venerdì 29 dicembre 2017 - Sabina Greco

Ritratto di Follia

É pura follia.
Sei fuori da ogni straccio di realtà.
Vaneggi.
Dici cose senza senso, sconnesse.
Vedi cose che non esistono, in realtà.
Sono solo fantasmi.
Fantasmi nella tua testa, fantasmi nel tuo cuore, fantasmi ovunque, dove ti giri e volti.
E accusi, aggredisci, ti fai beffa di quell’altro, tuo eguale, che ti vive dentro. Lo maltratti, lo svilisci, lo avveleni, con le tue eresie.
E sei dannatamente convinto, che tutto ciò che dici sia la verità, sia la realtà, perché è così che la vedi, è così che la vuoi vedere, e non ammetti altro.
Non c’è spazio per altro.
Sei prigioniero delle tue stesse eresie, dei tuoi stessi fantasmi. Sei solo, dentro quella gabbia. E bevi, fumi, dormi.
Ma non sei solo in questa nuda follia, in questa profonda e nera follia d’una mente distorta, insana e illusa.
Non voglio più seguirti, ti lascio andare, ovunque tu voglia, io ti lascio andare.
Sono stanca.
Stanca di sentire storie, stanca di essere accusata, stanca di essere maltrattata, da te che sei illusione, sei fantasma, sei follia.
Ma sei ancora qui.
Vuoi andare, io ti lascio andare, ma tu non vai, resti.
E la farsa continua, altra corsa, altro giro. Su e giù, dentro e fuori, allontani e avvicini, e io esco pazza.
Provochi, cerchi il conflitto, la guerra, la disfatta, per tornare a sorridere, solo un breve istante, anzi brevissimo, e avanti l’accusa, sono una troia, sono una cretina, non capisco, dico brutte parole, vado a letto con mio figlio che diventa il nemico. Non ti risparmi, sembra che tu ci goda a sputare veleno.
Sei un’anima in pena, torturi te e torturi l’altro, senza sosta. Non hai pace, e forse non è nemmeno quella la cosa che più desideri… ti piace la guerra, ti piace il conflitto, ti piace la distruzione, è lì che sei di casa. Tutto il resto non conta.
Cosa è successo? Non lo so, e non lo sai neanche tu, così almeno dici. E io non capisco più nulla, mi lascio andare, non ho scelta. É peggio delle montagne russe, la nausea mi assale, il vomito mi arriva in gola, spinge per liberarsi, e così sia.
Ma non è finita. Ti fissi, ti ostini, senti parole mai dette, ti metti a spiare e sei ancora convinto che ciò che senti o vedi sia la realtà. Per te lo è diventata, come un sogno, o forse un incubo. Tu la vivi e ti muovi di conseguenza. Mi avvicini e mi allontani nel giro di un niente, e questo per tutta la giornata, notte compresa. Vieni qui, lasciami stare, vieni qui, lasciami stare, senza fine.
Mi guardi strano. Per un attimo sei tu, come prima, quello dopo il tuo sguardo su di me, su tutto intorno, è quello di un estraneo, di colui che non sa, non vede, non sente, se non quello che pensa di vedere, che pensa di sapere, che pensa di sentire… e ti convinci ancora, fino all’ossessione, alla paranoia, alla follia, quella allo stato puro, non velata e non mediata. Non ci vuole niente per farti voltar faccia, il tempo di due tiri di sigaretta, dal sorriso al pianto, dalla realtà alla fissazione, succede e basta. Ciò che segue è solo farsa, o forse, lo è anche quello che precede. Non lo so più.
E a dir la verità, non mi interessa nemmeno sapere.
Basta che si spenga questa follia.
Una volta per tutte.
Fa paura.
E consuma dentro.



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