domenica 20 novembre 2016 - Emilia Urso Anfuso

Riforma delle pensioni, spesometro e altre misure: altro che riforma costituzionale...

Si parla solo, e da mesi, della riforma costituzionale. Ovviamente, se ne parla male. Mai visto un governo fare di tutto e di più, per sostenere un SI al referendum: promesse di ogni genere, che sfido chiunque a credere verranno onorate, campagne di disinformazione a tutto tondo, anziani prelevati direttamente dagli ospizi, e trasportati coi pullman e cestino pranzo, per riempire le sale dei convegni a sostegno del SI, senza nemmeno che gli sia stato spiegato il motivo della scampagnata – l’ultima notizia vede protagonista Alfano – Renzi che si sbraccia a “rassicurare” tutti che no, non è affatto una riforma che creerà un sistema autoritario (excusatio non petita, accusatio manifesta…).

Basta osservare come è stata realizzata la campagna televisiva referendaria: alle parole della voce fuori campo, si collegano le scritte sottopancia, con le parole-chiave enfatizzate, Benigni pagato 200.000 euro per smentire se stesso sulla “Costituzione più bella del mondo”, Obama che fa l’endorsement, chiarendo – ammesso ve ne fosse necessità – come le riforme costituzionali che si stanno realizzando in mezza Europa, siano alla base della ratifica del temibile TTIP.

Insomma: manca solo che il governo invii a casa di tutti gli italiani, la carta di credito VIP di American Express, con linea di credito di 3000 euro, garantita dal governo, e hanno messo in atto ogni più subdola strategia, per convincere il maggior numero di italiani che il SI è la scelta più giusta e intelligente.

Due cose: la prima, è un sospetto. In Parlamento la riforma è già stata approvata. La storia nazionale ci insegna che da anni i responsi referendari non vengono presi in considerazione. Forse, questo gran sbracciarsi da parte del governo, serve proprio a far credere che si, certo che il responso referendario sarà ciò che verrà poi messo in atto, quando nella realtà dei fatti, così non sarà.

La seconda cosa: in vista della messa in atto del TTIP, gli Stati Uniti hanno chiesto all’Europa una “armonizzazione” di certe regole, e queste regole possono essere “armonizzate” solo ed esclusivamente, attraverso la modifica di certi articoli costituzionali. E voi pensate che ai governi possa interessare un fico secco di ciò che vorrebbero le popolazioni?...

Ottima anche l'analisi di Guglielmo Forges Davanzati , pubblicata lo scorso Giugno su EUNews, in cui l'autore scrive, tra le altre cose:

"Il progetto di riforma costituzionale è stato autorevolmente commentato da numerosi costituzionalisti, che hanno concentrato la loro attenzione sugli aspetti propriamente giuridici e politici del cambiamento prospettato. Nel dibattito che si è sviluppato in questi mesi, minore attenzione hanno ricevuto interpretazioni che attengono a ragioni di carattere propriamente economico che spingono verso la riforma della Costituzione italiana.

Per individuarle conviene partire da un fatto ampiamente noto. J.P. Morgan, una delle istituzioni finanziarie più importanti su scala globale, in un documento del 2013, ha rilevato l’impronta “socialista” che sarebbe implicita nella nostra Carta costituzionale. In effetti, si tratta di un’interpretazione che può essere condivisa se si leggono gli articoli che più direttamente riguardano la sfera economica e, in particolare, quelli che danno allo Stato anche funzioni di programmazione. Evidentemente, dal punto di vista degli interessi della finanza che quella istituzione rappresenta, la presenza di elementi di “socialismo” nella nostra Costituzione deve essere particolarmente sgradita. Va chiarito che il documento di J.P. Morgan è estremamente rilevante, anche al di là del progetto di riforma costituzionale, perché aiuta bene a comprendere i processi di depoliticizzazione in atto: ovvero processi che demandano a tecnici non eletti la gestione della politica economica, a condizione che quest’ultima sia concepita in modo da «non essere invisa alle banche centrali".

Nel frattempo però, tutti presi a fare i grandi “analisti politici” dell’ultima ora – basta girare un po’ sui social network per leggerne di ogni tipo, di castronerie ovviamente - stanno accadendo cose gravissime. Cose che si abbattono pesantemente contro quel po’ di garanzie che i cittadini potevano ancora ritenere salde.

Di fatto, è stato stravolto il sistema pensionistico. O meglio: stanno dismettendo del tutto il sistema pensionistico. Fanno così: prima ti dicono che alcune misure sono “opzionali”, vedi ad esempio l’anticipo pensionistico, che è una delle cose più aberranti realizzate dal mondo politico negli ultimi anni, poi questa “misura opzionale” diventa la regola.

Che dire poi, della misura che permetterebbe agli anziani in difficoltà economica ma proprietari di appartamento, di chiedere il cosiddetto “prestito ipotecario fiduciario”? una delle cose più abominevoli mai pensate prima.

Sei anziano, tiri a campare? Ipoteca l’appartamento in cui abiti, la banca ti presterà fino al 25% del suo valore, ma poi, lascerai debiti a figli e nipoti per gli anni a venire.

Nemmeno a Satana sarebbe venuta in mente una cosa simile.

Ecco poi un’altra misura, approvata recentemente: lo spesometro passa dall’essere dichiarazione annuale a trimestrale. In pratica, i possessori di partita i.v.a. dovranno ogni tre mesi, presentare la dichiarazione di ogni spesa sostenuta, soggetta ad i.v.a. anche minima. Al link seguente, la descrizione della nuova misura trimestrale: SPESOMETRO TRIMESTRALE.

Ovviamente, lo spesometro trimestrale non è una misura in favore dei cittadini, ma un metodo per controllare pesantemente qualsiasi tipo di transazione economica effettuata. Scoppierà il caos, vedrete.

Vogliamo parlare poi della recente misura, approvata lo scorso 15 Novembre, che permette di prelevare dal bancomat un massimo di 1000 euro in una giornata e 5000 massimo in un mese?

Se si sforano queste cifre, scatta automaticamente la verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate. Per scongiurare possibili pagamenti in nero, dicono.

Tutto ciò, si chiama riforma del sistema economico, fiscale e pensionistico, ed è molto assimilabile alle regole – mai del tutto chiarite – delle misure che entreranno via via in vigore a causa della ratifica di trattati quali il TTIP e il TISA, tra USA, Canada ed Europa.

Per far si che nessuno abbia un solo neurone libero, per accorgersi di tutto questo, ecco che si parla e straparla solo ed esclusivamente della riforma costituzionale.

E c’è ancora gente convinta che voterà SI perché “almeno è un cambiamento”, senza porsi la domanda necessaria: “Quale tipo di cambiamento”?

Siete davvero sicuri ad esempio, voi che pendete verso il SI, che i senatori che verranno tolti dalla loro poltrona, non avranno più privilegi e vitalizi?

Siete proprio sicuri che non avere – in pratica –alcuna facoltà di votare i propri rappresentanti in Parlamento e al Senato, rappresenti un buon cambiamento?

Siete proprio certi che, cancellando il CNEL – Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro – risparmieremo denaro pubblico? Pensate per caso che chi vi lavora, sarà buttato in mezzo a una strada?

Per ciò che riguarda la cancellazione del criterio di pluralità, attualmente garantito – anche se negli ultimi anni è evidentemente un sistema che è stato fatto fallire per ottenere a ogni costo l’approvazione delle misure volute dai governi – dal sistema bicamerale paritario, siete proprio convinti che la riforma armonizzerà ad esempio, i tempi di approvazione delle Leggi?

Vorrei ricordare a tutti, per l’ennesima volta, che quando un governo tiene all’approvazione di una proposta di Legge, ecco che per “magia” i tempi si accorciano e di molto, vedi Riforma Fornero e Jobs Act.

Insomma: consiglio vivamente a tutti, una bella disintossicazione dal “tema centrale” della riforma costituzionale, al fine di guardare nuovamente alla realtà che si muove intorno a noi, e di non votare SI per “votare il meno peggio” – frase che leggo spesso sui social network, o in virtù dell’esasperazione di un fumiginoso concetto di “cambiamento in positivo”.

Se anche stavolta non si farà nulla per capire davvero cosa si va a fare alle urne, ammesso che non cambino ancora una volta la data, ora fissata al 4 Dicembre, e cosa può accadere a un popolo poco attento ai contenuti beh, non sarà facile dopo, mettere le cosiddette “pezze a colori” sui danni auto prodotti.

Pensateci, ma velocemente, che il tempo passa in fretta.




Lasciare un commento