martedì 4 giugno 2019 - Aldo Funicelli

Report – il mondo degli ultras e le infiltrazioni nelle curve, cosa troviamo nella tazza del caffè

 
Siamo i peggiori importatori di caffé, poiché importiamo per lo più robusta, pure di pessima qualità. Bernardo Iovene ha intervistato diversi specialisti di Specialty Coffee, cercando di capire cosa troviamo nella tazzina del caffè: la prima inchiesta di Iovene aveva addirittura stroncato il caffè del Gambrinus, che aveva dato un voto di 2,5.

A questo giro ha preferito andare assieme ad un assaggiatore napoletano, un giornalista, esperti di torrefazione, oltre al suo assaggiatore di fiducia, Andrej Godina.
Sempre al Gambrinus, dove hanno assaggiato una miscela creata apposta per loro, con qualità proveniente dal sudamerica.
Una miscela segreta, dove non si conosce se oltre al sudamerica c'è anche qualcosa da altre parti del mondo.
Il voto di Andreij questa volta, pur avendo dei difetti, ha un voto più alto: ma Iovene aveva fatto anche altri assaggi non annunciati.
Gli assaggi in incognito riportano sensazioni poco gradevoli, di rancido: un voto non sopra il 4.
Possibile che la prova fatta in favore di telecamere sia avvenuta con più cura?
 
La stessa prova è stata poi ripetuta in altri bar: pare che ai napoletani piaccia quel sapore, visto che il degustatore ha avuto più o meno le stesse sensazioni.
 
Al “Vero bar del professore” il proprietario ha difeso quel rancido, dicendo che è quello che va bene ai napoletani, è quello che sono abituati a bere.
 
Al Gambrinus Iovene ha organizzato una tavola rotonda, con ristoratori, giornalisti: macchine di caffè sporche, sapore rancido, una torrefazione non fatta bene.
Si deve fare una rivoluzione nel mondo del caffè, ammette il dottor Pignataro, se vogliamo veramente che sia tutelato come bene dell'Unesco: perché un conto è un rituale, che va bene in tutto il mondo, altro conto è la qualità di quello che beviamo.
 
Un caffè diverso è possibile, partendo dalla tostatura, in Italia abbiamo un campione della tostatura ed è di Forlì.
Stanno nascendo in tutta Italia gli Specialty Coffee che sanno come si fa: pulizia della macchina, lo spurge, la tostatura a regola d'arte, l'acqua limpida.
Una tostatura spinta brucia gli aromi, per esempio: chicchi scuri possono portare ad un sapore rancido, mentre i chicchi chiari, meno bruciati, danno più sapori al palato.
 
Iovene ha intervistato il campione Rubes Gardelli che gli ha mostrato come lavora per il suo caffè, come si conserva e come si prepara nel bar.
I chicchi vanno tritati al momento, prima di inserire il filtro va fatto lo spurge, l'acqua deve essere limpida: noi consumatori dovremmo pretendere che tutte queste attenzioni vengano fatte.
 
Iovene è andato anche a Milano, dentro Starbucks: l'idea di questi bar è venuta al fondatore dopo aver visto i bar in Italia nel 1983.
Qui si usa 100% arabica, le miscele sono ben specificate, chi prende un caffè sa da dove arrivano i chicchi e i baristi non solo hanno la passione per il proprio lavoro, ma hanno anche studiato per farlo.
 
Che voto da il degustatore? Molti odori di frutta, per un voto che va da 7,5 fino a 8,5.
E il caffé che si bene in via Teulada in Rai? Voto 5, in media come nel resto dell'Italia (ma più alto del Gambrinus).
Quello delle macchinette invece è da bocciatura solenne, 2,5: “straccio bagnato” è una delle definizioni date da Godina.
 
Oggi di moda va il caffè col Ginseng: della radice coreana però c'è veramente poco.
Si crede di prendere qualcosa che da energia, senza caffeina. Qualcosa di salutare.
Si tratta di un preparato in polvere con ginseng: il vero ginseng si estrae dalla radice di una pianta che cresce a 800 metri in Corea del sud.
Questo estratto, se consumato in modo puro, è veramente energizzante: se ne deve consumare 1 grammo al giorno.
Negli estratti ne troviamo solo solo una minima quantità, 0,04 grammi: ne dovremmo prendere almeno 25 tazzine.
 
Negli Specialty Coffee nemmeno lo tengono il ginseng, per dire.
Cosa troviamo allora nella tazza di ginseng: zucchero, caffè solubile, additivi, antiagglomeranti, aromatizzanti, polifosfati, coloranti...
Zuccheri, grassi e aromi chimici.
 
Mandati al diavolo di Federico Ruffo
 
La prima inchiesta di Ruffo aveva evidenziato i rapporti tra la curva e pregiudicati, cui la Juventus aveva di fatto affidato la sicurezza nello stadio.
L'inchiesta Alto Piemonte aveva evidenziato gli affari dei boss col bagarinaggio, con la compiacenza della squadra.
 
Ma questo fino al marzo scorso, quando i tifosi perbene si sono ribellati al tifo organizzato.
L'inchiesta era partita dal suicidio di Bucci, ultras della Juve, poi assunto dalla squadra, ma forse anche collaboratore coi servizi e con la Digos, cui aveva raccontato dell'infiltrazione delle cosche in curva.
 
Bucci era terrorizzato, racconta in una intercettazione il capo della security, D'Angelo: il suo è uno strano suicidio, avvenuto dopo la testimonianza davanti ai pm.
Bucci era in contrasto col leader dei Drughi, Mocciola, 23 anni di condanna per aggressione: era già stato picchiato e negli utimi giorni era preoccupato. Per lui e per il figlio.
 
Sui suoi conti hanno trovato 400mila euro: i pm stanno cercando altri soldi, che la fidanzata era andata a cercare in Puglia, dove vivono i fratelli dell'ultras.
La moglie di uno dei fratelli dice che su quel ponte Ciccio non era da solo, è stato picchiato e poi buttato giù: lo racconta in una telefonata con la stessa fidanzata di Bucci intercettata dai pm.
 
Il nuovo leader aspirante della curva Federico Ruffo lo ha trovato in Germania: si tratta dei True Boys, che hanno preso il posto del gruppo dei Toia, Tradizione.
Il leader dei True Boys si chiama David Nouaimia Bonavita: di origine napoletana, nei video che manda in rete si ispira alle serie televisive, ama le auto costose e gli orologi costosi.
Ufficialmente noleggia macchine in Germania: gli investigatori sono arrivati a lui partendo dalla morte di Bucci.
 
Auto che forse sono usate per nascondere traffici illeciti, dalla Germania all'Italia.
Contro lui la denuncia di un broker svizzero che voleva organizzare una trasferta: solo uno sfogo per il nervoso si è giustificato Nouaimia.
 
Al momento, tra Tradizione e True Boys è in corso una guerra: al momento i True Boys non possono entrare in curva, glielo ha chiesto un dirigente della Juventus.
 
Il calcio è infiltrato dalla delinquenza, ma il bagarinaggio è solo un reato amministrativo, che è resistito a tutti i decreti sicurezza, anche quelli di Salvini.
Che si fatto ritrarre assieme al pluripregiudicato Luca Lucci alla festa della curva del Milan: il ministro ha minimizzato, in curva c'è solo colore, dice.
 
Lucci ha ereditato la curva da Lombardi, altro ultras: ha alle spalle un patteggiamento per spaccio e una condanna per violenza.
Altro personaggio di quella curva è Anghinelli, che recentemente ha subito un attentato: 12 aprile 2019, uno scooter affianca l'auto di Enzo Anghinelli e un uomo gli spara alla testa.
Anghinelli era invischiato nel traffico di droga ed era pure un ultras di un gruppo perdente, i Commandos Tigre.
Tutti i gruppi sono stati soppiantati dalla Curva sud di Lucci: Anghinelli, uscito dal carcere voleva il suo posto in curva, ma Lucci era un personaggio con cui non si discuteva.
 
Gli investigatori hanno ripreso le immagini del traffico di droga che Lucci gestiva, tramite gli albanesi: ha patteggiato una pena di un anno, un anno prima dell'incontro con Salvini.
La sua droga era smerciata in curva: forse Salvini non lo sapeva, quando lo ha abbracciato.
Perché la lotta alla droga si fa anche prendendosela coi grandi spacciatori.
 
Anghinelli, prima di essere sparato, aveva subito un pestaggio fuori dallo stadio: pestaggio nato da contrasti con gli spacciatori “scavazzati” che smerciano bustine nei bagni.
Da una parte Anghinelli e Vottari, dall'altra Lucci e il suo gruppo.
 
Tutte invenzioni giornalistiche, secondo Vottari. E anche secondo Lucci che non ha accettato l'intervista.
 
Lucci oggi leader, ha preso il posto di Giancarlo Lombardi in una guerra di cui non se ne è parlato molto.
Una guerra fatta per conquistare la curva, per avere prestigio, per lo spaccio: gli ultras di Lombardi aveva ricattato il Milan e il suo presidente, Galliani.
Lombardi (dopo le condanne) avrebbe abdicato al giovane Lucci: queste le persone a cui ha stretto la mano il ministro che oggi fa la guerra al cannabis light.
 
Altro che bandiere da sventolare e tamburi.



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