sabato 8 giugno 2013 - Segnali di fumo

Quotidianità della comunità LGBT in Russia

L’omofobia è molto diffusa all’interno della società russa, ma spesso le persone ne sono completamente all’oscuro. L’informazione e l’opinione pubblica sostengono l’inesistenza di discriminazioni nei confronti delle persone LGBT. 

Questa affermazione coincide con le dichiarazioni rilasciate dai nostri politici e funzionari, ma purtroppo anche con i pensieri della gente comune, tra cui rientrano le persone LGBT.

Se si parla con una persona gay, la risposta potrebbe essere la seguente: “Io non capisco il concetto di discriminazione perché non l’ho mai subita direttamente”. Ma se poi si chiede loro: “Allora ti sei dichiarato apertamente omosessuale sul posto di lavoro?”, molto probabilmente risponderanno prontamente: “Certo che no, non sono pazzo”. La comunità LGBT in Russia è chiusa in se stessa e non ha alcuna visibilità. Solo il 7% dei russi (11% a San Pietroburgo) afferma di conoscere qualcuno che appartiene alla comunità LGBT. Perché questa reticenza e quali possono essere le conseguenze di questa chiusura?

Innanzitutto, dobbiamo ricordare che c’è una lunga storia di persecuzione degli omosessuali in Russia. Per molti decenni l’omosessualità maschile era considerata un crimine punito con la reclusione. Questa legge è stata abolita solo nel 1993, anno in cui la Russia stava entrando a far parte del Consiglio d’Europa. L’omosessualità femminile non è mai stata considerata un crimine, piuttosto una malattia, e in passato molte lesbiche hanno subito il trattamento obbligatorio di salute mentale. Quando, nel 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità escluse l’omosessualità dall’elenco dei disturbi psicologici, la notizia passò quasi inosservata, anche se la nuova classificazione delle malattie fu ratificata dal ministero della Salute russo.

L’omosessualità è ancora fortemente legata ai termini “criminale” e “malato” nell’opinione pubblica russa. Sarebbe difficile aspettarsi qualcosa di diverso. Non esiste l’educazione sessuale nelle scuole, e in generale si lotta per la moralità e per evitare gli aborti tra le minorenni, ma non per evitare gravidanze tra le minorenni. La voce della Chiesa ortodossa russa è sempre più forte, sostenuta da tutti i nazionalisti sostenitori dei “valori tradizionali” della società patriarcale. In questa situazione, è molto difficile aprire un dibattito sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

L’unica immagine delle persone LGBT che la gente comune percepisce è quella che proviene dai mezzi di comunicazione di massa. Dobbiamo ricordare che in Russia, un Paese tanto grande e caratterizzato dalla presenza di numerose popolazioni differenti, le persone hanno accesso a diverse fonti di informazione. Internet è la fonte principale per i più giovani e per quelli che vivono nelle grandi città, ma le generazioni più anziane e coloro che vivono in piccole città e villaggi remoti fanno molto più affidamento sui giornali e ancora di più sulla televisione. Questi, e soprattutto i canali televisivi federali, sono tra i più conservatori, autocensurati e controllati.

russia comunità lgtbi

Il modo in cui le questioni LGBT vengono invece discusse dai mezzi di comunicazione alternativi è migliorato negli ultimi anni. Si ricorre molto meno alla condanna e allo scandalo, e le informazioni vengono trasmesse in modo molto più neutrale e obiettivo. È stato illuminante e confortante vedere che, nell’inverno 2011, mentre stavamo combattendo contro il progetto di legge nei confronti della “propaganda gay” a San Pietroburgo, la maggior parte dei media alternativi si schierò con noi, non sostenendo la retorica governativa. La situazione con la televisione non è cambiata molto rispetto al passato, ma ci sono state alcune segnalazioni adeguate sulle tematiche LGBT, che fanno pensare a un leggero miglioramento.

L’ascesa dell’omofobia sponsorizzata dallo Stato

La prima legge che vieta la cosiddetta propaganda omosessuale è stata adottata nella regione di Ryazan, nel 2006. Nel 2011 altre regioni adottarono la stessa legge, introdotta anche a San Pietroburgo l’11 novembre dello stesso anno, meno di un mese prima delle elezioni parlamentari. È difficile non pensare che sia stata una mossa tattica di pubbliche relazioni da parte dello Stato. A quanto pare le autorità non si aspettavano alcuna conseguenza o reazione all’approvazione della legge, o che l’opposizione sarebbe stata così forte. La legge è stata infine approvata e firmata dal governatore nella primavera del 2012 ed è entrata in vigore il 30 marzo 2012.

La formulazione della legge è molto vaga: è proibita la propaganda di “sodomia, lesbismo, bisessualismo e transessualismo” tra i minori, ciò significa che è vietato qualsiasi tipo di diffusione di informazioni che possano essere “dannose” per i bambini e possano portare a pensare che “le relazioni familiari tradizionali e non tradizionali sono socialmente uguali”. La legge è ora in vigore da poco più di un anno.

La legge è innanzitutto un insulto. Provate a immaginare: ai bambini viene detto di stare attenti alle persone che incontrano. Questo comporta una forte pressione psicologica su tutti gli appartenenti alla comunità LGBT, soprattutto sulle famiglie omogenitoriali e sugli adolescenti LGBT. Le coppie gay che hanno figli non hanno status giuridico, e non sono garantiti diritti al genitore che non è il genitore biologico o l’adottante legale. Soprattutto nelle famiglie con figli adottati c’è molta preoccupazione per questa legge, in quanto le agenzie di supervisione potrebbero usare la nuova normativa come scusante per allontanare i bambini dai genitori.

Per gli adolescenti LGBT la situazione è, se possibile, ancor più difficile, in quanto vengono lasciati senza alcuna informazione o supporto nel periodo in cui scoprono la loro sessualità. Gli insegnanti o gli psicologi non hanno il potere di interferire e interrompere il bullismo omofobico, perché potrebbero essere indagati e accusati di “propaganda omosessuale”. I genitori e le famiglie spesso non sono fonte di sostegno. Quando una persona LGBT dichiara la propria omosessualità ai genitori si prospettano alcuni scenari. Purtroppo molti genitori non accettano che i loro figli possano essere omosessuali, iniziano ad abusare di loro, o cercano di “curarli”, oppure possono rifiutare qualsiasi legame con loro da quel momento in poi. Ci sono alcuni che cercano di far finta che non sia successo niente ed evitano di parlarne. Per fortuna ci sono anche genitori che invece accettano e si confrontano con i loro figli. Purtroppo le prime due reazioni sembrano essere la maggioranza.

Naturalmente questa legge rende anche l’attività delle organizzazioni LGBT più complicata. Prima di tutto dobbiamo ponderare ogni nostra azione per evitare che possa essere considerata un’azione di propaganda. In secondo luogo, è diventato ancora più difficile trovare luoghi per l’organizzazione di eventi pubblici LGBT, dal momento che molti enti e istituzioni hanno paura di essere multati ai sensi della legge in vigore solamente per averci ospitato. È anche più difficile ottenere i permessi.

Quest’anno abbiamo assistito a un aumento della violenza omofobica. Per esempio, durante una riunione pacifica del 17 maggio scorso – Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia – alcune persone tra la folla hanno aggredito gli attivisti citando esplicitamente la nuova legge a giustificare l’aggressione. L’anno scorso, dopo una manifestazione pacifica, hanno attaccato due bus che stavano trasportando lavoratori migranti scambiandoli per nostri autobus.

Le nuove leggi contro la comunità LGBT sono più o meno in linea con il clima politico generale in Russia. Ci sono state proteste di massa contro i brogli elettorali del 4 dicembre 2011 e poi di nuovo dopo le elezioni presidenziali del 4 marzo 2012. E Putin ha risposto con l’unico strumento che conosce molto bene, la repressione! Lo scorso giugno è stata introdotta una nuova legge sulla riunione pacifica, seguita da una legge della scorsa estate che regola il funzionamento delle ONG. Si è tenuto inoltre il processo penale contro il gruppo di attiviste Pussy Riot, e ci sono ancora molte altre accuse contro gli attivisti dell’opposizione.

C’è stato un importante giro di vite contro la società civile in Russia. Sono state ispezionate centinaia di ONG in tutta la Russia, all’unico scopo di trovare “agenti stranieri”. Secondo la legge del novembre scorso, tutte le ONG che ricevono finanziamenti dall’estero e che si impegnano in attività politiche devono iscriversi come “agenti stranieri”. Il termine stesso è fortemente legato al periodo sovietico, quando è stato utilizzato come un eufemismo per indicare una spia. Molte persone sono state arrestate e messe in carcere in seguito alle ispezioni. Ora si può comprendere meglio la ragione della protesta da parte delle organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani in Russia. Anche la nostra organizzazione, Coming Out, è stata ispezionata e ora stiamo aspettando i risultati dell’indagine.

Vorrei però concludere con alcune note positive. In ogni regione della Russia, in seguito all’introduzione della legge contro la “propaganda gay”, è apparso un nuovo gruppo di attivisti LGBT. Molte persone sono diventate politicamente consapevoli e attive, e sempre più persone si stanno schierando dalla parte dei diritti LGBT, tra cui un numero crescente di eterosessuali. Il movimento LGBT è sostenuto da varie organizzazioni per i diritti umani.

Credo che uno dei motivi per cui la comunità LGBT è stata presa di mira in Russia sia che il movimento in difesa dei diritti della comunità LGBT è l’unico a combattere pacificamente e instancabilmente per il mantenimento di questi diritti. Non ci sono movimenti che si occupano dei diritti delle donne o delle minoranze etniche o religiose o delle persone disabili. L’esempio che il movimento LGBT sta diffondendo rischia di essere visto come pericoloso dalle nostre autorità.
La solidarietà è sempre più forte delle repressioni, e ci sono molte ragioni per essere fiduciosi.

 

Olga Lenkova

Traduzione di Silvia Bonotto, Servizio EDU di Amnesty Lombardia




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