martedì 27 marzo 2018 - Aldo Giannuli

Rifondare la sinistra: una proposta a Sinistra in rete, ed una idea di Stati generali della sinistra

Sommando i voti ti tutte le liste di sinistra, dal Pd (immaginando che tutti i suoi elettori siano di sinistra, il che…) al Pci di Rizzo, alla lista del Popolo di Ingroia, alla Sinistra Rivoluzionaria di Ferrando e passando per Leu e Pap, non si arriva al 25%, sino a tempi non remoti, la stessa area era sul 40% (e non sto parlando delle europee del 2014 e dell’effimero successo di Renzi).

E’ chiaro come il sole che il boom dei 5 stelle (a cominciare dal 2013) è dovuto alla massiccia trasmigrazione degli elettori dalle formazioni di sinistra alle sue liste. Dobbiamo dedurre che il M5s è la nuova sinistra? Figuriamoci! Il M5s di Di Maio (cosa ben diversa dal M5s di Roberto Casaleggio) si dichiara, al solito, “né di destra né di sinistra” ma ha una linea schiettamente di destra. Di fatto stiamo assistendo alla replica del Pd: un partito a base di sinistra che fa una politica neoliberista (cioè di destra). Peraltro, delle prospettive del M5s, al di là dell’attuale momento di grazia, scriveremo in altra occasione.

Allo stato attuale, la sinistra è dispersa e priva di una espressione credibile: il Pd, oltre che essere un partito ad indirizzo di destra, è in aperto stato confusionale ed è destinato a sparire, Leu è stata una scheggia di quel mondo che non ha saputo differenziarsene e non ha prospettive migliori, Pap è stato un tentativo generosissimo, basato sullo slancio di alcuni gruppi di giovani, ma ha raccolto un risultato non entusiasmante (ed anche di questo diremo) ed il resto (Rizzo, Ferrando ecc) sono inutilissime mosche cocchiere, prive di qualsiasi soffio vitale. Ci vuole altro.

Io credo che occorra aprire un dibattito di largo respiro su questo esito, guardando non solo all’arco di tempo di questa campagna elettorale, di questo anno o di questa legislatura, ma all’intero arco di questi 25 anni che hanno segnato il declino strategico dell’idea di sinistra in quanto tale. In parte, questo sta già accadendo nel web, ma in un lamentevole stato di frammentazione: ognuno parla da solo (mi ci metto anche io) senza interloquire con altri.

Basti seguire il lavoro (peraltro ottimo e meritevolissimo) di “sinistra in Rete” per capirlo: una antologia di articoli e saggi, di cui diversi pregevoli) ma che cadono in uno scenario lunare in cui ognuno va per i fatti suoi e nessuno discute con un altro.

Mi permetto di dare un suggerimento ai redattori di Sinistra in Rete: organizzare il loro lavoro per sezioni (contributi teorici, analisi politiche nazionali, internazionali eccetera o quel che vi pare) e lanciare di tanto in tanto un tema di discussione o, meglio ancora, le domande di una intervista collettiva, invitando gli autori ad esprimersi in merito. Forse sarebbe un limite a questo disordinatissimo flusso di idee che non costituiscono alcun dibattito. Chissà…

Ma poi il web, che va benissimo (sia chiaro), non basta: c’è bisogno di guardarsi in faccia e di momenti di confronto collettivo non virtuali ma reali. C’è bisogno di arrivare agli “stati generali della sinistra” a livello nazionale, il che, neanche a dirlo presuppone la disponibilità di ciascuno ad abbandonare il guscio in cui si rifugia. Forse si potrebbe iniziare a livello locale, gradualmente e sarebbe un modo per farla finita con la prassi indecente degli accordi fra gruppi dirigenti di micro sette per fare una lista all’ultimo momento: una riedizione tristissima e caricaturale degli intergruppi degli anni settanta che già allora non erano una cosa eccellente.

Magari proviamo a discuterne.




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