martedì 15 novembre 2022 - Eleonora Poli

Regionali Lombardia, Maran rompe gli indugi e si candida alla Presidenza

Mancano poco più di 90 giorni alle elezioni regionali in Lombardia, previste per il 12 febbraio. Le ultime giornate sono state intense: dopo l’ufficializzazione delle candidature di Fontana e Moratti e la rinuncia di Pisapia, per il Centrosinistra si fa avanti Pierfrancesco Maran, spiazzando un po’ anche il suo partito, il PD.

Sabato mattina di metà novembre con annuncio (quasi) a sorpresa, al teatro Franco Parenti di Milano. In una conferenza stampa lanciata con pochissimo preavviso, Pierfrancesco Maran, assessore del partito democratico nella giunta Sala, già assessore dal 2011 con Pisapia, si candida alla presidenza della Regione Lombardia, “roccaforte” finora inespugnabile del Centrodestra. È questo il prossimo appuntamento elettorale, vicinissimo e molto difficile: la posta in gioco è alta, altissima, eppure ciò non basta a spiegare l’impasse, quasi incosciente di questi ultimi mesi nel Centrosinistra. Fosse poi facile almeno candidarsi, per un esponente dello schieramento, sia pure qualificato e con lunga esperienza politica! No, facile non è nemmeno il primo passo, eppure Maran ci prova. Sarà questa una “cosa di sinistra”? C’è chi lo spera e chi lo teme. Così la candidatura inaspettata non va certo giù liscia, gli ostacoli arrivano, o arriveranno presto non soltanto da parte degli avversari politici, ma dalla sinistra e dallo stesso PD. Bisognerà fare i conti con la deludente realtà di una coalizione di Centrosinistra che per il momento non esiste e non sembra sul punto di nascere. Sono 30 anni – come ricorda l’assessore milanese – che non si vince in Lombardia. Bisogna risalire al 1992, alla presidenza della Regione di Fiorella Ghilardotti. Ora certo il sasso è lanciato, ma i giochi sono tutt’altro che fatti. Annuncio, discorso, applausi e complimenti al neo candidato, quindi? Non esattamente, perché le voci sono contrastanti, nel Partito Democratico, nella sinistra e persino tra gli elettori che animano sui social infinite discussioni sul tema. Niente è deciso, a sinistra, e soprattutto niente è mai semplice, apprezzato e condiviso all’unanimità. Si può quindi immaginare quali possano essere state le reazioni a questa autocandidatura, di certo non tutte positive. Il balzo in avanti di Maran è vissuto da alcuni esponenti del PD come uno strappo. Fa effetto la sua decisione di smuovere finalmente un po’ le acque nel Centrosinistra, quasi più effetto della brusca virata di Letizia Moratti che in pochi giorni da vicepresidente della Regione a guida Lega è passata allo status di candidata per il Terzo Polo. Risulta sempre impressionante, per i non addetti ai lavori, la mancanza di memoria della politica, sia a livello locale che nazionale. Sembra trascorsa un’eternità da quando, nel 2011, Giuliano Pisapia riuscì a Milano nel miracolo di mettere insieme tutte le anime del Centrosinistra per un trionfo ineguagliabile già passato alla storia. Però si sa, sono trascorsi undici anni da allora; e soprattutto non va mai dimenticato che la Lombardia non è Milano. Sembra incredibile tuttavia che dopo la stagione della pandemia, con tutti gli errori riconosciuti a Fontana e ai suoi collaboratori in quelle circostanze critiche, la ricandidatura del presidente uscente venga vissuta dalla sua parte politica come naturale e scontata, addirittura dovuta. A sinistra niente è scontato, invece, si fatica, e molto, a trovare qualcuno in grado, se non di unire tutti, almeno di avere qualche chance di giocare ad armi pari. Pisapia sarebbe stato, per la seconda volta, la persona giusta probabilmente, ma l’ex sindaco si è ritirato spiegando in modo puntuale le ragioni della sua scelta: la necessità di un cambio generazionale e di facce nuove, senza ricorrere ai “salvatori della patria”. Problemi che a destra non si pongono mai, anzi! Del resto non dovrebbe essere certo l’età, il principale parametro per un’elezione o una bocciatura, né da parte dei partiti né da quella degli elettori.

Ma adesso da sabato c’è Pierfrancesco Maran, e sembra che si sia espresso chiaramente. È giovane, del PD, già una lunga esperienza nell’amministrazione milanese: ma potrà esserci veramente, in questa tornata? Non solo il Centrosinistra, anche il suo partito è spaccato; l’iniziativa personale inquieta, e si fanno anche altri nomi. In mezzo ci sarebbero poi le famose primarie, quello strumento di partecipazione che era tanto piaciuto agli elettori di sinistra, ma che in questo caso rischia di aggravare il ritardo, di rappresentare un ulteriore indugio, un ostacolo lungo la strada quando i tempi sono invece strettissimi. Se verranno fatte, saranno non oltre metà dicembre.

Al teatro Franco Parenti, Maran fa un discorso breve, conciso, sforzandosi di essere concreto e pragmatico, evitando con cura le polemiche: perché sono proprio queste che, oggi più che mai, si rimproverano alla sinistra. Glissa invece su molte cose, l’esponente democratico: per esempio sul confronto a distanza con l’altro possibile candidato PD, Pierfrancesco Majorino, con il quale ha condiviso una parte importante della sua storia politica. Glissa sulle divergenze interne del PD rispetto alla sua proposta. Dice invece con convinzione di volere provare a vincere, e questo è tutt’altro che scontato (anche solo volerci provare). Fontana e Moratti potrebbero - sempre in teoria però - dividersi i voti di destra, aprendo uno spiraglio alla vittoria del Centrosinistra, se sarà abbastanza ampio e abbastanza unito. Sostiene Maran che cercherà fino all’ultimo di allargare al massimo la coalizione, ma fino a dove?. Fino a Sinistra Italiana, fino ai 5Stelle? Fino al Terzo Polo? Questo sembra più improbabile, considerato che difficilmente Letizia Moratti rinuncerà. Le difficoltà stanno anche altrove, nella proposta, nei programmi, nella convinzione di assumere davvero quel cambiamento, ritenuto indispensabile, nelle macro aree della sanità, del lavoro, della formazione, dell’ambiente, solo per citarne alcune. Maran è considerato, insieme a una larga parte del PD, molto milanocentrico. Come politico è conosciuto a Milano (non da tutti); ma a Sondrio, Brescia, nelle valli lombarde molto, molto meno. La sua popolarità non è alle stelle nemmeno in città. Bisogna certo riconoscergli volontà e coraggio, se non altro il risultato di avere messo alle strette il suo partito e il Centrosinistra in senso più ampio con un’iniziativa fuori dagli schemi. Ora le decisioni dei vertici, quelle definitive, non possono più tardare. Se ci sono altre personalità che vogliono provarci, hanno davvero poco tempo residuo per farsi avanti.

 

Eleonora Poli

 

 




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