venerdì 5 agosto 2016 - Antonella Policastrese

RAI, l’erdoganizzazione dell’informazione

L’erdoganizzazione dell’informazione è stata compiuta. Fuori Bianca Berlinguer e Marcello Masi, dentro Ida Colucci, direttrice del Tg2 e Luca Mazzà direttore del Tg3. Con tre No e sei Sì si chiude una pagina nera per l’informazione ed una Rai con le tre testate in linea con il pensiero unico renziano, segno che la libertà d’informazione è destinata a diventare un optional. Dura la reazione della Federazione della Stampa e del Sindacato Usigrai che lamentano una lottizzazione selvaggia attuata come ai tempi del Pentapartito. 

Mancanza di un piano, decisioni calate dall’alto, attuate dai vertici aziendali, lasciano intravedere che da domani il Partito unico potrà pontificare e parlare un unico linguaggio, con una narrazione dei fatti senza contradditorio che ci mostra in ripresa, fuori dalla crisi e con un Premier che si riempie la bocca con la parola Democrazia, salvo a comportarsi come se al timone del Paese ci fosse solo lui. Invece di pensare ad un piano editoriale di rinnovamento si è preferito sistemare sulle poltrone le punte di diamante del Renzismo, come Luca Mazzà che in precedenza si era schierato contro il programma Ballarò condotto da Massimo Giannini, perché ritenuto antirenziano. A tanto non si era spinto nemmeno Silvio Berlusconi, tanto che i due consiglieri del consiglio di vigilanza Gotor e Fornaro si sono smarcati andandosene da una Rai che non è più un servizio pubblico ma il megafono di super manager e di un Presidente del Consiglio che procede rottamando gli organi di democrazia.

Ciò che fa ancora più male, è che non solo gli utenti sono sottoposti ad un lavaggio del cervello costante, ma devono pagare il canone nella bolletta della luce, per avere un’informazione mainstream e servizi che ricalcano la grandezza di un leader nominato ma non eletto. Un leader che vuole arrivare al referendum presentandolo come la panacea che risolve tutti i mali possibili senza spiegare ai cittadini in cosa consiste la riforma, quali gli articoli cambiati e in cosa consisterà il risparmio della politica. Un risparmio annunciato ma che non si vuole attuare, se in Parlamento è stato proposto dai Cinque Stelle la riduzione degli stipendi dei parlamentari e questo è bastato a suscitare la bagarre. D’ora in avanti si mentirà sapendo di mentire, si racconterà una realtà pilotata da programmi confezionati per dimostrare le ragioni di una parte che detiene saldamente nelle proprie mani il potere. Guai a chi oserà infondere il dubbio nei telespettatori. Sarà declassato da giornalista e rispedito in qualche colonia penale, accusato di falsità e demagogia. Le tirannie purtroppo cominciano quando si comincia a manovrare l’informazione senza prendere in considerazione i reali bisogni del Paese ed è chiaro che la narrazione escluderà coloro che protestano non per sport ma perché il disagio cresce e da cittadini si vive ai margini.

In compenso avremo sempre più manager di sistema che manderanno in onda aristocratici di partito scelti dalla corte ed a nessuno verrà in mente di spiegare le incongruenze di un Verdini il quale, non solo è entrato in maggioranza, ma da condannato ed inquisito è un padre Costituente ad hoc. Siamo veramente al capolinea.




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