mercoledì 23 novembre 2011 - Martino Ferrari

Egitto nel caos: scontri e morti al Cairo. E’ il momento di riprendersi la democrazia

L’Egitto è di nuovo in fiamme. Disfattisi della dittatura di Mubarak, gli egiziani ora lottano contro il maresciallo Hussein Tantawi e la sua giunta militare. Piazza Tahrir, al Cairo, è da giorni teatro di scontri tra polizia e manifestanti. I bilanci, secondo le autorità del Cairo, contano 30 morti e un numero imprecisato di feriti. Waleed Rashed, fondatore del movimento 6 aprile, ha postato un video (che trovate qui sotto) in cui si vede chiaramente un uomo giacere a terra, morto.

La protesta è iniziata il 18 novembre, quando migliaia di persone sono scese in piazza al Cairo e in altre città (ad esempio Alessandria) per chiedere al Consiglio Supremo Militare di fissare una data precisa per il ritorno al governo civile. Assieme alla Fratellanza Musulmana, migliaia di cittadini facenti parte di organizzazioni laiche hanno espresso la loro preoccupazione per il prolungarsi del controllo militare sul Paese.

La rivolta è stata scatenata da un documento emesso dall’esecutivo provvisorio, che definisce i militari “guardiani della legittimità costituzionale”. L’espressione, molto ambigua, ha alimentato le paure degli egiziani, che temevano l’intenzione dei generali di controllare e condizionare il processo che sta portando il Paese alle elezioni democratiche del 28 novembre.

La situazione è poi degenerata, fino al caos attuale, che ricorda quella dei giorni della rivoluzione contro la dittatura di Mubarak (anche se, per fortuna, per ora è meno tragico).

Ieri, il Consiglio Supremo delle forze armate ha in parte ceduto alla piazza, promettendo per l'anno prossimo (prima di luglio) delle elezioni presidenziali e la formazione di un governo che possa realizzare quegli obiettivi che erano al centro delle rivendicazioni della rivoluzione del gennaio scorso. Un impegno a continuare il percorso iniziato col movimento che ha cacciato Mubarak. Ma i manifestanti non ci credono, mentre la comunità internazionale dimostra di essere molto attenta e di vigilare su quanto accade in Egitto. Al-Jazeera ed Amnesty International sono in prima linea per monitorare gli avvenimenti. 

Nutro un profondo rispetto per questi popoli, che si battono per conquistare i loro diritti. E’ il momento più bello, nella storia di una democrazia: quando nasce e bisogna lottare per ottenere la libertà. Per noi è così scontata che non ci accorgiamo di non usarla veramente. La lasciamo appassire.




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