lunedì 28 gennaio 2013 - Marzia

Quel marzo a Balvano. Ciak si gira

Il disastro di Balvano (Av) nella Galleria delle Armi non dirà nulla ai più: troppi anni son passati e troppa informazione sotto ponti, informazione che, poi, si irrancidisce presto secondo la regola del circo mediatico.

Ma dopo una guerra che coinvolge il mondo disastrosamente quale altro dramma poteva mai trovare spazio nella mente del mondo occidentale?

Prima tragedia delle ferrovie italiane, l’accadimento vide coinvolto un convoglio adibito a legname. Napoli destinazione Potenza. Il legname era utilizzato nella ricostruzione dei ponti distrutti dalla guerra. Parecchio lungo, quel treno che dovete essere dotato di una locomotiva elettrica molto potente. Nella stazione di Salerno, la locomotiva venne sostituita da due macchine a vapore poste in testa al treno; così risultava più idoneo a percorrere il tratto dopo Battipaglia che, all'epoca e per tutti gli anni fino al 1994, non era elettrificato e richiedeva l'uso di locomotive a vapore.

Oltre al materiale un centinaia di clandestini avevano trovato riparo; stremati dalla guerra, cercavano di raggiungere i paesi di montagna lucani sperando di poter acquistare derrate alimentari in cambio di sigari e caffè distribuiti dagli statunitensi.

Tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano, il treno rimase bloccato all’interno di una galleria e i passeggeri imprigionati presto furono asfissiati dai gas nocivi prodotti dalle locomotive. 
Primi ciak a Polla (Sa) per “Volevo solo vivere, treno 8017 l’ultima fermata”, film che narra quella tragedia, la più grave per numero di vittime della storia d’Italia.

L’incidente ferroviario è stato ricostruito nella sua dinamica. Nella Galleria delle Armi di Balvano, a causa dell'eccessiva umidità, le ruote cominciarono a slittare. Ne conseguì la perdita dell'aderenza e il treno perse velocità fino a rimanere bloccato, senza riuscire ad uscire dalla galleria.

La galleria, situata tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano, si estende per 1.692 metri e presenta una pendenza media del 12,8‰ (0,73° di inclinazione) e punte del 13‰. Il treno si fermò a 800 metri dall'ingresso, con i soli due ultimi vagoni fuori.

La ricostruzione di Volevo solo vivere, treno 8017 l’ultima fermata, è stata effettuata nel Vallo di Diano, propaggine verde nonché ex lago pleistocenico che confina con la Lucania.

Il docu-film, nato da un'idea di Giuseppe Esposito, narra per immagini quella tragedia nella quale videro la morte tra le 100 e le 500 persone. La loro natura di clandestini ne ha impedito l’accertamento.

“Volevo solo vivere, treno 8017 l’ultima fermata” è diretto dai registi Antonino Miele e Vito Cesaro. Tra i suoi interpeti annovera Carlo Croccolo, Nicola Acunzo ed Emiliano De Martino.




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