Renzi, il progetto Bagnoli e la rabbia di Napoli

La storia di Bagnoli è una storia di inefficienze da cui non può chiamarsi fuori nessuno, neppure l’amministrazione che oggi governa Napoli. Ventiquattro anni di palude politica e burocratica.
Ma oggi Renzi è andato a Napoli per dare il via al progetto Bagnoli: 330 ettari di bonifica, rimozione di due milioni di metri cubi di rifiuti, un porto turistico con 700 posti barca, alberghi un polo per l’artigianato, un campus universitario, piscine...
A giugno i napoletani faranno il bagno nella zona flegrea, promette il premier. Vedremo.
Ma intanto la terra dei fuochi è ancora lì a testimoniare, con la morte dei suoi figli, l’inerzia criminale di questo governo.
E’ andato a Napoli Renzi, ma non ad Aversa, Giugliano, Casalnuovo: forse perché non ci sono elezioni in quei luoghi. C’è invece la camorra, che estende i suoi tentacoli, anche a Napoli.
Ma il presidente del Consiglio assicura che non ci sarà alcuna infiltrazione camorristica nel progetto Bagnoli.
Si tratta di un impegno importante e difficile che l'accordo di Invitalia con l’A.N.A.C, l'autorità anti corruzione, dovrebbe rendere credibile.
Ma dopo le collusioni elettorali del PD con gli uomini di Cosentino, diventa impresa improba, dare fiducia a questo impegno.
E ancora: nessuna cementificazione, dietro questo progetto afferma Renzi. Ma sono pochi quelli che gli credono.
Non gli credono i manifestanti che lo hanno contestato, non gli crede il sindaco di Napoli, che rifiuta di partecipare alla cabina di regia e accusa: "C'è una saldatura tra un presunto interesse pubblico e un ben individuato interesse privato”.
Sarà vero?
Certo che "trivellopoli”, la ragnatela di affari e di lobby presenti ed operanti nell'esecutivo, comme dalle ultime intercettazioni della Guidi, non lasciano presagire nulla di buono, anche per Bagnoli, per una gestione pulita del progetto di bonifica.
E intanto il premier non incontra nessuno. Non incontra il sindaco di Napoli, non incontra il governatore della regione Puglia, non incontra i sindacati.
Rifiuta di confrontarsi con quelli contrari alla sua linea politico/gestionale.
Un quadro emblematico del modo di governare di Renzi .
Il fatto è che il premier vuol governare da solo, anche a Napoli dove ha imposto un commissario per Bagnoli, facendo fuori le istituzioni rappresentative e il controllo dei cittadini.
E tutto questo i mass media lo chiamano “decisionismo”, non disprezzo delle istituzioni e della gente del meridione.