giovedì 8 marzo 2018 - Antonio Moscato

Riparliamo del M5S: perché tanto successo a Sud?

Un intervento di Piero Bevilacqua su “il manifesto” di ieri propone un’interpretazione abbastanza convincente del voto massiccio al M5S nel meridione, che può contribuire a spiegarlo anche in altre regioni. “Non promettono posti, non sono legati a clientele, sono per il reddito minimo (in forme discutibili), sono vergini di un passato che ha regalato solo logiche di clan”. Il livello culturale di alcuni dei suoi portavoce è effettivamente molto basso, aggiungo, ma non è una prerogativa esclusiva: se si guarda al livello medio del ceto politico italiano variamente riciclato, c’è poco da sorridere dei congiuntivi di Di Maio.

 

Il vero problema è che gran parte della sinistra residua ha fatto a gara col PD nel deridere il M5S, e ovviamente ha così rinunciato a tentare di capirlo, e quindi a influenzare un movimento così eterogeneo nella provenienza, e di cui non era impossibile prevedere alcune delle crisi che ha attraversato, su cui sarebbe stato possibile intervenire con un diverso approccio. Colgo l’occasione per riproporre in appendice una piccola scelta di miei articoli di vari periodi, che mi hanno fatto talvolta sospettare di eccessiva benevolenza nei confronti di questo movimento, semplicemente perché non partecipavo alla sua sistematica denigrazione (che ha raggiunto livelli insopportabili nel linciaggio di Virginia Raggi, colpevole della pioggia, della neve, della siccità, del dissesto delle ferrovie dello Stato, per lo spelacchio e magari per la mancanza di depilazione...). Li ripropongo perché erano scritti per capire un fenomeno nuovo, che sfuggiva a chi lo denigrava e basta.

Il record della faziosità è del quotidiano romano dei palazzinari, ma finora anche il manifesto si era accodato agli altri mass media. Speriamo che sia un buon inizio.

(a.m.)

 

Il segno, paradossale e positivo, della valanga dei 5Stelle al Sud

di Piero Bevilacqua

dal Manifesto

È difficile mostrare sorpresa di fronte ai dati più o meno definitivi di queste elezioni di tardo inverno 2018. Non sono sorprendenti – sia detto senza alcuna iattanza – per chi segue la vita politica dalle strade della città e non dall’aria condizionata dei palazzi.

Per chi ha seguito il rovesciamento strategico del Pd di Renzi, da pallido partito socialdemocratico a formazione di destra conclamata. Un partito di governo che ha gettato allo sbando del precariato due generazioni di giovani, ha sottomesso la scuola alle ragioni di Confindustria, affidandola a una sindacalista, ha “risolto” il problema degli immigrati rinchiudendoli nei lager della Libia. E non vale, per quest’ultima notazione, osservare che Salvini ha vinto per le ragioni opposte.

È IL POPOLO CHE VOTAVA a sinistra che fa mancare il suo consenso per queste scelte. Esistono fedeltà antiche, tra gli elettori, che sopravvivono agli scenari mutevoli della politica politicata. LiberieUguali, tardiva iniziativa politica, costellata di errori, e apparsa subito come cartello elettorale (dunque tutta interna alle logiche e ai rituali che spingono gli elettori a disertare le urne, o a votare per le formazioni populiste) è andata peggio del previsto. Ma per questo versante di problemi ci sarà tempo per ragionare.

QUEL CHE ERA INVECE IMPREVEDIBILE, è non tanto la vittoria generale dei 5Stelle, quanto la sua affermazione totalitaria in tutto il Sud continentale e nelle Isole. Che cosa è accaduto? Perché un tale successo, che si spalma con impressionante regolarità su tutto il territorio meridionale? Le analisi circostanziate dei prossimi giorni ci faranno capire meglio i particolari di questo evento di vasta portata. Ma chi ha una qualche informazione generale sul Sud di oggi può avanzare qualche considerazione non priva di fondamento.

I 5 STELLE VINCONO INNANZI TUTTO perché al Sud gli effetti dello svuotamento della democrazia rappresentativa sono più gravi che altrove. Non è solo perché da quando esiste il Porcellum, cioé a partire dal 2005, gli elettori non possono più scegliere i propri candidati. O perché, qualunque sia l’esito delle elezioni a cui partecipano da oltre 10 anni, amministrative o politiche, la condizione sociale di una massa crescente di loro non muta, anzi peggiora. Ma il fatto che il ceto politico, soprattutto quello dei governi locali e nazionali, mostra una sovrana inettitudine a cambiare alcunché della loro vita e soprattutto si presenta come una élite che vive immersa in privilegi ed affari, qualunque sia la colorazione politica di appartenenza. Infine, particolare ignoto a chi non segue da vicino i fenomeni politici di questa parte del paese, in molte aree del Sud il voto non è più libero. La disoccupazione perdurante degli ultimi anni ha creato una dipendenza grave e sempre più stretta di una platea estesa di cittadini dai favori e dalle influenza dei detentori di potere grandi e piccoli. Una società civile resa fragile dalle scarse fonti di reddito e occasioni di lavoro, è oggi sempre più assoggettata ai comandi della politica affaristica, quando non della criminalità organizzata.

SE TALE QUADRO HA UN MINIMO di verosimiglianza, è naturale che il movimento 5stelle sia apparso con tutte le caratteristiche di un movimento antisistema, e perciò ha finito con l’avere questa forza dirompente. Se ci si riflette bene, la vittoria elettorale di tale formazione appare paradossalmente come un segnale positivo. Esprime la volontà di ribellione e di libertà del nostro mezzogiorno; una parte del paese che non si vuole arrendere a una visione della politica non solo svuotata di ideali (che pretesa!), ma priva di dignità, di una qualche sfumatura morale, piegata in maniera sempre più sordida a logiche di clan.

I 5STELLE NON PROMETTEVANO posti di lavoro, non sono legati a clientele locali, hanno mostrato di praticare una politica anticasta con i rimborsi (ah, gli idioti che li rimproveravano perché alcuni di loro erano inadempienti!), si battono da sempre per un reddito minimo ( con una formulazione ultimamente discutibile), si presentano soprattutto – ahimé – come angeli senza passato. E questo appare il più grande merito. Perché di fronte alla montagna di fallimenti che è stata la politica nazionale degli ultimi anni, agli occhi di tanti italiani e soprattutto meridionali, la vergine inesperienza dei 5Stelle è di gran lunga preferibile alla competenza delle vecchie volpi, sempre le stesse, impegnate a conservare presidi di potere di piccolo cabotaggio e a non cambiare alcunché.

(p.b.)

 

APPENDICE: Piccola antologia di articoli sul M5S, un po’ alla rinfusa, per la difficoltà a effettuare le ricerche sul mio sito, che dopo ogni bombardamento di hacker ha perso diversi pezzi...

 

Grillo: i nodi irrisolti*

Il PD incorreggibile, Grillo si corregge

Il M5S: problemi e mistificazioni*

I problemi di Grillo

L’armata di Grillo

Basta con la grillologia

Un primo bilancio del movimento di Grillo * *

La sorpresa non è Grillo

Perché la CGIL ha paura dei 5 stelle?




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