giovedì 22 giugno 2017 - Anna Maria Iozzi

Rimbocchiamoci le maniche: al via la seconda serie?

Una fabbrica tessile è in liquidazione e i terreni su cui sorge sono destinati alla vendita. Il piano regolatore prevede questo provvedimento e solo il sindaco lo potrebbe modificare. Sono questi gli elementi di successo della fiction “Rimbocchiamoci le maniche”, approdata l’anno scorso su Canale 5.

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Diretta da Stefano Reali, la fiction racconta le vicende di Angela Tusco, la capo cucitrice di una fabbrica tessile, interpretata da Sabrina Ferilli. Ha iniziato a lavorare come operaia da giovanissima e ora che la Charmant è a un passo dalla chiusura, lei e le sue colleghe rischiano di perdere il posto di lavoro.

Angela, sposata con Fabio (Sergio Assisi) e madre di tre figli, vive un momento di crisi a causa del tradimento del marito con Gina (Michela Andreozzi), anche lei operaia della fabbrica.

Supportata dalle sue colleghe di lavoro, da Paolo (David Coco), l’ex fidanzato e dal Capitano dei Carabinieri, Massimo De Francisci (Marco Falaguasta), decide di proporre la sua candidatura a sindaco di Offidella, nel Lazio, per risollevare le sorti della fabbrica e di scoprire che cosa si cela dietro gli intrallazzi politici.

Partita con la sfiducia di tutti, a sorpresa, vince le elezioni. È sua la gestione della pubblica amministrazione. Per Angela non è facile conquistarsi la fiducia di che le rema contro.

«È stata una bella sfida per tutti, lunga e faticosa. L'idea e la voglia di raccontare questa storia sono nate quattro anni fa. Ho subito coinvolto il regista Stefano Reali non solo perché era un regista con avevo lavorato bene ne Le ali della vita, un evergreen di Mediaset, ma perché conoscevo il suo coraggio. Sapevo che avrebbe accettato una sfida così particolare. È tutto ex-novo, una serie completamente immaginata da noi. La sfida era rendere temi importanti, come la partecipazione politica e civile», afferma Sabrina Ferilli.

«Abbiamo girato dentro uno stabilimento di Civitavecchia. Intorno a noi non c’erano comparse, ma operaie, lavoratrici vere. E le ho viste piangere ascoltando i dialoghi della fiction».

«Angela è femmina a tutto tondo, un po’ generale e un po’ mamma, una grande lavoratrice che a un certo punto sposa l’impegno civile. Mi piace che al centro della narrazione sia tornato l’universo femminile, un po’ come fu con Commesse. Quanto ad Angela, si ritrova al centro degli avvenimenti e viene coinvolta dalle sue colleghe operaie per risollevare sorti della fabbrica e pure quelle del suo paese, tanto che si candida sindaco e vince: è un film corale, con tante protagoniste, dove s’intrecciano dubbi, fallimenti e anche tradimenti. Ma alla fine il gruppo vince».

«La storia parte dalle piazze. Il mio è un gruppo di operaie che si trova in piena crisi, il proprietario decide di chiudere l'azienda e queste donne, non più adolescenti, si ritrovano a dover ricominciare da zero. Da lì nasce la partecipazione diretta, l'unione e la solidarietà, l'elezione a sindaco di Angela e la risoluzione di una serie di una serie di problemi al fianco di una serie di avversari politici che faranno di tutto per far cadere queste donne», spiega l’attrice.

Quella di Angela è una storia appassionante che restituisce centralità non solo alle donne, ma a chi, ogni giorno, si rimbocca le maniche per affrontare tutte quelle sfide che appaiono difficili e sempre più grandi.

E questo è stato il motivo di successo della fiction che, forse, potrebbe approdare con la seconda serie.

 




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