venerdì 23 giugno 2023 - Phastidio

Sale il prezzo del Gas. La nuova normale di inflazione da stress ambientale

Il prezzo del gas in Europa risale del 50% dai recenti minimi, mentre torna El Niño e l'estremizzazione climatica minaccia ricorrenti shock diretti e indiretti ai prezzi delle materie prime

 

 

Le quotazioni del gas sulla borsa di Amsterdam, il famigerato TTF, sono di recente risalite in modo vistoso. Nella giornata del 13 giugno il recupero è stato di circa il 15%, e del 50% circa dai minimi di periodo, interrompendo quello che pareva un trend discendente piuttosto consolidato. La motivazione immediata per lo strappo rialzista è stata la notizia di uno stop più protratto del previsto per alcuni impianti norvegesi, che forniscono di gas l’Europa.

Questo strappo rialzista può essere una semplice pausa in una tendenza ribassista consolidata, oppure indicare che i paesi consumatori dovranno convivere con alta volatilità e scordarsi il ritorno all’epoca dei prezzi bassi e stabili. Se è vero che gli stoccaggi europei, in vista della prossima stagione invernale, sono ampiamente superiori alle medie storiche nello stesso periodo dell’anno, è comunque vero che tali livelli da soli non garantiscono alcunché e men che mai l’intera stagione. Sull’altro piatto della bilancia c’è poi il più volte annunciato rallentamento congiunturale che dovrebbe raffreddare la domanda di gas per uso industriale, oltre alla progressiva immissione in rete di nuova capacità da fonti rinnovabili.

IL RITORNO DEL NIÑO

Ma una nuova variabile è appena (ri)entrata in scena. La settimana scorsa la statunitense NOAA, (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha annunciato il probabile ritorno ufficiale del fenomeno meteo noto come El Niño, che si verifica all’incirca ogni 2-7 anni ma in modo non esattamente prevedibile. Il mutamento, legato a temperature crescenti della superficie degli oceani, rilascia ulteriore calore nell’atmosfera e altera i pattern di venti e precipitazioni attraverso il globo terrestre, causando inondazioni in alcune aree e siccità in altre.

El Niño può essere visto come la fase di “riscaldamento” di un ciclo climatico nell’Oceano Pacifico equatoriale. La sua fase speculare e “fresca” è chiamata La Niña. Assieme, i due fenomeni sono parte del cosiddetto “ciclo di oscillazione meridionale del Niño” (Enso). Questi cambiamenti influenzano le correnti a getto che orientano le tempeste.

La dichiarazione della NOAA si basa sul verificarsi di tre condizioni: un’area definita del Pacifico orientale tropicale più calda di 0,5 gradi centigradi rispetto alla media di lungo termine; il riscaldamento è atteso proseguire; e l’atmosfera mostra di rispondere a quel riscaldamento attraverso pattern alterati di precipitazioni e venti. I ricercatori si attendono dall’affermarsi del Niño un clima più piovoso negli Stati Uniti meridionali, più caldo e arido in Sud America settentrionale, Asia meridionale e Australia meridionale.

Non c’è certezza sulla durata del fenomeno né sui segni che potrebbero far prevedere le fasi di picco. Ma i fenomeni impattano sull’economia delle aree interessate, e hanno riflessi globali. Secondo una modellizzazione di Bloomberg Economics, le precedenti fasi del Niño hanno avuto un pesante impatto sull’inflazione globale, con incrementi medi cumulati di 3,9% ai prezzi delle materie prime non energetiche e 3,5% a quello del petrolio. Impatti negativi si sono registrati sul prodotto interno lordo di Brasile, Australia, India e altri paesi vulnerabili.

El-Nino-Expected-Impacts

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CLIMATIZZAZIONE EMERGENTE DI MASSA

A livello globale, gli anni di El Niño di solito sono più caldi: la differenza può essere anche di 0,2 gradi rispetto alla media. Il fenomeno potrebbe quindi sommarsi alle ondate di calore oggi in corso. Che, tra gli altri effetti, stanno innescando un forte aumento di domanda di energia per la climatizzazione. In India, il ricorso a climatizzatori è ormai una necessità di sopravvivenza, e l’80% della popolazione ne è ancora oggi privo. Gli economisti hanno osservato una fase di decollo della domanda di climatizzatori al raggiungimento di date soglie di reddito familiare, e l’India appare prossima a tale soglia.

Ma il crescente ricorso a climatizzatori in paesi come l’India provoca altri impatti globali avversi. L’aumentata domanda di elettricità, generata in prevalenza da carbone; l’uso di condizionatori a bassa tecnologia, che utilizzano gas refrigeranti più dannosi dell’anidride carbonica. Più in generale, il forte aumento di domanda di elettricità rischia di causare strappi a quello del gas, incluso il naturale liquefatto (LNG), contribuendo a tenerne elevate le quotazioni.

L’impatto congiunto del riscaldamento globale e della estremizzazione climatica, oltre ai cicli del Niño, sono alla base di stress sui prezzi delle materie prime, non solo agricole, e rendono molto più fragili e volatili le condizioni di equilibrio tra domanda e offerta di energia. Ed è significativo che il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, abbia lanciato l’allarme sul rischio di stop alle produzioni industriali in caso venisse a mancare il gas che oggi arriva in Europa dalla Russia via Ucraina. Una quantità sinora considerata “residuale”.

L’accordo di transito scade alla fine del 2024 e al momento la sua rinegoziazione appare altamente improbabile. Probabilmente, Habeck ha voluto lanciare un messaggio a quanti ipotizzano di chiudere anche quel transito a più o meno stretto giro. Avere davanti un altro anno e mezzo dovrebbe consentire di progredire con l’immissione in rete di capacità da rinnovabili e, in caso, con eventuali ulteriori strutture di rigassificazione. Sapendo che la domanda di LNG, che in Asia è stata piuttosto debole per motivi legati alla congiuntura economica cinese, potrebbe riprendere vigore anche in relazione, come detto, alla progressiva diffusione di massa dei climatizzatori.

Un ulteriore problema per i paesi occidentali, alle prese con un’inflazione cocciuta, e anche per i loro conti pubblici, proprio mentre si inizia la fase di rientro dagli eccezionali sussidi all’energia, usati per combattere la fase acuta dello shock dell’invasione dell’Ucraina. Forse non avremo modo di vedere realmente all’opera il tetto al prezzo del gas stabilito dalla Ue quando le condizioni di mercato si erano già invertite, ma pare verosimile attendersi che la volatilità di prezzo del gas possa diventare parte della nuova cosiddetta normalità.

 




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