mercoledì 16 marzo 2022 - Redazione Cultura

Rosario Galli debutta con il suo primo romanzo, L’Amico Imperfetto: la nostra intervista

Dopo il successo come autore di numerose pièce teatrali, tra cui il cult Uomini sull’orlo di una crisi di nervi, Rosario Galli debutta con il suo primo romanzo, L’Amico Imperfetto, edito da fila37. Una storia coraggiosa e a tratti irriverente che si muove sui binari del romanzo psicologico, colorito di sfumature e noir. 

Ci troviamo a Roma tra gli anni Cinquanta, Settanta e Ottanta, e il ritratto del protagonista de L’Amico Imperfetto – il Principe – viaggia tra le strade della Capitale, tra le case popolari di Donna Olimpia, di Monteverde Vecchio e di Garbatella, e personaggi in fuga o di passaggio nel viavai romano. La nostra intervista all’autore, Rosario Galli.

 

Dopo tanti successi in teatro debutti con il tuo primo romanzo, “L’amico imperfetto”: puoi riassumerci il nodo centrale della storia?

Difficile condensare un romanzo di 278 pagine; ci sono temi che si annodano e si sciolgono solo alla fine, comunque è la storia di un uomo, il Principe, che racconta la sua folle vita, vissuta sempre correndo come un pazzo, attraversando esperienze diverse, ma fondando tutto sulla ricerca di valori profondi; non a caso è anche la storia della sua fortissima amicizia con Luciano, un Poeta, filosofo, storico, calciatore, professore, la sua altra faccia, il suo confessore. E poi c’è la famiglia, la moglie, tre figlie femmine, e le donne che lo hanno amato…direi che basta.

Non si legge sotto l‘ombrellone… tanto per essere chiari, non è una lettura d’evasione.

 

Hai scelto di raccontare questa storia su carta stampata invece di portarla sul palcoscenico: come ti sei trovato in questo passaggio dalla scrittura per il teatro allo scrivere un romanzo?

Scrivere questo libro mi è costato 6 anni di ricerche, 6 mesi per scriverlo, tutti i giorni, da maggio a ottobre 2019, e poi riletture e 4 revisioni…insomma il teatro, una commedia, è una passeggiata di salute a confronto. Infatti non so se ce la farò a scriverne un altro. Dipenderà dall’esito di questo.

 

Il protagonista, il Principe, è un amatore, un giocatore di poker spregiudicato, una “testa calda”, sindacalista, imprenditore, viveur… nella realtà esistono uomini così? O possiamo considerare questo personaggio un simbolo?

Vi garantisco che esiste, e l’originale è anche molto più ricco e spregiudicato e ha fatto molte più cose di quelle che faccio fare al mio Principe. Solo che il mio Personaggio non è come chi mi ha ispirato, è comunque diverso, ha delle cose in meno altre si sono aggiunte, altre le ho inventate, insomma ciò che si fa sempre quando si fa letteratura, si parte dalla realtà e poi la si trasforma.

La Città Eterna, con le sue strade e la sua vita a volte frenetica, è spesso evocata nelle pagine del romanzo: che ruolo le spetta in questa storia?

Un ruolo centrale, è la scenografia, la memoria, ogni via, ogni luogo, citato, ha uno scopo preciso; sono i quartieri che conosco meglio, Monteverde Vecchio, Garbatella, Ostiense, e tante altre strade e luoghi che vengono citati e servono per dare il sapore di una città che ovviamente non è più quella ma che Luciano e il Principe hanno vissuto pienamente.




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