martedì 4 luglio 2023 - Phastidio

Regno Unito, il fiscal drag nell’aldilà

Boom di gettito per l'imposta britannica sulle successioni. Non tanto per extra decessi quanto per un antico giochetto usato dai governi per fare cassa durante le fasi inflazionistiche.

 

Nel Regno Unito, nei primi due mesi dell’anno fiscale 2022-23, cioè aprile e maggio, l’imposta di successione ha prodotto un gettito di 1,2 miliardi di sterline, il 9,1% più dello stesso periodo dello scorso anno. Nell’anno fiscale 2022-23, terminato a marzo, il Tesoro di Sua Maestà ha raccolto 7,1 miliardi di sterline attraverso l’imposta di successione. Se il tasso di crescita del gettito di questa imposta proseguisse anche per il resto dell’anno, il gettito sarebbe di 7,7 miliardi. Le previsioni del Tesoro sono di un gettito di 7,8 miliardi nell’anno fiscale 2027-28.

EREDI NOMINALMENTE RICCHI

Cosa c’è alla base di questa robusta crescita del gettito? Essenzialmente, il fatto che la soglia di esenzione fiscale degli attivi ereditari, la cosiddetta nil-band, è stata congelata dal lontano 2010 a 325.000 sterline (il doppio per una coppia). Venendo ai giorni nostri, prima Rishi Sunak, da Cancelliere dello Scacchiere, e poi il suo successore Jeremy Hunt, hanno prorogato questo congelamento nominale della soglia esente, fino al 2027-28. In particolare, Hunt lo ha prorogato di un biennio rispetto alla data di scadenza prevista da Sunak.

Poiché l’inflazione avanza e morde, soprattutto in questo periodo, ciò determina che un numero crescente di successioni esca dalla soglia esente e venga tassata all’aliquota del 40% (con eccezioni ed ulteriori esenzioni). In pratica, per fare cassa, i governi britannici hanno deciso di fare operare il cosiddetto fiscal drag, e non procedere ad alzare la quota esente in linea con l’inflazione.

Se la nil-band fosse stata indicizzata all’inflazione, dal 2010 ad oggi sarebbe passata da 325.000 a 480.000 sterline. Da notare che, per fare gettito, prima Sunak e poi Hunt hanno congelato l’indicizzazione anche degli scaglioni dell’imposta sul reddito. Una manovra per far gettito surrettiziamente che ci ha ricordato quelle italiane dei tempi inflazionistici che furono (e che sono tornati). Invece, la tassazione dei capital gain ha visto un intervento manifestamente restrittivo con la manovra per il 2023, che ha portato la soglia esente da 12.300 euro a 6.000 euro da aprile 2023 e 3.000 euro da aprile 2024.

Malgrado il rialzo dei tassi, gli attivi ereditari di origine immobiliare hanno proseguito a gonfiarsi, portandosi dietro il gettito dell’imposta di successione. Nell’anno ad aprile, il prezzo medio degli immobili britannici è aumentato del 3,5%. Un elemento di freno al gettito da attività finanziarie dovrebbe venire dal fatto che nel 2022 i mercati hanno avuto un’annata eccezionalmente avversa, che dovrebbe aver tagliato il gettito da capital gain. A questo proposito, e per le stesse motivazioni, non è un caso se il governo Meloni si è inventato il cosiddetto affrancamento delle plusvalenze.

UN GIOCHETTO NOTO AI GOVERNI

Ancora una volta, il giochetto del fiscal drag corre in soccorso dei governi che cercano di trarre beneficio da condizioni inflazionistiche. Naturalmente, i pasti gratis non esistono. Spetta ai governi decidere che fare del maggior gettito nominale, tra ridurre il deficit nominale oppure redistribuirlo, alimentando l’illusione monetaria. La tentazione tende ad essere la seconda, e questo pone le basi per problemi successivi.

In Regno Unito, dove alla fine del prossimo anno ci saranno elezioni generali, il governo Sunak sarà tentato di redistribuire il “tesoretto nominale” in prossimità di quella scadenza, sperando tra l’altro che un’eventuale recessione da stretta monetaria si scarichi quest’anno, in modo da presentarsi all’anno elettorale in ripresa. Non si inventa davvero nulla.

Unico antidoto sarebbe la consapevolezza dell’elettorato sul fatto che contano le grandezze reali, quelle alla base del potere d’acquisto, e non quelle nominali. Una consapevolezza che costringerebbe i governi a indicizzare scaglioni d’imposta e deduzioni, pena la sconfitta elettorale. Vedremo mai quel giorno?

 




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