mercoledì 18 ottobre 2017 - Pompeo Maritati

Rosatellum | Il duopolio della politica: i parlamentari e il popolo

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I politicanti del nostro paese ancora una volta non hanno perso l’occasione per manifestare apertamente, laddove ancora ce ne fosse bisogno, il loro attaccamento al potere, incuranti e indifferenti delle aspettative della gente comune. Hanno dimostrato che se vogliono sanno essere furbi e intelligenti, vista la esilarante legge elettorale il "Rosatellum” la cui architettura è esclusivamente atta a salvaguardare il loro giardinetto di potere. Strano è, che la stessa furbizia e intelligenza non riescano ad applicarla nei confronti delle serie problematiche che attanagliano la vita quotidiana degli italiani.

Hanno quindi approvato questa riforma del sistema elettorale che da un suo primo esame parrebbe essere esclusivamente utile per accentrare e rafforzare il potere delle segreterie politiche, rendere i parlamentari sempre più subalterni al manovratore di turno, spesso inseriti nella politica per favorire interessi diversi da quelli che la gente si aspetterebbe. Avremo circa il 64% di parlamentari nominati dai vari segretari di partito, che stando all’esperienza del passato, se ne guarderanno bene di scegliergli tra i più preparati e intelligenti, per paura che figure di grosso spessore etico, culturale e professionale, dopo possano oscurare proprio coloro che li hanno scelti. Pertanto alla prossima consultazione elettorale ci ritroveremmo un nuovo parlamento, dove saranno riconfermati tutti i fedelissimi dei capi bastone dei partiti e troveranno spazio coloro che nel contempo si saranno guadagnata la fiducia attraverso il servilismo.

Quanto su detto non è una cattiveria, è la reale constatazione di una politica in continuo degrado professionale ed etico, che quando si tratta di salvaguardare i propri interessi, riesce a tirar fuori furbizia e intelligenza, quando poi si devono affrontare i problemi quali disoccupazione, immigrazione, scuola, sicurezza, sanità ecc. sa solo fare danni, non solo, spacciando spesso un cattivo risultato, vedi sanità e scuola, quale miglioramento qualitativo dei servizi resi al cittadino. Come vedete il passo dall’ipocrisia alla falsità è alquanto breve.

Quello rappresentato in questa prima parte è uno dei componenti importanti del duopolio politico, in quanto il secondo partner è il Popolo.

Un popolo che, se tutti i sondaggi in merito alla qualità della vita sociale ed economica non sono errati, mi pare volgono tutti al brutto, evidenziando grandi sofferenze da parte della gente. Penso non sia una critica fine a stessa affermare che spesso il livello dei servizi del nostro stato siano da terzo mondo, caratterizzati da un velo pietoso chiamato corruzione e clientelismo. Ingenti risorse finanziarie vengono sprecate, servizi essenziali disorganizzati il cui marginale funzionamento è solo il frutto di quei dipendenti pubblici che ancora credono sull’importanza del servizio reso ai cittadini.

Ma di fronte a tutto questo sconquasso cosa fa il popolo? Paradossalmente questo monopolista del potere politico, che dovrebbe sorvegliare, partecipare e laddove necessario anche arrabbiarsi quando la politica persegue fini contrari, ha scelto l’indifferenza. Dietro la rassegnazione di sentirsi impotente di fronte a questa classe politica, ha preferito disinteressarsi, lasciando a loro il campo libero di fare e disfare del proprio futuro. Una scelta drammatica, tragica, probabilmente segno di un senso civico di appartenenza alle problematiche del proprio paese, sempre più labile. Assistiamo nel XXI secolo, in cui la comunicazione viaggia alla velocità della luce, di un popolo (ma non è solo un problema italiano) che pur essendo il detentore unico del potere politico, ne risulta invece schiavo, sottomesso alla stessa stregua di un sporco suddito medievale.

Ecco dove io intravedo la piaga di una politica inefficace e molto spesso corrotta, proprio nella quasi inesistente partecipazione da parte della gente. Come se ancora si aspettasse il solito principe azzurro che ci venga in soccorso per toglierci le castagne dal fuoco. 




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