giovedì 4 novembre 2021 - La bottega del Barbieri

Referendum Cannabis: è partito l’attacco

L’unica cosa che ormai mi stupisce è lo stupore altrui, spesso pantomima e ipocrisia verso una realtà che si fa finta di non voler capire.

di Gianluca Cicinelli

 L’ultima operazione antidroga, quella legata alla famosa “droga dello stupro”, e anche su questo nome giornalistico ci sarebbe da discutere- visto che viene utilizzata per quello scopo solo quando viene fatta assumere inconsapevolmente alle persone, mentre qui parliamo di utilizzatori consapevoli – viene narrata con grande stupore per il fatto che le persone coinvolte appartengano a tutte le professioni e a tutti gli strati sociali.

Se leggete sui giornali la terminologia usata, a partire da quest’ultimo “scandalo”, per definire le sostanze, trovate un unico grande calderone “droga”. Il tentativo, neanche tanto nascosto – proprio nei giorni in cui vengono depositate le 630 mila firme raccolte per il referendum che vuole depenalizzare la coltivazione personale di erba – è di indicare al pubblico ludibrio la “droga” che non si vende in farmacia, saltando a piè pari ogni considerazione sulle droghe legalizzate che invece vengono chiamate “farmaci”. Non a caso il termine anglosassone drugs comprende entrambe le categorie.


Gli antidolorifici per cominciare. I tranquillanti. I sonniferi. Queste sono droghe che creano dipendenza e il loro consumo avviene per via legale. Ansia, depressione, insonnia: quanti di voi quando chiedono aiuto al proprio medico vengono indirizzati a terapie di supporto psicologico e quanti escono invece dallo studio medico con una bella ricetta con cui annullare legalmente la coscienza? Il 90% delle persone, ci dice uno studio condotto sui medici di base dall’Eurispes. Lo stesso studio ci descrive un Paese dove una persona su 5 ha assunto nell’ultimo anno farmaci come ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, antipsicotici, un mercato che oggi a livello globale raggiunge un miliardo di euro.

L’ignoranza dei giornalisti nel rappresentare come una massa indistinta hashish e marijuana, cocaina, eroina, mdma e tutto il lungo elenco di droghe chimiche dell’ultima moda /come oggi il Ghb, che poi è ecstasy liquida) precede di molto l’ignoranza dimostrata su come affrontare e descrivere il covid. L’informazione scientifica è una cosa seria, non può essere svolta dal “generico” o da chi, come me per esempio, si occupa in prevalenza di morti ammazzati e stragi. Ma nel mirino deve essere inquadrata l’operazione politica che permette di ammassare indistintamente le “droghe” in un unico calderone consentendo la disinformazione. Perchè è soltanto il primo passo di quel che avverrà nelle prossime settimane per impedire il referendum. Prepariamoci, dopo l’ondata di virologi, ad assistere alla sfilata dei tossicologi pronti a spiegarci perchè una canna fa più male di un oppiaceo prescritto con la ricetta.




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