Report: le Olimpiadi (in)sostenibili e il tesoro della lega
Il tesoro della Lega e le Olimpiadi insostenibili sono i servizi della puntata di Report.
SFORO OLIMPICO Di Claudia Di Pasquale
Le Olimpiadi di Milano Cortina sono state vinte con delle premesse chiare: essere sostenibili in termini ambientali ed economici, invece il primo atto dell’operazione è stato l’abbattimento di migliaia di alberi per far spazio alla nuova pista da bob.
In faccia al progetto dove si parlava di mantenere i larici in due punti specifici della pista: Claudia Di Pasquale ne ha chiesto conto al presidente Zaia, che ha cercato di evitare di rispondere alle domande. La pista è più corta, mi hanno detto che pianteranno più alberi, abbiamo riqualificato una pista da bob abbandonata… Ma se non riuscissimo a costruire per tempo la pista dovremmo andare a gareggiare all’estero.
La pista da bob nel dossier iniziale doveva essere risistemata: era stata costruita per le Olimpiadi del 1956, la ristrutturazione era stimata in 47ml, ma alla fine la nuova pista costerà 118ml di euro, tutti a carico dello Stato.
LA pista deve essere a Cortina – spiegava Salvini in conferenza stampa – senza spendere soldi in più: alla fine il progetto per la gara diventa light, per spendere di meno, togliendo le opere di mitigazione.
Ma alla fine il progetto light sarà solo una pista di cemento, senza servizi per disabili, senza coperture a verde e costerà pure di più.
L’autorizzazione paesaggistica è arrivata dalla regione Veneto solo dopo 4 giorni l’approvazione del progetto: questa pista sarà usata solo da pochi alla fine delle olimpiadi, sarà solo un peso per le future generazioni.
Il Cio aveva scritto a Zaia che una nuova pista da bob sarebbe stato un azzardo, come la pista realizzata a Torino per le olimpiadi del 2006 e oggi abbandonata.
Ma alla fine la pista di bob si farà, sarà una cattedrale nel deserto? “Questo lo dice lei” è la risposta di Zaia alla giornalista, tutto dipende dal piano economico.
Secondo il dossier di candidatura con cui l’Italia ha vinto avremmo dovuto spendere il meno possibile, ma oggi sembra tutto carta straccia: Malagò, di fronte alle carte del dossier (dove si parla di ristrutturazione della pista da bob), tira fuori motivi ideologici, per poi chiuderla dicendo che la politica ha voluto fare così, costruendo una nuova pista.
Nel frattempo gli austriaci stanno sistemando la loro pista per 28ml di euro, se Pizzarotti non dovesse consegnare l’impianto entro marzo 2025, le gare si faranno in Austria (ma noi avremmo comunque speso 118 ml di euro per una cattedrale nel deserto).
Ma in questo progetto ci sono altre opere di mezzo: ci sono i lavori di ristrutturazione del palazzo di ghiaccio, il trampolino Italia che non è usato dagli anni 90, ci sono i lavori per il villaggio olimpico (39ml di euro) realizzato con case usa e getta. Tutte opere ancora da fare.
C’è poi la tangenziale per Cortina per evitare che i mezzi pesanti per le opere debbano passare per la città: la variante dovrebbe attraversare la valle, in una zona dove è presenta una frana, con tanto di movimenti franosi verso valle.
Lo scorso dicembre il ministero dell’Ambiente ha bloccato questo progetto, chiedendo una variazione che prevede un impatto su diversi condomini della zona.
Altri costi deriveranno dai lavori sul ponte, poi una galleria sotto le montagne (costo 483ml di euro): quest’ultima opera è escluso che verrà realizzata per le olimpiadi.
Ci sono poi le varianti per diminuire i tempi di percorrenza per arrivare a Cortina: costo per 250ml di euro, per un risparmio di 2 minuti di tempo per chi arriva qui.
C’è poi la bretella ferroviaria di pochi km, di cui una buona parte sotto terra (con una galleria a cappio), in una zona ad alto rischio idrogeologico.
Altra opera essenziale per le olimpiadi, ma in realtà è una bufala perché questa bretella collega Mestre a Venezia, poi non ci sono treni per Cortina.
Alla fine queste opere collegate per le olimpiadi a chi convengono? Non sono olimpiadi low cost dunque, si parla 1,5 miliardi di opere che dovrebbero migliorare la condizione del Veneto (pagati dai cittadini delle altre regioni).
La fondazione Milano Cortina metterà 1,6 miliardi di euro per la gestione dell’evento, i soldi arriveranno dagli sponsor, dal Cio e dalla vendita dei biglietti.
Il costo totale per le olimpiadi è salito da 2,4 a 3,6 miliardi di euro col governo Meloni: si spenderanno soldi anche in Trentino dove gli impianti erano già funzionanti.
Nel dossier si parlava di una spesa di 8ml di euro, oggi siamo saliti a 18ml di euro, per investimenti su impianti esistenti, si prevede di prendere acqua da un torrente in una zona protetta, sono in attesa delle autorizzazioni del comune, ma tanto sanno che andranno in deroga.
I trampolini di Predazzo sono stati smontati e verranno costruiti: i costi sono quadruplicati rispetto al dossier iniziale, anche qui si è scelti di non ristrutturare, approfittando delle olimpiadi per costruire opere nuove.
Sempre a Predazzo si costruirà il villaggio olimpico, dentro la zona militare, nella scuola alpina della Guardia di Finanza. Anche qui, in una zona verde, si andranno a ristrutturare dei palazzi, da 11 ml di euro si parla 41 ml di euro.
Altri soldi saranno spesi per costruire parcheggi, cementificando delle zone verdi, per comprare dei bus.
A Bolzano, ad Anterselva c’è l’impianto di Biathlon: si dovevano spendere 4 ml di euro e si spenderanno invece 51 ml per nuovi lavori, alcuni inutili.
A Dobbiaco dovrebbe realizzarsi un’opera stradale di cui però manca il progetto.
A San Candido grazie alle olimpiadi costruiranno un cavalcavia per eliminare un passaggio a livello, che rovinerà la visuale del paese. Da 7 ml il costo è aumentato a 15 ml: l’opera è stata decisa alle spalle del comune, nemmeno il sindaco ne era a conoscenza.
LA pista di pattinaggio di Baselga doveva essere solo coperta: rispetto alla cifra iniziale, i costi dei lavori sono raddoppiati, ma alla fine la sede di Baselga è stata tolta dalle olimpiadi, poco dopo che il comune aveva approvato il progetto.
Alla fine la sede di Baselga era stata inserita nel piano iniziale solo perché c’era un impianto esistente: è stata sacrificata per lasciar spazio alla pista di Cortina?
Colpa della politica – la risposta di Malagò: il Cio aveva chiesto in nome della sostenibilità a rinunciare all’ammodernamento alla pista di pattinaggio di Baselga e alla pista di bob a Cortina.
Ma alla fine i soldi arriveranno anche a Baselga, dalla provincia autonoma di Trento.
A che punto sono i lavori in Lombardia? La sede designata per lo sci alpinismo è Bormio, nel dossier la pista Stelvio è già considerata omologata, si spenderanno però altri soldi per dei lavori di ammodernamento (per 78ml di euro).
Che senso ha investire tanti soldi per una pista dove, tra qualche anno, non ci sarà più la neve?
Ci sarà una nuova cabinovia che passa a pochi metri dalle case, per un costo da 28ml di euro.
La neve in primavera si trova a Livigno, anche qui si ospiteranno le gare (su piste in gestione a privati): per i lavori delle due piste si passa da 17 ml di euro a 150 ml di euro.
L’importante è che siano opere utili – racconta l’assessore alla montagna: sono nuovi parcheggi, uno interrato sotto la montagna, una nuova cabinovia in project financing (ma parte dei soldi sono coperti dallo Stato).
La Lombardia spenderà fondi pubblici per migliorare la viabilità da Milano verso Sondrio, per un totale di 74ml di euro.
Altra opera è quella chiamata tangenziale sud di Sondrio: si tratta in realtà di un viadotto che non toglierà traffico dal paese: il cavalcavia forse non sarà pronto per le olimpiadi e se non sarà pronto “ce ne faremo una ragione” spiega il sindaco di Bormio.
In generale le opere in Lombardia a che punto sono? Secondo l’assessore Sertori sono a buon punto, Fontana ha deciso di non rispondere a Report e, anzi, alla fine ha allontanato la giornalista accusandola di avere risposte preconfezionate.
Trasparenza cercasi, in questo paese.
Secondo l’audizione dell’ex commissario Santandrea nel 2023, le opere sono in ritardo (e per la maggior parte nemmeno sono utili per le olimpiadi).
Report non è riuscita ad avere informazioni sul cronoprogramma ad Anas, al ministero delle Infrastrutture, senza riuscirci: spenderemo 3,6 miliardi euro in opere che violano anche vincoli ambientali e nemmeno sappiamo come li spenderanno.
A Milano si costruiranno impianti per le gare: dovrebbero realizzarle i privati, andando a ritrutturare opere esistenti, come il palazzetto del Palasharp. Ma alla fine le spese sono salite e i privati, come Ticket One, hanno chiesto aiuto al comune.
Ticket One non ha realizzato lavori dal 2019, il comune ha revocato la concessione pochi mesi fa: ci sono voluti tanti anni per rendersi conto della situazione?
Il Palasharp andrebbe demolito in quanto abusivo, il comune ha usato le olimpiadi per accelerare la riqualificazione: ora il Palasharp è cancellato dalle gare, che si sposteranno in altre zone.
Le gare di Hockey saranno eseguite in zona Santa Giulia da una società privata: anche qui i costi sono destinati a crescere, così Sala ha chiesto al governo di contribuire alle spese del privato.
Nell’ex scalo di Porta Romana si costruirà il villaggio olimpico, dopo le gare diventeranno alloggi per studenti: dentro ci sono investimenti di CDP, soldi pubblici dunque.
Sala (che non ha accettato l’intervista mandando il suo assessore), Fontana, Zaia, sono sempre presenti in televisione a parlare delle olimpiadi: poi però quando gli chiedi di essere trasparente sui costi, spariscono, non vogliono rispondere, mostrano tutta la loro insofferenza al lavoro del giornalista.
Sembra che in questo paese abbiano tutti paura della trasparenza.
TERA NOSTRA Di Luca Chianca
Lo scandalo dei fondi della Lega scoppiò dopo un articolo del giornalista Giovanni Mari, nel 2012: è la storia dei fondi in Tanzania, i magistrati dopo lo scoop cercarono traccia dei soldi della Lega, che stavano andando in Tanzania e Cipro.
L’ex tesoriere Belsito viene indagato dalle procure di Milano e Genova, per truffa (reato prescritto) e per riciclaggio, che costò al partito una confisca di beni per 49ml.
Alla fine ad essere condannato è stato Belsito perché Bossi fece un accordo col nuovo segretario Salvini, la sua Lega non si costituì parte civile nei processi.
Report racconta che grazie al finanziere Colucci che Bossi e Belsito continuarono a fare affari assieme: Colucci fa aprire a Renzo Bossi una società a Londra con un capitale da 1,5ml di euro.
Luca Chianca per incontrare Renzo Bossi è andato fino a Bucarest: la società non ha fatto nulla, spiega il figlio del senatur, l’aveva aperta Londra per non aver rotture .. Ma a cosa serviva?
Secondo Belsito i soldi c’erano in cassa, ma alla fine la magistratura ha stretto un accordo col vecchio partito per pagare quei 49 ml in lunghe rate, ricorrendo al 2 per mille.
Siamo certi che non ci siano parti di quel tesoretto della Lega da recuperare?
Belsito era a disposizione della famiglia Bossi per ogni loro esigenza: nella cassaforte del suo ufficio fu sequestrata la cartella con su scritto “the family”.
C’era anche il documento di laurea di Renzo Bossi, la laurea albanese: un documento precostituito che sarebbe poi servito per la sua carriera politica – spiega l’ex magistrato milanese Robledo.
Falsa la laurea albanese e anche la delega ad un avvocato albanese che doveva poi gestire il documento col titolo da laureato (pagato con denaro pubblico).
A pochi passi da Gemonio Renzo e Riccardo Bossi hanno creato una fattoria, Tera nostra, dove si sarebbe prodotto formaggio di capra.
Renzo Bossi ha poi aperto una società di consulenza, Resil, che ha diversi clienti a Milano e nel varesotto: dopo il 2019 non ha più presentato bilanci.
Nel 2022 avrebbe aperto una società a Londra, chiamata Tera nostra anche lei, con un capitale da 1,5 ml di Sterline: la fonte di Report mette la pulce nell’orecchio al giornalista, da dove vengono i soldi nel capitale iniziale di Tera nostra?
Chianca ha intervistato il commercialista che ha aiutato la fondazione della società, che non ha potuto rispondere alle domande senza il consenso di Renzo Bossi.
Le domande rimangono, da dove vengono i soldi?
A dare una mano a Bossi è Francesco Colucci che ha aperto Tera nostra a Londra: a Milano si occupa della promozione di diverse opere.
A Report spiega che non è stato lui a fondare la società, ma la società inglese Best Choice, a sua volta fondata da un italiano: Best Choice ha creato tante società, spesso scatole vuote, alcune che movimentavano milioni di sterline.
Colucci racconta però che Renzo Bossi gli è stato presentato da un altro italiano, Nicolò Pesce, finito nell’inchiesta sulle truffe degli investimenti in diamanti.
Renzo Bossi nell’intervista con Report racconta della volontà di creare un agriturismo, per cercare investitori ha contattato Colucci. Secondo Bossi il valore del capitale sociale iniziale è sbagliato, aveva solo 10mila euro, avrebbe anche segnalato questo errore formale.
L’inchiesta di Report fa emergere una rete di personaggi, oltre a Colucci e Belsito: anche un imprenditore italiano, Loforese, executive vicepresidente di Rockfeller standard carbon.
Cosa fa questo personaggio? Stringe rapporti con le persone, questa la sua qualità, da ex vicepresidenti americani, sceicchi arabi, agenti della Cia.
È uno che sa muoversi bene in medio oriente: Loforese ha aperto una filiale italiana della Rockfeller, contatta Colucci che era interessato all’idea.
Ma a Loforese consigliano di bloccare l’ingresso di Colucci, perché era finito in una inchiesta su investimenti in criptovalute e opere d’arte.
Il servizio passa poi da Colucci a Calebasso ad un certo Molendini, cavaliere di un ordine non esistente, per tornare a Belsito: tutti legati in operazioni finanziarie, si parla di una operazione per spostare soldi in Moldavia, dove esiste ancora il segreto bancario.
Belsito avrebbe chiesto a Colucci di aprire un conto corrente in Moldavia, nel 2019 ben dopo la fine della vicenda giudiziaria a Genova sui rimborsi. Colucci avrebbe messo a disposizione il marchese Molendini, con forti agganci in Moldavia, che a sua volta individua un tecnico.
C’è una chat che racconta i dettagli di questa operazione: Belsito avrebbe cercato di far partire un carico di statuette di legno dalla Costa d’Avorio verso la Moldavia.
I giornalisti del Fatto Quotidiano hanno cercato di capire cosa ci fosse dentro le casse: erano oggetti di antiquariato, come sostiene Belsito?
Secondo i giornalisti del Fatto si tratterebbe di esportazione di denaro (nelle casse c’erano soldi) che doveva finire in Russia: Belsito sarebbe entrato in contatto coi russi grazie a Renzo Bossi.
Il tentativo di esportazione fallisce e gli imprenditori russi chiedono conto a Bossi: di diverso avviso Renzo Bossi che parla solo di aver fatto un preventivo per Belsito per una spedizione in Russia..
Se questa operazione è saltata, da una seconda chat nel 2019 Calebasso e Colucci si scrivono per far mettere 20ml di euro su un conto corrente in Moldavia: ancora una volta, Belsito non ne saprebbe nulla.
Si pensava di aver chiuso la vicenda dei 49ml di euro, invece ogni tanto questi soldi tornano fuori, come fantasmi.