venerdì 15 luglio 2011 - alfadixit

RaiSet, c’era una volta la televisione

La colonizzazione della televisione di stato da parte del potere politico pone seri problemi di democrazia in qualunque paese. Figuriamoci nel nostro. Riflessioni sparse dell’uomo della strada.

Che l’informazione in Italia sia faziosa, se non addirittura falsa, non è certo cosa nuova. Anzi, secondo eminenti politologi la débacle elettorale del PdL alle recenti elezioni è figlia anche di questo. E noi siamo d’accordo anzi, ci sentiamo di dire che l’uomo della strada ha ormai definitivamente “mangiato la foglia”, ha capito cioè che esiste una precisa strategia politica da parte del partito di maggioranza per violentare il paese, per piegarlo a interessi personali, una piovra fatta di corruzione, violenza, discredito, fatta di una politica sporca e impregnata di illegalità ma ha soprattutto capito, il cittadino, che il cardine del sistema sta tutto nella scientifica manipolazione dell’informazione, ridotta ormai a mera propaganda. 

E’ stata messa in campo negli ultimi decenni la più spettacolare e gigantesca produzione di imbonimento che la storia della repubblica ricordi, ventennio compreso. Una tentacolare macchina del consenso ha via via preso corpo principalmente dagli studi della televisione commerciale, cambiando le regole della comunicazione via etere nel nostro paese. Dal serioso grigiore della Rai, che vedeva nel cittadino il motivo del proprio esistere, ci siamo d’improvviso ritrovati in un mare magnum di imbecillità, di seni al silicone, di format da pollaio, i telegiornali si sono trasformati in fabbriche di gossip, di sensazionalismi, simulacri della realtà infarciti di propaganda da baraccone il cui unico scopo è, solo ed esclusivamente, quello di vendere pubblicità, forsennatamente, ad oltranza, un assalto all’arma bianca della opinione pubblica senza esclusione di colpi. L’immaginario collettivo è stato violentato da una feroce “macdonaldizzazione” dell’informazione e della cultura, come junk food, la tv spazzatura si è appropriata delle nostre coscienze ingozzandole di qualunquismo, superficialità, violenza, fino a renderle obese; la televisione ha colonizzando il nostro cervello per potersene nutrire avidamente, assoggettandolo alla arroganza del business. Lo spettatore comune è ormai un tossicodipendente, si riconosce nelle informazioni di “Striscia la Notizia”, vive nella casa del “Grande fratello”, va in vacanza sull’”Isola”, manda i suoi filmati a “Paperissima”, la parte più intima di se stesso religiosamente esibita sul palcoscenico mediatico per far capolino dalla mediocrità, la sua famiglia e quella di “Amici” e come cibo per il cervello c’è “Chi vuole essere milionario”. Il menù e quindi completo, buon appetito.  

Come criticare quindi i più giovani, nati e cresciuti in balia di questo nauseante ketchup mediatico, si sono ormai perfettamente adattati, di questo si sono nutriti già nella culla ed a questo si sono assuefatti. Non c’è quindi da biasimare la loro noia quando si parla di politica, teatro, libri, cultura, sono per lo più incapaci di concentrarsi su argomenti importanti, non possono che ragionare per spot, essere attratti dal divertimento compulsivo dei format stile videogioco; del resto, chi pranza tutti i giorni con cheesburgher e Coca Cola, farà fatica ad apprezzare il branzino o il barolo d’annata. Ma il fatto è che questa stucchevole situazione ha portato il cittadino comune all’indigestione, alla nausea, la “puzza” che la televisione emana è oggi così forte che anche le coscienze più intossicate hanno capito che i “liberi servi” del Cav, come li definisce Ferrara, non sono affatto liberi, e dopo aver pericolosamente inquinato il sistema in tutti i sui gangli, si sono visti costretti ad aumentare la dose portano materialmente a termine, dapprima l’occupazione militare, e poi il suicidio della televisione pubblica, compiendo di fatto un capolavoro di clientelismo; da un lato smantellare la Rai e al contempo favorire il business di Mediaset, cioè del padrone.

Del resto, come ha avuto modo di scrivere Mario Giordano la scorsa settimana sul “Il Giornale”, analizzando i palinsesti della rete pubblica si evince chiaramente che non è vero che la Rai è stata lottizzata, semmai il contrario, è di fatto ancora infestata da una folta schiera di “comunisti” favorevoli piuttosto all’opposizione che non al Cav. Santoro in primis, ma anche Fazio, Gabanelli, Floris, Annunziata, Mineo, Saviano, Dandini, Crozza ecc... spalleggiati dal sindacato Usigrai. Forse Giordano ha ragione ma si dimentica di dire che le reti Mediaset infestate lo sono da sempre, ma dalla parte opposta, e anche molto più sfacciatamente, ma soprattutto che i sopra menzionati “comunisti” sono di fatto i più seguiti, quelli che la gente vuole vedere e sentire perché a loro riconosce professionalità, carisma, affidabilità, non emanano in altre parole la ben nota “puzza” proveniente da Cologno Monzese e, non ultimo, portano anche utili importanti nelle casse dell’azienda pubblica. Ma questo, si sa, è un fatto gravissimo per Fininvest, proprio ciò che non deve accadere, degno quindi del famoso “editto Bulgaro”.

Fallita nel disonore l’operazione di contrapporre ai programmi “comunisti” conduttori di diverso orientamento politico come Vespa, Ferrara, Sgarbi, Signorini, non è rimasta per la Rai altra possibilità se non la “soluzione finale”. Epurare, annientare il nemico, eliminarlo fisicamente. E così è stato. La Rai è oggi definitivamente la brutta copia della già pessima Mediaset con buona pace del Cav. ma soprattutto dei cittadini e dei loro denari, non solo perché il canone proviene dalla tasche degli italiani, così care al premier, ma anche perché i succulenti introiti di Mediaset sono pagati dalle stesse tasche. La pubblicità non è affatto gratis, le aziende ribaltano infatti tali enormi costi sul mercato, sui consumatori quindi che, di fatto, si vedranno a dover pagare gli spot per poi esserne plagiati, violentati, usati per fini di lucro. Oltre il danno anche la beffa insomma. Il solo a gioire è il cavaliere ed i “liberi servi” che gli ruotano attorno. Gioisce Ferrara con qualche milione di euro di ingaggio, gioisce Sgarbi costato otto milioni per una puntata, gioiscono Masi e Minzolini, anche loro con qualche milione, sempre di euro si intende, per non parlare di Vespa. Tutti programmi fallimentari, dai miseri ascolti, distanti anni luce dagli share del 32% di Santoro. Il solo TG1 è stato portato dal prode Minzolini a perdere 9 punti di share dal 2008 a oggi, un’enormità, mentre è quasi il doppio il calo dell’intera rete in prima serata. Un disastro industriale che si ripercuote anche sui conti e che, per qualunque società normale, significherebbe la cacciata immediata dei vertici. Ma così non è per la Rai, un’azienda che, ha dichiarato il consigliere di amministrazione Rizzo Nerbo a Radio 24 la scorsa settimana, “ha lavorato benissimo contro se stessa”, e contro i cittadini, diciamo noi, di cui dovrebbe invece essere al servizio. Anche Mediaset però qualche problema lo vede, presenta ascolti in calo, ma, guarda caso, introiti pubblicitari in salita, così i dividendi, e questo è un motivo più che sufficiente per rafforzare la poco inviabile posizione di regina europea dei “junk media” al cui confronto la situazione della spazzatura Napoletana è rose e fiori.

Di tutto questo però la pubblica opinione sta finalmente prendendo coscienza, i cittadini percepiscono uno stato di disagio, di emergenza, di pericolo insomma, la società civile è in subbuglio pronta alla mobilitazione generale in difesa di quelle istituzioni che, ironia della sorte, proprio quest’anno si festeggia il 150 esimo anniversario. Ma è ormai evidente che la sola soluzione possibile è il cambio forte e immediato delle regole, la cacciata della politica dall’informazione deve essere totale, assoluta, il cittadino deve compiere “l’esproprio” per poter tornare al centro del sistema, per recuperare la libertà di conoscere, di giudicare, di scegliere, per poter avere una televisione, sia essa pubblica o privata, aperta, intelligente, che porti cultura, al servizio del paese e per poter far si che il “cambio del ventoallontani definitivamente la “puzza mediatica” che ci ha asfissiato mortalmente negli ultimi decenni. 

Claudio Donini per www.alfadixit.com

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