giovedì 12 novembre 2015 - Pompeo Maritati

Quando l’immaturità politica gode della complicità dei suoi elettori

Dalla prima tangentopoli sono trascorsi più di vent’anni. Da allora la lancetta degli orologi degli italiani pare essersi fermata. La corrotta, quanto nefasta, gestione dei denari pubblici degli anni ottanta e novanta, nonostante sia trascorso un ventennio, non ha insegnato nulla. Anzi al contrario, rileviamo oggi un degrado etico spaventoso, dilagato in tutti i settori della pubblica amministrazione. Si ha oramai la convinzione generalizzata, che spero in cuor mio sia sbagliata, che se ancora esiste qualche meandro pubblico non ancora toccato da corruzione, concussione, peculato e appropriazione indebita, è perché ancora nessun magistrato ci ha messo il naso. Una sensazione che si ribalta violentemente con gravi ripercussioni sul livello di percezione della legalità tra la gente. Un aspetto questo poco trattato, non solo dalla politica, perché scomodo, perché a metterci mano si vanno ad urtare interessi che forse non sono solo ad appannaggio dei vertici della politica, risultando un po’ spalmati sul vivere quotidiano di una intera nazione. 

Non trascorre giorno che non emerge qualche nefandezza dove a rimetterci come al solito sono i soliti cittadini che, per condizione lavorativa ed economica non possono fare nulla per cercare di ostacolare i loro concittadini più furbi. Si perché di furbizia e di scaltrezza si parla. Perché in uno stato democratico dove nonostante il malaffare sia di casa ovunque, non si capisce perché un governo, se serio e credibile, non provveda con urgenza a varare norme chiare e severe contro questo sistema, che non solo ha messo in ginocchio il paese sotto il profilo economico ma soprattutto sotto il profilo della sua immagine nel mondo. Le tangenti oggi rappresentano l’articolo uno di moltissimi appalti pubblici e pare che laddove ci siano 100 euro su un tavolo è inevitabile che una parte di essi vada a finire nelle tasche di chi detiene il potere di concedere o regolare l’assegnazione e l’esecuzione di un lavoro pubblico. Nonostante ciò nulla è avvenuto in materia. Ancora si può subappaltare, creando quella rete subdola di interessi di connivenze che spesso porgono il fianco alle organizzazioni criminali che in questi ultimi decenni hanno intelligentemente cambiato look, oggi vestono in giacca e cravatta ed i vecchi metodi violenti sono stati sostituiti dall’eleganza della finanza e degli affari alla luce del solo, sapientemente manipolati grazie al tarlo della corruzione che imperversa impunito. Si proprio così, impunito. E’ questa la piaga, il bubbone, il peggiore dei mali della nostra società, il constatare che i corruttori ed i corrotti non pagano mai. Laddove qualche volta sono chiamati a rifondere lo stato dei danni causati lo fanno attraverso gli stessi denari frutto di reati.

E’ abominevole continuare a constatare un sistema politico che non riesce a darsi una mossa concreta contro il malaffare. E cosa dire di un governo che paradossalmente, nato con l’intento di rivoltare l’Italia come un calzino, al momento pare più interessato a trovare il sistema di indirizzare l’interesse della gente su argomenti che a me non sembrano assumere quella vitale importanza per il paese. Sino a quando non si avvia un processo etico di recupero culturale che interessi, oltre che la classe politica e dirigente del paese, anche la gente comune, troppo abituata anch’essa ad escogitare stratagemmi non sempre in linea con la correttezza comportamentale, pur di raggiungere una meta o soddisfare un proprio bisogno, questo paese sarà privato della sua dignità . 

Sino a quando il sistema politico ed i suoi elettori saranno complici di questo sistema, come ahinoi avviene ancora oggi, l’Italia e soprattutto le giovani generazioni, non avranno un futuro.

  

 




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