.

Secondo l’autore, questa Madonna è il simbolo della Calabria, una delle statue lignee sacre più antiche risalente al 1150- 1190. Statua veneratissima fino agli anni 70, seconda per importanza solo a quella di S. Gennaro nel regno di Napoli. Fu visitata addirittura da Carlo V che arrivò fin laggiù per Venerarla . Mistero, fascino della figura lignea catturano lo sguardo, emozionano il cuore anche di chi non è credente, ragion per cui lo scrittore la pone al centro della storia. Ed attraverso quel volto che trascende amore, Santo Gioffrè rivive il tempo di tutti quegli eroi che a lei si sono rivolti. Due figure di donna dominano nelle vicende narrate dall’autore reggino del romanzo: una divina, che al “Gran capitano” ricordava l'immagine sacra della Vergine Nera del Montserrat , e l'altra umana, legata alla presenza reale di una donna che fu oggetto di travolgente passione. Divino ed umano si affermano quali cardini della vita, valori universali del nostro essere uomini. Da questi incipit prende corpo il romanzo del medico e scrittore Santo Gioffrè. 

 

 

 




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