giovedì 21 novembre 2013 - soloparolesparse

Prisoners, il miglior thriller del 2013

Mi sbilancio senza paura di smentite: Prisoners è il miglior thriller del 2013. Denis Villeneuve fa un gran lavoro, crea una vicenda avvincente e la racconta con mestiere, prendendosi tutto il tempo che gli serve per far accadere ogni singolo dettaglio della vicenda.

Siamo nella fredda provincia americana e mentre due famiglie di amici sono insieme, le due figlie piccole delle due coppie scompaiono. Le indagini si concentrano subito sul proprietario di un camper posteggiato poco lontano ma il proprietario è un ragazzo non completamente a posto, che parla poco e non sembra rispondere agli stimoli del detective.

prisoners

Così la polizia decide di lasciarlo andare e di concentrarsi su altri indizi, che portano avanti le indagini, ma il padre di una delle due bimbe è convinto che il colpevole sia proprio il silenzioso e poco collaborativo giovane, così porta avanti le indagini per conto suo e con modalità non proprio regolari.

Da qui si sviluppa la vicenda secondo le precise regole del thriller, con piccoli indizi, sorprese, scoperte. Villeneuve è bravo a dirigere il tutto, fin dalla creazione iniziale delle premesse che portano all’inizio della vicenda.

A dargli una bella mano le interpretazioni davvero notevoli di Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal ma è tutto l’insieme che funziona.

Prisoners è teso, pacato, gelido, non ha alcuna fretta di arrivare al dunque e sfrutta tutto il tempo a disposizione riempiendo le due ore e mezza di proiezione con piccoli dettagli e seminando indizi fondamentali. Un vero thriller in cui lo spettatore è portato a fare ipotesi, a scavare, a cercare di capire.

E poi funzionano anche i personaggi, molto ben delineati, inquietanti alcuni (più di uno).

Senza dimenticare l’analisi del dramma delle due famiglie cui vengono rapite le figlie, le diverse reazioni dei componenti delle famiglie, tutti comprensibili e spiegabili, anche quelli più estremi.

Insomma… ci siamo eccome!




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