giovedì 23 giugno 2022 - Phastidio

Salario minimo: quanto pesa il cuneo fiscale sugli stipendi

Quanto pesa in aggregato il cuneo fiscale e retributivo sugli stipendi del settore privato italiano? Spoiler: mortalmente

 

Infuria il dibattito con tante b sul salario minimo, il cui esito sarà il tradizionale binario morto italiano con locomotore con bandiera ipocritamente europea fatto di cinismo elettoralistico e ignoranza. La scelta (alternativa o complementare) per soddisfare l’esigenza di irrobustire le retribuzioni nette potrebbe essere, al solito, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo, cioè la differenza tra quanto costa un lavoratore all’azienda e il suo salario netto, passando attraverso il lordo.

L’Ocse, al 2021, calcolava l’incidenza del cuneo fiscale e contributivo del settore privato italiano al 46,5%, riferito alla retribuzione media di un lavoratore single, a fronte di una media dei paesi ad essa aderenti al 34,6%. Se alle voci di costo del lavoro considerate dall’organizzazione internazionale con sede a Parigi si aggiungono il trattamento di fine rapporto e i contributi Inail, il nostro cuneo sale intorno al 50%. Siamo secondi solo al Belgio, che è al 52,6%.

Un calcolo differente per il cuneo

Ieri, sul Sole, un articolo di Enzo De Fusco e Giorgio Pogliotti ha ricostruito una differente grandezza di cuneo fiscale e contributivo italiano, basandosi sui dati salariali del settore privato. Su circa 300 miliardi di massa salariale privata, i lavoratori pagano circa 9,5 miliardi di contributi previdenziali e circa 80 miliardi di Irpef. I datori di lavoro, su tale massa salariale, corrispondono all’Inps a vario titolo (pensioni, malattia, cig) altri 90 miliardi.

Con un complesso algoritmo, il totale tra Irpef dei dipendenti e contributi di lavoratori e imprese è quindi di circa 180 miliardi su 300 di massa salariale privata. L’incidenza effettiva è quindi di circa il 60%. Scrivono De Fusco e Pogliotti;

In definitiva, dei 180 miliardi di oneri fiscali e contributivi, il peso è distribuito a metà; 90 miliardi li paga il datore di lavoro (30%) e ulteriori 90 miliardi paga il lavoratore tra contributi e Irpef (30%). Ma, a seconda della fascia di retribuzione, questo rapporto cambia; ad esempio più ci si avvicina alÌe fasce basse di retribuzione e più ia percentuale di oneri si sposta sul datore di lavoro.

Nel 2021, i lavoratori dipendenti del settore privato hanno pagato Irpef per circa 84 miliardi, pari al 26% della massa salariale di riferimento. Il peso contributivo Inps è invece di circa il 33%, tra lavoratori e datori. Da qui, la pressione complessiva di cuneo fiscale e contributivo pari a circa il 60%. Ogni punto di cuneo vale (e costa) circa 3 miliardi di euro, il quoziente tra 100 miliardi e 33% di aliquota complessiva.

Dopo i numeri, tiriamo le somme. Con un simile cuneo complessivo, è come nuotare con i piedi immersi in una colata di cemento. Questi sono i risultati di decenni di politiche economiche disfunzionali, che hanno impiombato il paese. La crisi demografica sta facendo il resto, con l’inerziale pressione al rialzo sulla spesa pensionistica. Tornare indietro, con questa situazione di partenza, sarà estremamente difficile. Detto con ottimismo. Numeri come questo sono la rappresentazione plastica del paese che divorò se stesso. Ricordate?




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