venerdì 10 aprile 2020 - Anna Maria Iozzi

Roly Kornblit: “Mi piace raccontare l’anima delle persone”.

Ogni lunedì, alle 20 su Sportitalia, sul canale 60 del digitale terrestre, va in onda “Snaps – Oltre lo sport”, otto puntate dedicate alle vicende umane e sportive di personaggi del mondo dello sport, condotte da Roly Kornblit.

Otto interviste che mirano ad evidenziare la stretta relazione tra sport e vita. Da un lato, l’impegno e i risultati dell’attività agonistica del protagonista, dall’altra, la prospettiva personale, lo sguardo privilegiato e umano attraverso cui tale esperienza si è sviluppata.

Avvolto nella semi-oscurità di una “stanza delle verità”, l’ospite racconta il proprio percorso personale, partendo da frammenti visivi che invita a scoprire. Nasce così tra il protagonista della puntata e il conduttore un flusso di comunicazione autentica, quella dei sentimenti, dei valori, delle intime verità. Ogni immagine corrisponde a uno specifico istante di vita, a una sensazione precisa sulla quale solo l’intervistato può realmente fare chiarezza, narrandola dal proprio punto di vista, spesso distante da quello comune.

In questa intervista, Roly Kornblit racconta le sue sensazioni sui personaggi intervistati e sull’importanza di scendere nell’anima delle persone, perché dalle difficoltà di ognuno di loro, si possa imparare qualcosa dalla vita.

 

Dal 2 marzo, ogni lunedì, va in onda su Sportitalia “Snaps – Oltre lo sport”, in cui alcuni ex atleti e personaggi dello sport si raccontano. Quali sono le tue sensazioni e come sta andando la trasmissione?

“La trasmissione sta andando bene, nonostante il canale Sportitalia non abbia attualità, perché hanno sospeso le partite. Hanno deciso di rimandare le Olimpiadi. Il canale non ha cose attuali da offrire al pubblico. Abbiamo registrato a fine gennaio. Siamo andati in onda con la prima puntata a febbraio, ancora prima di questa emergenza. Le prime due puntate sono andate molto bene, quelle con le interviste a Carolina Kostner e a Moggi. Io, dalla terza puntata che eravamo in piena crisi sanitaria, avevo paura che scendessero gli ascolti. Abbiamo continuato ad avere buoni ascolti. La trasmissione è un po' diversa nel modo di interagire con l’intervistato. La particolarità è che io lascio parlare liberamente l’intervistato. È un faccia a faccia intorno al tavolo, dove dò la possibilità a ogni ospite di raccontare la propria storia, senza interromperlo. Io cerco di guidarlo, di farlo raccontare attraverso degli snaps. Gli snaps sono quei click che fa la macchina fotografica quando scattiamo le polaroid. Io gli presento e gli faccio scoprire, uno dietro l’altro, dei colori. In ogni colore, c’è una foto di uno specifico momento della sua vita personale o sportiva. Questa intervista è fatta di parole che lo riportano a una certa sensazione o momento di vita vissuta. Faccio il percorso con lui attraverso le sue emozioni, la memoria di una storia. Alcune sono interviste ai diretti interessati o a persone che hanno vissuto vicino a un campione come Marco Pantani. Abbiamo intervistato un suo massaggiatore e suo amico. Hanno vissuto un contatto quotidiano molto stretto. Ci ha raccontato Marco, la vicenda di quando è stato escluso dal giro d’Italia, per arrivare alla droga”.

 

Alcuni di loro hanno dovuto interrompere la loro attività per motivi personali e professionali. Nei loro occhi, riesci a percepire il dolore di scelte di vita sofferte?

“Si, perché li ascolto. Nello studio, il personaggio ha la sensazione di stare in una stanza delle verità. Qualcuno lo ha definito un confessionale. Arriva tutto. Io piango, sorrido e gioisco con loro, perché le sensazioni sono immediate. Si aprono, si emozionano, poi, mi ringraziano, in quei quarantacinque minuti, per un percorso di vita pieno di salite, discese ed emozioni”.

 

Riesci a mantenere un atteggiamento costante durante la trasmissione e a non lasciarti sopraffare dall’emotività?

“No. Ho un’esperienza e una capacità di rimanere l’interlocutore che ascolta, che emoziona, ma che mantiene il suo ruolo di un curioso, di uno che vuole sapere, che vuole andare oltre le parole, di uno che ha bisogno di informazioni, non per me, ma per il pubblico. Di ogni storia, possiamo imparare qualcosa. Prendiamo dall’ultima che abbiamo fatto con Giusy Versace. La sua storia è molto attuale, perché gradualmente doveva superare delle difficoltà. Oggi, siamo in un momento di difficoltà. Qualche persona che sta lottando per la vita. La maggior parte devono stare chiusi in casa e stanno dando dei numeri. Guardiamo veramente quelli che sono i problemi che, a volte, la vita ci può presentare. Impariamo dalle persone che hanno superato. Hanno superato, non perché sono più forti di noi, ma cadendo dovevano per forza trovare dentro di loro la capacità di rialzarsi e di andare avanti, perché amano la vita. Qualcuno non ce l’ha fatta. Questa è stata la storia di Marco Pantani. Ci dispiace tanto”.

 

Fin qui, chi ti ha colpito maggiormente?

“Tutti. Me lo chiedono spesso. È una storia di vita vissuta, di dolori, di fatica, ma anche di tante gioie, di momenti belli. Parliamo di campioni. La prossima puntata che andrà in onda, si parlerà di Maradona. È unico nel suo genere, nel calcio. Ogni volta che faccio questo viaggio con l’intervistato, nella vita di un campione di sport, di atleti a livello internazionale che hanno vinto medaglie, alla fine, scopri che sono esseri umani come noi. Alcuni ce l’hanno fatta a superare certe difficoltà. Altri, no. Non c’è più dell’altro. Ogni volta che vedo una puntata, entro dentro quella storia. In quel momento, è la più bella”.

 

Quale personaggio ti piacerebbe sottoporre a questa sorta di macchina della verità?

“Non è una macchina della verità. È una possibilità, un’opportunità che si dà all’intervistato di raccontarsi in piena libertà. Con le sue parole, senza costringerlo ad andare a questa o a quella direzione. Non voglio fare nomi, perché non c’è uno più dell’altro. Ce ne sono tantissimi. Ci hanno già chiesto la prossima edizione. Avevo in mente di farne un’altra. Per me, vanno bene tutti”.

 

In questo momento di grave emergenza, tutto lo sport si è fermato. Dal tuo punto di vista, sarebbe opportuno ripartire in seguito o annullare le competizioni?

“Ripartire. Lo sport è vita. Nello sport, c’è tutto, perché impari. Per questo, penso che tutti dovremmo, dalla tenera età, praticare lo sport. Non devi essere a livelli alti. La competizione aiuta, così come il lavoro di squadra, la fatica a superare le difficoltà, trattenersi. Dobbiamo ripartire dallo sport, quando finirà questa emergenza”.




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