venerdì 21 gennaio 2022 - Piero Tucceri

Quando si cura e quando si guarisce

La ragione dell'ars medica deriva il proprio senso dall'incontro fra due persone: una richiedente aiuto e l'altra disposta a concederglielo. E' questo il compendio del concetto dell'etica medica. Avendo sempre ben presente, naturalmente, il rischio di una eccessiva idealizzazione di una situazione che potrebbe presentare il medico in un ruolo sacerdotale e salvifico.

L'antropologo Viktor von Weizsacker, scriveva nel 1945: “La scienza degli esseri viventi ha a che fare con oggetti contenenti essi stessi un soggetto”. D'altra parte, il medico odierno viene addestrato a rivolgersi al paziente più come oggetto che come soggetto; circa la malattia, essa viene considerata soltanto come uno spiacevole e inutile incidente. Questo, in piena armonia con la mentalità del nostro tempo, la quale, come tale, appartiene tanto ai medici quanto ai pazienti.

Secondo Weizsacker, esiste nei confronti della malattia una “posizione Es”, quando la si vede come una sorta di non-Io: come qualcosa capace di aggredire dall'esterno e perciò suscettibile di trasformare il malato in una sorta di vittima; dall'altra, esiste una “posizione Io”, quando il paziente accetta l'evento come contingenza esistenziale. Non è difficile evincere come la mentalità contemporanea contempli una relazione medico-paziente fortemente sbilanciata verso la “posizione Es”.

Quando una persona si ammala, scopre qualcosa capace di compromettere il proprio benessere. Perciò si affida al medico: affinché gli risolva ogni disturbo. Da parte sua, il medico assume dalle sue conoscenze la capacità di liberare il malato da quei disturbi. Tra i due si stabilisce un rapporto di seduzione reciproca: il medico seduce il malato con le sue spiegazioni “scientifiche” della malattia; il malato cerca a sua volta di sedurre il medico affinché gli risparmi le sofferenze.

Se il medico e il malato smettono di raccontarsi la favola secondo la quale il primo procura la salute al malato, mentre l'altro non si convince di doversi riappropriare della “sua” malattia per diventare protagonista della “sua” guarigione, allora l'uno elude le aspettative dell'altro. Perché soltanto in un contesto di reciproca responsabilità, l'etica medica può svolgere, nel quotidiano, il suo ruolo più autentico di crescita e di integrazione della coscienza del medico e del malato.

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