martedì 15 maggio 2018 - Elena Ferro

#SalTo2018, sopravvissuta!

Il mio Salone del Libro 2018, tra lavoro e piacere. 

È stato senza dubbio un grande successo. Il Salone del Libro di Torino 2018 è l'esempio della caparbietà e della resilienza di Torino, la mia bella città.

Partecipazione cresciuta rispetto al 2017, sabato da record, con le biglietterie che hanno chiuso per un'ora causa eccessiva affluenza e la metropolitana che è stata fermata per overbooking.

 

Quest'anno torno al Salone dopo l'ultima volta, il maggio 2016, in cui ci avevo messo piede come autrice per promuovere "Così passano le nuvole". Perchè non abbia raccontato quell'esperienza sul blog è un mistero, o forse no :-?

Ma avevo avanzato questa proposta di un Salone per gli Autori, che ripropongo, perché credo che sia la chiave di volta.

L'impegno allo stand ENFEA CGIL CISL UIL mi ha succhiato un pò di energie e di voglia di perdermi tra gli stand come in genere amo fare.

Ma non appena varcata la mitica soglia del Lingotto ho sentito le vibrazioni: per chi ama leggere e scrivere, chi pensa che la cultura debba svolgere un ruolo in questa società, beh, il Salone è il posto giusto.

Babilonia di parole

Lingue diverse, non solo tra i frequentatori ma anche e soprattutto tra gli ospiti e gli autori. Mai come quest'anno mi è parso che fossero per lo più stranieri, segno di un'internazionalizzazione dell'editoria italiana che non può che essere la benvenuta, se non va a detrimento della produzione locale ;)

E poi, una grande conferma : il libro cartaceo non è morto.

Gli ebook o gli audio book, di cui sono una grande sostenitrice, staranno anche tentando la scalata sul mercato editoriale, ma questo Salone ha senza dubbio sancito la resistenza e anzi tutto il fascino del libro cartaceo.

Io ho fatto un bel bottino!

I Grandi editori sono tornati a casa e questo qualche effetto sulle vendite lo ha avuto, in termini di redistribuzione dai piccoli editori, rimasti sempre fedeli al Salone, specie nel 2017, e la grande editoria.

È stata una sensazione solo mia notare borse dei visitatori piuttosto vuote?

Mi è parso che la grande editoria, passatemi il termine, abbia cannibalizzato le piccole e gli editori che propongono titoli innovativi, fuori dal trend di mercato.

Io ho snobbato i grandi editori eccetto Neri Pozza, cui vorrei sottoporre il mio ultimo lavoro ancora in gestazione, perché in realtà al Salone non mi interessa il grande nome, quello di cui parlano tutti, ma qualcosa di nuovo, fuori dagli schemi, che non mi parli delle cose che piacciono a tutti ma chi con coraggio percorre strade differenti.

Anche gli esordienti.

La verità è che il Salone del Libro di Torino 2018 è una grande operazione di marketing culturale. Qui c'è quello che tira. Ha i suoi vantaggi ma anche grossi limiti, non trovate?

Per favore, riflettete sull'organizzazione!

Difendendo la scelta di resilienza di chi al Salone c'è sempre stato e che in questa edizione può ben dire di aver vinto la battaglia con Milano, fossi nel direttore del Salone qualche riflessione sull'organizzazione la farei.

Ressa all'ingresso per i controlli alle borse, che sono via via diventati più stringenti.

Acqua, deodoranti e persino profumi costosi sono stati fermati ai cancelli. Chissà se li hanno ritrovati i legittimi proprietari?

Che dire poi dei servizi all'interno della fiera, inadeguati al numero dei visitatori. Toilette all'aperto (con temporali annessi), quelle interne perennemente stracolme, trasandate e con code piuttosto significative e i bar/punti di ristoro costosi e presi d'assalto, senza un posticino per mangiare tranquilli, nemmeno in piedi.

Problemi di spazio, si dice. D'altra parte, una settimana prima del Salone gli spazi degli stand erano ancora in discussione, per non parlare della destinazione delle sale per le iniziative, in alto mare fino all'ultimo momento.

Ma è anche il bello di una manifestazione così imponente!

In fondo è stato un Salone all'insegna dell'overbooking, con qualche inevitabile problema logistico. O forse no?

Sopravvissuta perché ho fatto esattamente ciò che mi interessava fare, non una cosa di più

Ricordate il mantra bisogna saper dire di no?

Volevo incontrare le mie amiche blogger conosciute via web Barbara e Sandra, e l'ho fatto! Foto di gruppo con palo della luce centrale (io) visibile sulla pagina Facebook qui riportata.

Poi la caccia alle piccole Case Editrici, che offrono sempre spunti interessanti e novità. Naturalmente ho sbirciato per capire con quale di queste mi sarebbe piaciuto pubblicare, per affinità di titoli e argomenti trattati, cura nella pubblicazione in cartaceo, esposizione e professionalità allo stand.

Così ho selezionato Neri Pozza (buttalo via) , Bonfirraro Editore, Siciliano e con una bella collana al femminile, e Prospero Editore, che non conoscevo fino a quando non ho acquistato il libro di Rosalia Pucci.

Questa volta la fretta non mi fregherà, sto lavorando per il mio NewBo, il mio nuovo libro. Vale la pena di coccolarlo e di scegliere gli editori giusti.

Ebbene care Volpi, mentre vi preparo una seria riflessione sull'ultimo esperimento sociale che ho lanciato quasi per scherzo con il post Vi immagino così che invece è andato alla grande (lo pubblicherò venerdì insieme a una sorpresa, isciriviti al sito così non te lo perdi!) così è andato il mio #SalTo2018.

E il vostro?

Lo avete vissuto personalmente, da lontano, o siete tra quelli che lo snobbano sistematicamente?

Ditemelo, come sempre, qui!




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