mercoledì 20 settembre 2017 - paolodegregorio

Primarie M5S: anche San Gennaro sta con Di Maio?

C’è un gran vociare, quasi tutto in malafede, che parla di designazione verticistica di Di Maio quale futuro Presidente del Consiglio e contemporaneamente capo del partito denominato Movimento 5 Stelle. 

Si omette di sottolineare che questa è una candidatura, e l’ultima parola l’avranno gli iscritti nella prossima votazione online, che avranno modo di palesare il loro eventuale dissenso non votando o convergendo verso uno degli altri sette candidati.

Una eventuale sconfessione sarebbe nei numeri e credo sarebbe presa in seria considerazione. Il can can mediatico su questa faccenda ha il chiarissimo scopo di cercare di omologare il Movimento ai vecchi partiti, che naturalmente hanno decisioni verticistiche o addirittura padronali per le quali non esistono critiche di democrazia interna, pur arrivando a sconcezze quali la compravendita di onorevoli un tanto al chilo.

La realtà è che destra e sinistra (si fa per dire poiché sono tutti partiti di centro, conservatori e di sottogoverno) sono terrorizzati dal fatto che esista una forza politica che pratica la democrazia diretta con autocandidature da sottoporre al voto degli iscritti (quindi senza potere alla segreteria), che rinuncia al finanziamento pubblico dei partiti, che rinuncia al vitalizio, che si è dimezzato lo stipendio per creare un fondo per aiutare le piccole imprese, che chiede la fine del finanziamento pubblico dell’editoria, che vuole la RAI servizio pubblico e non ufficio di collocamento per parenti dei politici, che è per la ineleggibilità dopo due legislature, e per un reddito di cittadinanza che tolga dalla disperazione milioni di cittadini poveri e disoccupati.

Il solo fatto che esista una forza organizzata in Parlamento che proponga questi temi destabilizza tutti e, a forza di definirci antipolitici e populisti (detto da ladri, corrotti, pregiudicati, piduisti, mafiosi), hanno fatto diventare questi termini un complimento, visto che essere contro la vecchia politica che ha spolpato l’Italia era un dovere civile, e riferirsi al popolo come denigrazione è una confessione di disprezzo.

Paolo De Gregorio

(Foto: Revo! Web/Flickr)




Lasciare un commento